Gli Uffizi sempre più sul pezzo e, dopo aver sdoganato Tik Tok – con risultati alterni ma poi c’è qualcuno che sa già usare veramente questo nuovo social? –, questa volta si parla dell’attualità più urgente. Dal 4 luglio, infatti, in diretta proprio su Tik Tok ma anche sul più tradizionale Facebook, partirà “Black Presence”, nuovo progetto che mette al centro, anzi, in discussione, le collezioni delle Gallerie degli Uffizi, per raccontare di quel consistente nucleo di opere nelle quali il ruolo principale è interpretato da personaggi neri, che siano episodi storici, biblici o mitologici.
«Gli Uffizi non sono una turris eburnea dell’arte e anzi nelle loro collezioni comprendono i grandi temi della contemporaneità : attraverso l’arte il museo può raccontare la grande storia del passato e fa vivere le opere nel presente. I capolavori infatti parlano una lingua universale che aiuta non solo a comprendere meglio il loro tempo, ma anche il futuro che intendiamo costruire», ha commentato il direttore Eike Schmidt.
In effetti, è ormai venuto il momento di mettere in discussione o meglio, di conoscere con precisione, anche il modo in cui, nel corso dei secoli, sono state assemblate le collezioni dei musei occidentali. Oltre alla Venere di Botticelli, alla Medusa di Caravaggio, al Tondo Doni di Michelangelo e alle altre icone della cultura europea, ci sono anche diversi capolavori che testimoniano di come l’arte, nella sua travagliata e splendente storia, abbia sempre ricercato nuovi modelli a cui ispirarsi, proponendo canoni alternativi.
Ci sono i ritratti dei re dell’Abissinia e dell’Etiopia realizzati nel Cinquecento da Cristofano dell’Altissimo su commissione di Cosimo I de’ Medici, per una serie di dipinti dedicati a uomini illustri del tempo. In tema di episodi biblici, da citare l’Adorazione dei Magi di Albrecht Dürer, dove uno dei tre re ha tratti inequivocabilmente africani. Nell’episodio mitologico con Perseo che libera Andromeda, definito da Giorgio Vasari il migliore dipinto di Piero di Cosimo, compare, in primo piano, una musicista dalla pelle nera e con i capelli ricci. Troviamo poi il trio di popolani immortalato dal fiammingo Justus Suttermans nella Madonna Domenica delle Cascine, la Cecca di Pratolino e Pietro Moro.
Nell’ambito di “Black Presence”, dunque, verranno illustrate e contestualizzate nove opere delle Gallerie degli Uffizi che testimoniano il rapporto tra Europa e Africa, nel bene e nel male, offrendo spunti di riflessione nel dibattito sui temi razziali che anima la cronaca e la discussione politica attuale.
Il 4 luglio, infatti, ricadono le commemorazioni per la Dichiarazione di Indipendenza, una delle manifestazioni più sentite negli Stati Uniti d’America, per ricordare il famoso congresso del 4 luglio 1776, quando Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Robert R. Livingston e Roger Sherman presentarono il famoso testo con il quale si ratificava l’indipendenza dalle 13 Colonie dall’Impero britannico. Questa volta i festeggiamenti dovrebbero svolgersi in sordina, almeno ufficialmente, causa Covid-19 ancora dilagante. Ma sull’ondata delle proteste delle ultime settimane potrebbe anche succedere qualcosa di diverso.
E così, in questo giorno segnante per la storia occidentale, gli Uffizi presenteranno il progetto un doppio evento live sui social: su Tik Tok, dalle 20, una passeggiata tra le opere con Justin Randolph Thompson, direttore e cofondatore del Black History Month Florence, festival dedicato alla cultura nera organizzato annualmente a Firenze. A seguire, su Facebook, dalle 21, sempre in diretta dalla Galleria delle Statue e delle Pitture, il polistrumentista del Burkina Faso Gabin Dabirè si esibirà in un concerto con strumenti tradizionali africani davanti al Perseo che libera Andromeda di Piero di Cosimo.
A completare “Black Presence”, una serie di otto video pubblicati ogni sabato su Facebook, in cui Thompson illustrerà nel dettaglio ciascun dipinto. E se volete saperne di più su Black Lives Matter e sulle sue influenze sull’arte, potete dare un’occhiata qui.
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