-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Connexxion, a Savona un progetto diffuso tra arte, memoria e identità
Progetti e iniziative
Memoria, socialità e quotidiano. Il successo di un progetto che pone l’arte contemporanea a contatto diretto con il territorio dipende sempre dal coinvolgimento di questi tre fattori. Lo dimostra nella pratica il lavoro di Livia Savorelli, curatrice del progetto CONNEXXION, Festival Diffuso di Arte Contemporanea di Savona che quest’anno, alla sua seconda edizione sottotitolata …per essere liberi. Tra identità e memoria, conferma il successo del lavoro svolto in precedenza.
Lo testimoniano le “connessioni” ufficiali, quelle che porta il progetto in dialogo diretto con il Comune di Savona, la Regione Liguria e la Fondazione Agostino De Mari, e poi ancora con ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Comitato Provinciale di Savona, ANED – Associazione Nazionale degli Ex Deportati nei campi nazisti Sezione Savona-Imperia, ISREC Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona, Museo Casa Natale di Sandro Pertini di Stella San Giovanni (SV), Società Savonese di Storia Patria, Istituto Internazionale di Studi Liguri e con il Museo della Ceramica.
Le mostre in città
Tanti i punti di tangenza con il territorio locale anche per il programma 2023-2024, a partire dal cuore pulsante di tutto il progetto che si trova nella Fortezza del Priamar, nei due musei della città di Savona: il Civico Museo Archeologico e il Museo Sandro Pertini e Renata Cuneo. In entrambi gli allestimenti la regola è quella di sussurrare in punta di piedi nuove visioni, in un dialogo continuo e mai predominante con le opere presenti nelle collezioni permanenti.
Il primo ospita la mostra Frammenti. Atti di conservazione per un futuro di libertà, co-curata con Matteo Galbiati. I due curatori innestano un dialogo con le tracce più antiche della struttura. Il visitatore è libero nella scoperta delle opere, che con accompagnano l’allestimento del Civico Museo Archeologico senza imporsi.
Le sculture di Attilio Tono sono incipit e conclusione del percorso espositivo: l’autore mescola materiali insoliti (quali vino, soluzioni di cloruro di sodio, aniline) al gesso e al legno “dando corpo” a una scultura in diretta connessione con il luogo che la ospita. Con Effimera, Alberto Gianfreda usa il frammento in ceramica quale metafora di rottura, in un dialogo aperto con i reperti conservati nel museo. Roberto Ghezzi, presenta le serie delle Naturografie e il progetto The Greenland project, proponendo una riflessione sull’azione diretta della natura nel suo lavoro, che apporta un senso di incontrollabilità del risultato finale. Laura Pugno riporta l’attenzione sulla nostra precarietà rapportata alla crisi climatica e alla inesorabile scomparsa della neve. L’opera Radice di Ivano Troisi è un confronto tra passato e presente: tra ciò che è già radicato e consolidato e l’elemento in attesa di un nuovo sviluppo.
Al Museo Sandro Pertini e Renata Cuneo, la mostra Dialoghi intorno alla libertà, a cura di Livia Savorelli, si focalizza sull’eredità materiale e del pensiero di Pertini, entrando nel vivo del concetto di libertà. Il percorso espositivo si apre con The Banality of Evil in 69 gestures di Elena Bellantoni, un’opera di video-fotografia in cui l’artista reinterpreta con il suo corpo i ritratti di Hitler scattati da Heinrich Hoffmann nel 1927. In questa gestualità esasperata, si esprime appieno il senso del potere e della violenza del dittatore tedesco.
Davide Dormino torna sulla gestualità, in Per uno sguardo libero, opera in bronzo a grandezza naturale installata sulla Piazza di Maranola: un indice e un pollice stringono un piccolo seme indicando la rotta verso Ventotene, luogo di confino per il giovane Sandro Pertini – e non solo – e del celebre manifesto antifascista siglato da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.
Anche Rocco Dubbini cita l’eredità di Pertini in Chiosa, soffermandosi sugli episodi più oscuri accaduti durante il mandato dell’ex Presidente, dalla Strage di Ustica alla loggia Massonica P2. Armida Gandini, in Sotto mentite spoglie, raccoglie la testimonianza delle donne partigiane savonesi, intrecciando le loro storie attraverso i loro volti e corpi in un’installazione fotografica di grande delicatezza. Infine, Gianni Moretti in Cinquemilanovecentosedici minuti per Orlando, dedicato al partigiano ucciso nel 1944 alle Fosse Ardeatine, di cui l’artista trascrive su lastre d’ottone i biglietti e le lettere che conservava nelle sue tasche.
I laboratori e le installazioni
Il trait d’union tra i due momenti principali del Festival è rappresentato dai laboratori destinati alle scuole che sono stati sviluppati dagli artisti a partire dal mese di novembre 2023 e che accompagneranno fino all’aprile 2024 (dal 20 al 27 si terrà infatti la settimana di chiusura del Festival): dopo i primi condotti da Roberto Ghezzi e Armida Gandini, a marzo ed aprile sarà la volta di quelli proposta da Gianni Moretti, Rocco Dubbini e Davide Dormino.
Gianni Moretti è anche autore, nell’ex Carcere Sant’Agostino, di Anna – Monumento all’Attenzione – intervento di arte ambientale partecipato, aperto ed inclusivo, dedicato ad Anna Pardini, la più giovane vittima dell’eccidio avvenuto a Sant’Anna di Stazzema il 12 agosto 1944, che si sviluppa lungo la mulattiera che da Sant’Anna conduce a Valdicastello Carducci – un’installazione a pavimento che diventa parte integrante del processo dell’opera, dialogando con essa e implementandola con una rinnovata energia proveniente da altri luoghi.
I nuovi appuntamenti
Il prossimo 25 marzo si terrà il talk dal titolo Ripensare il monumento. Tra storia ed ideologia nel segno della memoria, presentato alle ore 10:30, nella Sala della Sibilla della Fortezza del Priamàr, e che avrà come relatori Luca Bochicchio, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Verona e Direttore scientifico del Museo della Ceramica di Savona e del Museo Diffuso di Albissola Marina, e Angelo Maneschi, già docente di Storia e Filosofia, collaboratore scientifico dell’ISREC.
«La seconda parte del Festival – racconta Livia Savorelli – si sviluppa dal 20 al 27 aprile, a partire da una data simbolica per la città di Savona, il 20 aprile infatti ricorrono i 50 anni del Monumento alla Resistenza ideato da Agenore Fabbri. Proseguendo la riflessione dedicata alla monumentalità, sono stati individuati due Special Project: Bandite di Silvia Margaria e Semi di Davide Dormino: Il primo progetto nasce da una riflessione su alcuni cippi della memoria dedicati alle donne partigiane savonesi, presenti ad Albissola Marina, Savona e Vado Ligure, e alle Suore “Maria bambina” di Pietra Ligure e si svilupperà in una performance, che si terrà la mattina del 20 aprile davanti al monumento e che vedrà il coinvolgimento di alcuni sbandieratori che muoveranno ed attiveranno le bandiere, per riattivare un nuovo processo di valorizzazione di storie nella Storia (come quelle di molte donne della Resistenza per troppo tempo ai margini del racconto).
Semi di Davide Dormino è, invece, un’opera monumentale temporanea realizzata in argilla cruda che sarà collocata il 25 aprile nel prato adiacente all’Area Archeologica esterna della Fortezza del Priamar e originerà da un laboratorio della durata di tre giorni realizzato in collaborazione con il Museo della Ceramica di Savona e una classe del Liceo Artistico di Savona.
Una citazione del poeta greco Dino Christianopoulos che inneggia al valore della resistenza in senso universale ma rivisita anche l’atavica rivalità con i genovesi, che costruirono la fortezza proprio per sottomettere la città di Savona – Hanno provato a seppellirci non sapevano che eravamo semi – prenderà forma attraverso 49 lettere alte circa 80 cm per uno sviluppo complessivo di 7×7 metri.
Tutte le altre progettualità – installazioni site-specific, performance e talk – si svilupperanno dal 20 al 27 aprile nell’ex Carcere Sant’Agostino. Gli artisti invitati e il programma degli interventi saranno resi noti a fine marzo e pubblicato sul sito connexxion.it»