Mai come in questa decima edizione della Biennale Internazionale di Architettura, curata da Richard Burdett, i temi affrontati riguardano un pubblico molto vasto. Non si tratterà infatti della solita passerella di edifici firmati dai più noti architetti di tutto il mondo. O meglio, le architetture in mostra ci saranno, ma la loro esposizione andrà oltre le qualità formali, per toccare un tema molto più concreto e scottante: la relazione tra l’architettura e la società. Come stanno crescendo le nostre città? Come si stanno trasformando? E noi, dentro queste città, come viviamo? Quali sono i nostri spostamenti, quali i flussi privilegiati? Come adoperiamo gli spazi? Insomma, la questione è complessa ed urgente. Si tratterà di comprendere se l’architetto sia ancora in grado di rivestire un ruolo sociale; di studiare le dinamiche di crescita urbana e di capire se siano legate a fattori commerciali oppure ai nostri veri bisogni.
Andare a Venezia sarà come guardarsi allo specchio, puntando lo zoom sul nostro modo di vivere (comprese le strategie di sopravvivenza) e di relazionarci con lo spazio urbano, passando allo scanner i differenti processi di espansione che oggi interessano le più note metropoli di tutto il mondo: da New York a Shanghai, da Tokyo a Città del Messico. E in Europa, da Londra fino a Milano. Guarderemo alle città come organismi con un proprio DNA. La sfida, dichiarata, è quella di presentare il codice genetico dell’urbano nel XXI secolo, rimasto a lungo sotto silenzio, come se fosse materiale proibito perché troppo più grande di noi. Eppure le trasformazioni dell’ambiente costruito sono opera degli uomini. O forse questa esposizione dimostrerà il contrario?
Di sicuro visitare questa Biennale sarà più impegnativo del solito. Ci saranno dati, grafici e moltissimi filmati.
Per vedere in diretta il brulichio dei corpi e delle lamiere, degli spazi vuoti e abbandonati, di quelli recuperati, della gara verso l’alto (come nel caso di Londra che viene etichettata dalla formula: London is going up, not out…).
Tutto si svolge attorno a tre principali eventi: la mostra vera e propria, che si snoda lungo i 300 metri delle Corderie dell’Arsenale; il supporto teorico di 13 istituti di ricerca internazionali nel Padiglione Italia ai Giardini, e la seconda edizione del progetto Sensi Contemporanei con le due sezioni Città di Pietra e Città Porto.
Le Corderie, con l’allestimento di Aldo Cibic e Luigi Marchetti, saranno il luogo deputato per l’analisi di 16 zone metropolitane del pianeta, dove sono la densità costruita e quella demografica a far da padrone: Barcellona, Berlino, Il Cairo, Caracas, Città del Messico, Istanbul, Johannesburg, Londra, Los Angeles, Milano-Torino, Mumbai, New York, Bogotà, San Paolo, Shanghai e Tokyo. Attraverso video, fotografie e grafici verranno analizzate sia la crescita urbana che le architetture di nuova realizzazione.
Il Padiglione Italia, ai Giardini, sarà destinato all’esposizione di progetti e idee sulla città provenienti da istituti di ricerca internazionali tra cui il Berlage Institute di Rotterdam, lo studio di Rem Koolhaas (OMA/AMO), l’Istituto di studi sulla Città Contemporanea di Basilea (ETH), l’Architectural Foundation e il Royal College of Art di Londra. Obiettivo: rendere esplicite le dinamiche di trasformazione delle metropoli a partire da fattori non esclusivamente urbani, includendo –appunto– anche i processi economici e sociali.
L’Italia occuperà un posto di primo piano grazie alle due mostre collaterali alle Artiglierie: Città di Pietra, a cura di Claudio d’Amato Guerrieri, e Città-Porto, a cura di Rinio Bruttomesso. La prima è finalizzata a mettere in risalto la possibilità di rendere attuale l’uso di un materiale come la pietra che trova nel nostro paese una collocazione di privilegio.
L’altra (che avrà luogo a Palermo dal 15 ottobre 2006 al 14 gennaio 2007) è una rassegna di 15 casi di città portuali di diversi continenti che introducono elementi di novità nel rapporto tra luogo e ambiente marino. Da Oslo a Helsinki, da San Francisco fino a Genova e Venezia. Sempre restando in Italia, il nuovo Padiglione italiano alle Tese delle Vergini all’Arsenale (da non confondere con quello ai Giardini), curato da Franco Purini, risalta con la mostra Italia-y-2026. Invito a Vema (Vema sta per Verona e Mantova, come si fa per Mi-To), individuando una nuova zona di sviluppo urbano nel nostro paese con caratteristiche simili ad altre metropoli del mondo.
Tra le partecipazioni internazionali, particolare attesa per Singapore, (all’Istituto Provinciale per l’Infanzia Santa Maria della Pietà), con la mostra Singapore Built and Unbuilt, che vede come consulente Toyo Ito, una tra le più importanti figure dell’attuale panorama architettonico. Si segnalano inoltre il Padiglione Svizzero, con la presenza di Bernard Tschumi e l’Olanda con una mostra colta: Vedere è conoscere: la prospettiva olandese (curatori: Aaron Betsky e Martien de Vletter), una selezione dei più straordinari disegni di due secoli di storia dell’architettura olandese, che mette in luce come l’architettura possa rappresentare la città come un luogo da vivere, capire e forse addirittura dominare. In particolare, i disegni in prospettiva rappresentano uno strumento per disporre di una visione globale della metropoli, mostrando allo stesso tempo la bellezza e la potenza del progetto. E, ancora, il Giappone, con Surrealist Architecture and the City’s Unconscious; la Gran Bretagna con Echo City, curata da Jeremy Till; la Francia con Métavilla, che prevede anche la presenta dell’artista Daniel Buren e l’Austria con Città=Forma Spazio Rete (commissario Wolf D. Prix), dove i tre concetti esprimerebbero le tre idee che hanno formato la nostra concezione dell’organizzazione della città sin dal primo modernismo. Infine, nello spazio Esedra dei Giardini, la mostra Lisboscopio, curata da Claudia Taborda, dove gli architetti Amâncio (Pancho) Guedes e Ricardo Jacinto hanno progettato una struttura in cui si può sperimentare la sensazione di vivere nello spazio della città.
Come sempre la mostra è occasione di riflessioni, dibattiti e mostre collaterali sul tema prescelto. Tra i convegni si segnala quello curato da Guido Martinotti (6 settembre, Teatro alle Tese, con partecipazione a invito), Dar Forma alla città futura, un’introduzione al tema di operatori autorevoli come i sindaci di Barcellona, Caracas, San Paolo, Londra, Tokyo, Bogotà e Torino, accompagnata dalle riflessioni teoriche di figure del calibro di Richard Sennet.
Particolarmente interessante anche Mobilità sostenibile nelle meta-città (8-9 novembre 2006, Hotel Monaco & Grand Canal), un workshop per fare il punto su sistemi di flusso, trasporti, inquinamento e congestione della città.
L’incontro Ingegneri e architetti nel progetto della città futura, curato da Leonardo Fiori, prevede anche una tavola rotonda coordinata dal noto critico d’arte Philippe Daverio (Teatro Piccolo Arsenale, 20 ottobre), mentre La bella città? Vivere la trasformazione (Isola di San Servolo, 10 settembre) è frutto della collaborazione con lo IUAV di Venezia. Saranno presenti, tra gli altri, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, il preside della Facoltà di Design e Arti, Marco de Michelis, lo stesso Richard Burdett, Pio Baldi, Bernardo Secchi, Stefano Boeri, il designer Denis Santachiara e il fotografo Gabriele Basilico.
Tra le mostra a latere spiccano Dalla Favela alla città Parametrica, curata da Giulia Foscari, che fa riferimento alla favelas come una vera e propria profezia del mondo contemporaneo, tanto da individuare nuove strategie urbane per il presente (7 settembre/29 ottobre, Ikona); e VICE VERSA: displacing Acts, Lives & Thresholds of a Hyper City, che pone l’attenzione sulle ultima novità architettoniche in Cina, direttamente da Hong Kong.
L’inaugurazione ufficiale della 10. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia è prevista per il 10 settembre ai Giardini. La manifestazione si aprirà con la consegna del Leone d’Oro alla carriera a Richard Rogers. L’architetto, nato a Firenze nel 1933, negli ultimi anni si è particolarmente dedicato alle tematiche dell’ambiente urbano e della sua sostenibilità. Nel 1998 è stato incaricato dal Governo Britannico di presiedere l’Urban Task Force, e nel 1999 il suo gruppo di lavoro ha pubblicato la relazione Towards an Urban Renaissance, contenente proposte per la rigenerazione urbana nel Regno Unito.
Tra i partner che affiancano questa edizione della Biennale ci sono illycaffè e Targetti. Quest’ultima, in particolare, è presente con il progetto di un Info Light Box, disegnato da Pino Brugellis. Una struttura cubica di metri 4x4x4 dove ogni parte è illuminata da 80.000 LED, come supporto luminoso per visitare la mostra.
patrizia mello
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…