BASILEA, L’IMMORTALE |

di - 15 Giugno 2015
Ne è passata di acqua sotto i ponti dalle prime edizioni di Art Basel, nata 46 anni fa e attualmente la più longeva delle fiere. Un primato che non hanno scalfito le due “Frieze” di Londra e New York, o le più nuove – e di gran qualità – FIAC parigina o Hong Kong Art Fair, che il gruppo di Basilea ha pensato bene di “raccogliere” sotto il proprio cappello un paio di anni fa, creando Art Basel HK per avere un bacino di mercato ai tre angoli del mondo, visto che non si deve dimenticare anche la presenza a Miami.
E così Art Basel non solo è rimasto il posto migliore per comprare arte, ma anche la piazza migliore per tastare il polso delle tendenze del mercato, della creazione contemporanea e, naturalmente, per incontrare artisti e opere.
In fiera le gallerie ospitate sono circa 200, e vengono da qualcosa come 33 Paesi del mondo: tutte insieme raccolgono i lavori di 4mila professionisti. I nomi? Direte che sono i soliti (italiani compresi), ma sono i leoni del contemporaneo nel mondo occidentale, e non solo: 303, Acquavella, Alfonso Artiaco, Marianne Boesky, Bortolami, Gavin Brown, Massimo De Carlo, Continua, Paula Cooper, Gagosian, Gladstone, Goodman, A arte Invernizzi, Casey Kaplan, Kaufmann Repetto, Lehman Maupin, Lisson, Franco Noero, Giò Marconi, Massimo Minini, Magazzino, Metro Pictures, Kamel Mennour, Matthew Marks, Pace, Almine Rech, Perrotin, Andrea Rosen, Tucci Russo, Rodeo, Raffaella Cortese, Galleria Tega, White Cube, Christian Stein. Sotto la rinnovata Hall-Messe di Herzog & De Meuron, sei sezioni in tutto: “Features”, che ospita progetti curatoriali; “Galleries”, area dedicata alle gallerie big; “Statements”, per gli artisti emergenti; “Film”, per i video; “Edition”, spazio per le giovani gallerie; “Magazines”, che ospita l’editoria e, ovviamente, la più celebre e mitica: “Unlimited”.
Quest’anno nel “fuori scala” più famoso del mondo, ancora una volta curato (per il quarto anno consecutivo) da Gianni Jetzer, si contenderanno i flash, i tag e le foto ricordo dei visitatori gli interventi, solo per citarne alcuni, di Ai Weiwei, Kader Attia, Olafur Eliasson, Pedro Reyes, Dan Flavin e anche degli italiani Gianni Colombo ed Emilio Vedova portati qui rispettivamente dalla A arte Invernizzi di Milano e dalla Galleria dello Scudo di Verona.
Ma come in ogni fiera che si rispetti c’è anche tutto quel variopinto humus di mostre che accompagnano i visitatori per la città, a partire da Marlene Dumas ospitata alla Fondazione Beyeler, l’istituzione per l’arte più celebre di Basilea, ma c’è anche Emanuel Hoffmann, con “Present Future” allo Schaulager; il coreano Anicka Yi alla Kunsthalle mentre al Museo Tinguely sicuramente da vedere la mostra di Haroon Mirza “hrm199 Ltd”, e la personale di Joseph Beuys al Museum für Gegenwartskunst.
Avete poco tempo e dovete stare tra i ranghi della fiera? Non c’è problema, perché come ogni edizione che si rispetti anche nella Messeplatz ci sarà un’altra opera ambientale (ma soprattutto pubblica) ad accompagnarvi. Quest’anno tocca a Rirkrit Tiravanija in collaborazione con gli architetti tedeschi Nikolaus Hirsch e Michel Müller e lo chef finlandese Antto Melasniemi a portare tutti al Sogniamo sotto lo stesso cielo, titolo italianizzato dell’intervento. Il progetto prolunga idealmente l’esperienza di Tiravanija con la comunità artistica autosufficiente creata vicino a Chiang Mai, in Thailandia, che si impegna con l’idea di utopia artistica, presentando un modello ecologico e sostenibile per il futuro.
Ma che sarà, all’atto pratico, l’intervento di Basilea? Un giardino di erbe con cucina, sala da pranzo in comune e luogo di incontro: i visitatori possono prendere parte alle attività proposte, prendersi un tè thai, il tutto facendo self-service o servendo gli altri ospiti, donando qualcosa o partecipando alla cottura o al lavaggio dei piatti: un lavoro che impiegherà solo energie alternative. Dulcis in fundo “Parcours”, il settore della fiera che invade la parte storica della città con sculture site-specific, interventi e performance. Le ventitre opere sono esposte intorno alla Münsterplatz e contano i nomi di Alexandra Bachzetsis, Davide Balula, Adriano Costa, Alicia Framis, Piero Golia, Tobias Kaspar, Alicja Kwade, Nate Lowman, Michaela Meise, Jonathan Monk, Vik Muniz, Ciprian Mureşan, Peter Regli, David Renggli, Ugo Rondinone, Yves Scherer, Lara Schnitger, Alyson Shotz, Daniel Silver, Philippe Thomas, Blair Thurman e Francisco Tropa.
Curato da Florence Derieux, “Parcours” oltre ai quattro giorni di evento quest’anno avrà anche una versione notturna: la sera del 20 giugno potrete scoprire gli interventi di Lara Schnitger e una serie di performance di Rosa Barba, Julien Bismuth e Erkka Nissinen, nonché un dj set di Mirza con la band Factory Floor. Insomma, benvenuti nell’ultima prova di resistenza degli art lovers globetrotter, prima dell’estate.

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