Che la creatività sia spesso frutto di uno sforzo collettivo è oggi un’affermazione tanto evidente da apparire ovvia. In un mondo dominato dalla contaminazione dei generi, affollato -nel bene e nel male- di stimoli audiovisivi e innervato dai mille canali dei mezzi di comunicazione, la produzione artistica diventa ogni giorno di più incentrata sull’interazione, la collaborazione e l’interdisciplinarietà. Una tendenza questa, che pur affondando le radici nelle esperienze di illustri precursori novecenteschi -basti pensare ai numerosi collettivi e team artistici nonché alla factory per antonomasia, quella guidata da Andy Warhol-, sembra assumere nella nostra epoca sempre maggior peso. Forte di questa consapevolezza, un network di strutture artistiche, scientifiche e educative basate a Rimini (Associazione Slego, Giardini Pensili, L’Arte dell’Ascolto, Scuola J. Bleger e Università di Bologna – polo di Rimini) ha dato vita al progetto Velvet Factory: un laboratorio di creazione e un luogo di residenze per artisti che sta per aprire i battenti in un grande spazio sulle colline di Rimini. L’ambizioso progetto, curato da Roberto Paci Dalò, Thomas Balsamini e Lucia Chiavari, si avvale anche della collaborazione di Mario Lupano, Leonardo Montecchi e Pier Luigi Sacco. Le produzioni realizzate all’interno della struttura saranno sotto il segno costante della multidisciplinarietà: dal suono al cinema (con un’attenzione particolare per cinema documentario, animazione e live cinema), passando per performing arts (danza, musica, teatro), arti visive, grafica, architettura, parola, radio, filosofia. Vera e propria cittadella della creatività, Velvet Factory sarà allo stesso tempo un luogo di formazione e di produzione, ispirandosi ad esperienze consolidate come l’Ars Electronica Future Center di Linz, ma anche recenti come il nuovissimo Radial System di Berlino.
Il nuovo laboratorio delle arti time based -così i fondatori definiscono le opere capaci di manipolare la dimensione temporale- la cui inaugurazione è prevista per il 23 settembre, trova la sua sede e il suo seme generatore negli spazi del Velvet, storico club riminese, fondendo le ricerche artistiche più attuali con la vitalità della club culture. “C’è stato un lavoro di forte riconfigurazione di tutti gli spazi. La Factory usa tutti gli spazi del Velvet, distribuiti su tre piani. Da un lato sono stati ridisegnati gli spazi canonici del club, ma sono stati fatti lavori di recupero di spazi praticamente mai usati. Per una superficie complessiva di circa 2500 mq”, spiega Roberto Paci Dalò, artista, compositore e direttore della compagnia Giardini Pensili, promotore del progetto Velvet Factory. “Il secondo piano è diventato LAB, l’area laboratori (audio/video), con uffici e stanze per gli ospiti. Al primo piano invece è stato creato VERTIGO, un caffè di 250 mq dotato di ottime tecnologie (videoproiezione e impianto suono di qualità, regia video, free wi-fi). Realizzata ex-novo l’area DANS, un luogo dedicato in particolare al lavoro di danzatori e coreografi proteso sul lago che fa parte della Factory.”
Altrettanto importante, e sottolineato con forza, l’innesto profondo del progetto sul territorio ospitante, grazie ad una continua investigazione sulla città e i suoi spazi, progettando per “Rimini Ovest” un possibile distretto culturale. “C’è molta attenzione da parte delle istituzioni”, ci rivela Paci Dalò, “Provincia e Comune di Rimini hanno patrocinato il progetto e ora stiamo studiando i percorsoi comuni per lavorare sul nuovo Distretto”.
La città romagnola esprime così la volontà di non essere più soltanto regina del divertimento notturno, ma si apre alla fecondità dell’esperienza culturale a 360 gradi. Come spiega Pier Luigi Sacco, consulente del progetto, “oggi una grande capitale del divertimento che non riesce anche a divenire una grande capitale culturale mette a rischio la sua sostenibilità sociale. Ci sono ragioni che portano a ritenere che la cultura possa giocare un ruolo cruciale nello sviluppo futuro della città: la presenza nell’area vasta di istituzioni culturali di buon livello; la vivacità della scena culturale; il grande flusso di interscambio con altri territori europei; la presenza di un sistema produttivo ricco e articolato”.
Un altro aspetto interessante riguarda le aperture verso la Rete. Il lavoro creativo si svolgerà infatti parallelamente nello spazio fisico dei laboratori e su Internet, stimolando la creazione di opere innovative anche attraverso il web, sfruttando le possibilità della collaborazione a distanza, nella filosofia dello sharing (una stazione ricetrasmittente produrrà radio, streaming e progetti collaborativi che intrecciano più media e più luoghi del mondo). Agli artisti ospiti si chiederà di produrre materiali audiovisivi inediti che verranno rilasciati sotto una licenza Creative Commons e potranno essere scaricati gratuitamente dal sito web della factory per poter essere distribuiti, mixati, ri-elaborati.
valentina tanni
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