20 novembre 2024

CIFRA e LOOP, insieme, in Spagna, per celebrare gli artisti che stanno espandendo la frontiera digitale

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Anche quest’anno, dopo le due precedenti edizioni, CIFRA presenta a Loop Art Fair il suo Premio, e nella serata del 23 novembre, a Casa Asia, offre la proiezione di un’importante selezione di narrazioni di immagini in movimento che creano un ponte tra culture e prospettive, favorendo connessioni tra paesaggi diversi

Amie Barouh, Ringo (2020)

CIFRA, piattaforma lanciata nel 2023, riunisce oltre 400 artisti – provenienti da oltre 70 Paesi, dall’Italia al Cile, dalla Nuova Zelanda all’Oman, dalla Francia al Canada e molti altri – che sostiene ogni giorno con un’importante attività di esposizione, commissione e promozione. Come Loop, che si è sempre dedicata allo studio e alla promozione dell’immagine in movimento, anche CIFRA, fin dai suoi esordi, ha voluto e saputo mettere in luce artisti lungimiranti in tutto il mondo, celebrando la media art in tutti i generi e in tutte le regioni anche attraverso il suo premio, che torna a Loop Art Fair per la terza volta, dopo le premiazioni di Fredj Moussa con Solar Noon, nel 2022 e Louis-Cyprien Rials con Babel nel 2023. Chi sarà il nuovo vincitore, a cui verranno assegnati 3.000 euro per sostenere i prossimi progetti? Il responso è nelle mani dei tre membri della giuria: Olga Shishko, curatrice di CIFRA; Carlos Duran, co-direttore di Loop; e Neus Miró, curatore e critico d’arte. 

CIFRA Prize, Loop Barcelona, 2023 – i vincitori

Rinnovando l’impegno a celebrare la new media art e gli artisti che stanno espandendo la frontiera digitale, durante questa edizione di Loop Art Fair, CIFRA ha in programma, per la serata del 23 novembre, a Casa Asia, e con la curatela di Olga Shishko, curatrice di CIFRA; Menene Gras, direttore della cultura e delle mostre di Casa Asia; e Anastasia Stravinsky, direttore artistico di CIFRA, un’interessante proiezione di opere digitali di importanti artisti asiatici che esplorano nuovi orizzonti attraverso narrazioni di immagini in movimento che creano un ponte tra culture e prospettive, favorendo connessioni tra paesaggi diversi. 

Chen Zhou, The Story of Nanka Gulu and Iron Hawk (2021)

Il programma, con inizio alle ore 20.00, prevede le proiezioni di A Palm, a Fountain, an Umbrella (2024) di Sharon Cheuk Wun Lee; Ebony Dreams (2019) di Eri Saito; Ringo (2020) di Amie Barouh; Lerne Deutsch in Meiner Küche (2020) di Popo Fan; Joseph’s Midnight Party (2024) di Axl Le; The Story of Nanka Gulu and Iron Hawk (2021) di Chen Zhou; Mother Water Gulbib Balkhash (2024) di Almagul Menlibayeva; e Curse of Staged Atavism (2024) di Shuree Sarantuya – che Menene Gras Balaguer, Alessandra Bergamaschi e Zairong Xiang hanno premiato, insieme a Cheng Xinhao con To the Ocean (2019) e Alexander Glandien con The Institute (2020) in occasione del CIFRA AWARD all’Art Night di Venezia. 

Shuree Sarantuya, Curse of Staged Atavism (2024)

Mentre A Palm, a Fountain, an Umbrella di Sharon Cheuk Wun Lee naviga tra i segni mutevoli del cambiamento socio-politico, dell’identità bilingue e dei margini costieri; Ebony Dreams di Eri Saito cattura i nostri corpi in movimento inconscio, quasi come se fossero sonnambuli, con gesti visti come inspiegabili dagli altri; Ringo (2020) di Amie Barouh è invece un viaggio surreale nei ricordi d’infanzia e nel nostro bambino interiore in un contesto moderno. Lerne Deutsch in Meiner Küche (2020) di Popo Fan è un video rinfrescante e sarcastico, che offre un’assurda lezione di cucina e di lingua fai-da-te con una svolta inaspettata; Joseph’s Midnight Party (2024) di Axl Le invece debutta a LOOP svelando al pubblico una nuova visione intrigante. The Story of Nanka Gulu and Iron Hawk di Chen Zhou introduce l’antica saggezza attraverso la voce di un drone intelligente in fuga, Almagul Menlibayeva invece, in Mother Water Gulbib Balkhash, sconvolge la geografia, trasportandoci in nuovi mondi inesplorati. Infine, Curse of Staged Atavism (2024) di Shuree Sarantuya conclude il programma con una potente esplorazione delle forme in evoluzione dell’arte.

Eri Saito, Ebony Dreams (2019)

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