CAREOF + VIAFARINI = D.O.C.V.A.

di - 28 Marzo 2008
Le scelte di CareOf e ViaFarini hanno lo scopo giornaliero di creare occasioni professionali e d’incontro per agevolare il rapporto col pubblico. I giovani artisti devono poter avere spazio, visibilità e dare durata alle loro produzioni, se convinti, ovviamente, della funzione critica dell’arte. D’altro lato, la scelta di gestire degli spazi per l’arte contemporanea significa anche dover pensare di formare e informare il pubblico sugli sviluppi e le ricerche delle tendenze e delle novità in materia, fornendo persino a una nicchia di specializzati le informazioni più dettagliate sulle ultime ricerche prodotte.
Last but not least, lavorare con un archivio come il loro -oltre 15mila volumi nella biblioteca, 4.500 video-documentazioni di opere e 2.600 voci nell’archivio degli artisti- vuol dire avere la responsabilità di dover mettere a disposizione di qualsiasi fruitore le opere che gli artisti producono e progettano.
Per capire come entrambe le associazioni si inseriranno nella Fabbrica del Vapore e la novità che sta per cambiare la storia di CareOf e ViaFarini sono stati riuniti allo stesso tavolo i quattro rappresentanti dei due spazi: rispettivamente, i due direttori artistici Patrizia Brusarosco (ViaFarini) e Mario Gorni (CareOf) e i curatori facenti parte del comitato scientifico, Milovan Farronato (ViaFarini) e Chiara Agnello (CareOf). Con loro è venuto l’obbligo di sfatare un po’ di miti e testimoniare, si spera, la nascita di una leggenda alternativa, il Docva, il nuovo Centro di Documentazione che avrà sede in seicento metri quadri stanziati nel complesso della Fabbrica del Vapore a Milano. Dal 4 aprile, i nuovi spazi comuni alle due associazioni inaugureranno con una personale di Liliana Moro dal titolo vagamente carico di citazioni apocalittico-coppoliane, This is the end.

Come condividerete i nuovi spazi del Docva?

Milovan Farronato Le attività espositive di CareOf e ViaFarini condividono aspetti di promozione e comunicazione. Saremo affiancati ma avremo due impronte distinte nell’approccio all’arte. Siamo due associazioni fondamentalmente diverse. Noi, per esempio, dialoghiamo maggiormente con l’estero e con realtà e istituzioni internazionali. Quando la nuova sede di ViaFarini sarà spostata alla Fabbrica del Vapore, gli spazi attuali non verranno abbandonati, ma saranno parte di un residence program per studenti stranieri (il V.I.R. – ViaFarini International Residence). Comunque, grazie a questa vicinanza, oltre ad agevolare i punti di consultazione dei nostri archivi e quindi avere maggiore materiale informativo a disposizione, avremo anche un confronto maggiore. Per comodità d’accesso, ad esempio, alcune mostre saranno condivise, sincrone oppure asincrone. Cercheremo di coordinarci per ottenere maggiore visibilità e raccogliere maggior afflusso di pubblico. Promuoveremo, questo è certo, strategie che riescano a mettere insieme le nostre attività, così il materiale d’archivio sarà più unitario, più semplice da consultare e riuscirà ad accogliere un bacino d’utenza più ampio.

Come sarà strutturato il nuovo spazio?
Mario Gorni Il nuovo Centro di Documentazione, il Dcova, sarà all’interno della Fabbrica del Vapore. Sarà uno spazio su due piani, per una metratura complessiva di 600 mq, la biblioteca conterrà 15.000 volumi riuniti in un solo luogo, ci saranno archiviati 4.500 video, dei quali 500 di artisti e 4000 riprese di eventi. Destineremo un’area per ricavarne una sala riunioni e una sala dedicata al montaggio. Diventerà importante per lo spazio che andremo a occupare anche l’attività didattica, ci saranno dei programmi per le scuole in visita ben precisi e assumeremo il personale specializzato per farlo. Per quanto riguarda la sede espositiva, dovrà aspettarsi gruppi di adolescenti o di ragazzi delle medie. Ci vuole perciò personale competente che li assista, anche in base alla possibilità economica dello spazio circostante. Dunque, non si faranno solo delle mostre, se ne potranno produrre alcune con un taglio differente, sia personali che collettive. Ma la mission è e rimane quella di presentare al pubblico giovani artisti, anche stranieri, per visualizzare i processi artistici significativi di confronto.

Parliamo degli artisti…

Chiara Agnello L’importante, per gli artisti che riteniamo degni del nostro archivio, è che loro sappiano dove e come si stanno confrontando. Come diceva Milovan, l’impatto con un luogo fisico è enorme, e a volte mette in moto oppure inibisce le idee. Il nostro spazio lo si darà a disposizione di modo che si possa ragionare fisicamente sulle metrature. Senza un confronto non si può portare un proprio lavoro a un certo livello d’autonomia. Ogni opera va resa indipendente, originale e forte rispetto al contesto in cui si trova o dal quale è nata. Fuori dalla collettiva, un artista deve sapere esprimere i propri contenuti e argomentare il proprio lavoro anche con un pubblico che può includere il gallerista o il collezionista o, perché no, il possibile sponsor. Solo in questo modo gli artisti possono mettersi alla prova, verificarsi di volta in volta. Questo è ciò che diventerà il Docva, uno spazio di formazione professionale per artisti. Dunque l’obiettivo, che poi è quel che ci si aspetta, sono maggiori incontri e laboratori con artisti e workshop.

I vostri pubblici di riferimento?
Mario Gorni Ogni mostra ha il proprio pubblico, una piccola folla imprevedibile fatta di affezionati. Per l’artista giovane, ad esempio, il suo pubblico sarà giovane. Mentre CareOf non si rapporta con il mondo dei collezionisti, a ViaFarini risulta utile la promozione dell’artista che potrebbe rapportarsi con più collezionisti. Loro passano i contatti delle gallerie e gestiscono il contatto, non sempre si ha a che fare con i privati. Il loro, come il nostro, è un servizio pubblico, è richiesta la massima trasparenza, i famosi “finanziamenti di continuità” ormai non esistono più, bisogna lavorare a progetto. L’ente pubblico garantisce solo il 50% dei costi, per un massimo di 30mila euro di sovvenzioni bisogna presentare loro un budget di attività che riporti quasi 60mila euro di spese. Per noi di CareOf, la politica di lavoro col privato ha contrappesi restrittivi: dipendere dallo sponsor a volte è un vantaggio e a volte è uno svantaggio. Bisogna trovare un’impresa lungimirante che capisce il valore delle cose e delle nostre attività. Non sempre il ritorno d’immagine è così diretto per chi si offre di appoggiarci. Adesso il Docva avrà la Fondazione Cariplo che permetterà di fare domanda per finanziamenti posteriori. In base a questi, con un progetto ben formulato, si stabiliranno nuovi parametri, nuovi incontri, un certo numero di riunioni e quelli che noi chiamiamo workshop con curatori ed esperti di comunicazione.

Come si inserirà il Docva all’interno della Fabbrica del Vapore?
Patrizia Brusarosco Si cercherà di produrre un’unione per avere una nuova utenza e amplificarla. Bisogna vedere questo spazio industriale come si relazionerà con le due identità di ViaFarini e di CareOf, come cambieranno e quali saranno gli obiettivi di entrambi in merito al nuovo terreno comune del Docva. Bisognerà stare a vedere, in corso d’opera, quali saranno le vicinanze e le divergenze, e se è vero che il nuovo Centro di Documentazione potrebbe diventare il motore sperimentale di rilancio di un organismo come il Progetto della Fabbrica, che va concretizzandosi ma con lentezza estrema. Siamo ancora impigliati nei tempi della politica, degli apparati burocratici e delle liste di chi fa domanda e aspetta di occupare gli spazi, a proprie spese. Quello che vorremmo è arrivare al completamento di un complesso che divenga il centro di una serie di servizi per la città di Milano, per eguagliare, almeno, i modelli simili di livello europeo.

a cura di ginevra bria


dal 4 aprile 2008
DOCVA – Documentation Center for Visual Arts
Via Procaccini, 4 – 20154 Milano
Info: tel. +39 023315800; info@docva.org; www.docva.org

[exibart]

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