Da luglio 2020 è partito il format che comprova la dedizione della Fondazione Cariverona nel sostenere la cultura e nel creare percorsi di valorizzazione dell’arte contemporanea:
C-Art-Off-Line – titolo in assonanza con l’inglese “see art off line” e che reinterpreta il termine “cartoline” – Così da far diventare il semplice invio di una cartolina un veicolo con diverse potenzialità espressive e di diffusione dell’arte, in un periodo in cui la virtualità ha preso il sopravvento sulla realtà odierna.
Gli artisti partecipanti al progetto – Elia Cantori, Luca Francesconi, Tiziano Martini, Arcangelo Sassolino e Luca Trevisani – sono stati selezionati nelle province di Ancona, Belluno, Mantova, Verona e Vicenza dalla Fondazione Cariverona con la collaborazione di Mirko Rizzi e, ciascuno di loro, ha condensato le propria opera in un’immagine da tradurre in formato cartolina.
Abbiamo raggiunto il curatore Mirko Rizzi per farci raccontare di più sul progetto.
Luca Trevisani, Tiziano Martini, Elia Cantori, Arcangelo Sassolino e Luca Francesconi sono gli artisti coinvolti in C-Art-Off-Line. Secondo quali criteri sono stati scelti?
«La Fondazione Cariverona opera nelle provincie di Ancona, Belluno, Mantova, Verona e Vicenza. Questo è stato il punto di partenza che ha determinato il raggio d’azione della selezione, mentre per quanto riguarda le specifiche scelte artistiche sono stati considerati alcuni tra i migliori rappresentanti della scena contemporanea. Alcuni di loro sono più giovani, altri hanno già esperienze importanti e sono più maturi, credo quindi possano dare una lettura trasversale e significativa, per quanto possibile, di alcune delle forme di linguaggio più evolute del contemporaneo in Italia».
In che modo gli artisti hanno interpretato il formato e il concept di C-Art-Off-Line?
«Gli artisti hanno liberamente scelto quale immagine proporre a seguito di un dialogo molto semplice, privo di parametri restrittivi. Il risultato è un’espressione spontanea e sincera che rappresenta la loro ricerca, così come in modo spontaneo non è stata rappresentata “solo” l’opera, ma gli artisti hanno comunicato attraverso l’immagine di un contesto, un momento, una situazione, dando forma ad un racconto personale che andava oltre il lavoro rappresentato».
Come mai la cartolina è stata scelta come nuovo approccio nel “fare cultura” della Fondazione?
«Sono stato chiamato a fare una proposta e sinceramente la situazione attuale “over-online” richiede, almeno dal mio punto di vista, di trovare modalità più tangibili, vere ed emotivamente diverse dai contenuti digitali, ma comunque possibili e realizzabili.
Questo supporto nasce con un obiettivo di divulgazione dell’arte e della cultura, lo fa in modo semplice e gentile, anche rispetto al contesto, quindi trovo sia uno strumento perfetto».
Qual è il suo valore specifico come oggetto da spedire / ricevere in un periodo di progetti online?
«Si tratta di un gesto fisico, attivatore di una partecipazione a distanza forte e piena, in grado di esprimere vicinanza. Evoca delle immagini oltre che produrle, ma richiede un minimo d’impegno, di azione. Rimanda a qualcosa di naturale, istintivo, ed arcaico».
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