Coppa Pizzeria 2024, Kursaal Ostia, Roma
La cosa bella del gioco del calcio, si sa, è che si può giocare dappertutto, con tutto, con tutti. Anche vestiti da dinosauri, in un Colosseo di 70 metri costruito impilando 250 container del porto di Napoli. Monumentale ma anche effimero, visto che lo “stadio” sarà realizzato e smantellato nel giro di 48 ore, in tempo per la partitissima che si disputerà il 4 maggio. La gloria per i vincitori, però, sarà eterna: saranno iscritti all’albo dei campioni dell’ambita Coppa Pizzeria, il torneo / progetto artistico e relazionale di Daniele Sigalot.
Fondato nel 2011 a Berlino dall’artista romano e arrivato alla 11ma edizione, il torneo riunisce ogni anno oltre cento giocatori, pronti a sfidarsi, in partite 2 contro 2, in un contesto a dir poco bizzarro e con regole fuori dal comune, che ironizzano e, al tempo stesso consacrano, il gioco più seguito al mondo, esempio veramente trasversale di religione. Lo scorso anno, il pallone è stato rincorso sul fondo, vuoto, della storica piscina Kursaal di Ostia Lido, qualche mese prima del suo smantellamento. Quest’anno, invece, è stata scelta Napoli, la città dove Sigalot si è trasferito dopo dieci anni vissuti a Berlino e dove ha portato il suo studio, la Pizzeria, appunto, nel quartiere di Monte di Dio, dal 2018 al 2022.
«Costruiremo un Colosseo con centinaia di container, ovvero un contenitore con altri contenitori per poi riempirlo con la gente più imprevedibile che conosco, bere birra come se fossimo all’Oktoberfest e giocare nel torneo più assurdo del mondo», ha spiegato Sigalot. «Il tutto, all’interno di quello che è, a tutti gli effetti, un Colosseo effimero, visto che dopo 48 ore scomparirà dalla città. Possiamo affermare che stiamo costruendo un vero e proprio monumento al nulla». E il regolamento? «Qui non esistono regole e l’essere imparziali è nel codice etico degli arbitri. Dove i sobri sono espulsi e i partecipanti si travestono da giocatori di subbuteo, dinosauri o giganteschi tubi di silicone e chi più ne ha più ne metta». Anche quest’anno, come per la passata edizione, il direttore artistico sarà Antonello Colaps, direttore creativo dell’agenzia Dopolavoro.
Classe 1976, Daniele Sigalot è un artista che ama abitare l’ambiguità dei materiali e dei significati. L’alluminio, materia prediletta, viene da lui piegato, modellato e trasformato in opere che sfidano la percezione e l’aspettativa. Leggero e industriale ma nobile nell’intento, l’alluminio diventa per Sigalot un medium capace di raccontare fallimenti, visioni e paradossi.
Tra i suoi lavori più noti c’è Master of Mistakes, una monumentale sfera d’alluminio che ricorda una gigantesca palla di carta accartocciata. Dopo essere stata esposta alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, l’opera è oggi installata nel Museo Diffuso dell’Aeroporto di Fiumicino. «È la somma di tutti i miei errori», racconta Sigalot, «quella palla che getti nel cestino quando le idee non funzionano. Ma l’arte ha il potere di riscattare persino lo scarto». A Napoli, qualche anno fa, ha donato un totem candido alla Fondazione Focus: una scultura verticale in alluminio che si slancia verso il cielo, come un segnale silenzioso ma potente.
Dopo anni trascorsi tra Londra, Berlino e una parentesi significativa proprio a Napoli – «Città di contrasti estremi, dunque perfetta per chi fa arte» – Sigalot è tornato a Roma, dove ha riaperto il suo studio. Il nome però è rimasto lo stesso: la Pizzeria.
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