In realtà, quando si parla di arte occidentale od
orientale si è costretti a oscurare tutta una serie di differenze specifiche,
contestuali e radicate nella storia di un popolo, che non possono afferire a
una macrodivisione così generalista. Soprattutto, un approccio di questo tipo
facilita l’abbandono nel dimenticatoio di tutto ciò che a questa divisione non
corrisponde, ovvero gli spazi “ribelli” che non si lasciano addomesticare dalle
nostre abitudini mentali. Può essere questo il caso dell’Europa dell’Est, uno spazio
rappresentativo in primis di se stesso e della propria storia, carica di
recenti e a volte dolorosi avvenimenti.
In questa direzione un evento importante è sicuramente
stato l’apertura avvenuta lo scorso dicembre a Zagabria della nuova sede
dell’Msu, il museo d’arte contemporanea, celebrato dalla stampa nazionale come
evento dell’anno. Si tratta di un monumentale e ponderoso progetto
architettonico, realizzato in stretta collaborazione tra lo staff del museo e Igor Franić, uno fra i più importanti architetti
croati.
Ed è proprio dove il sedimentato non ha ancora attecchito
abitudini e stereotipi che si può più facilmente scoprire qualcosa di inedito e
vigoroso nel mondo dell’arte.
Yves Michaud, in L’arte allo stato gassoso, sostiene ad esempio che il principale
ruolo dei grandi musei nazionali sarebbe innanzitutto quello di fungere da
cassa di risonanza, da spazio tautologico e “riflessivo”, un segmento urbano in
cui vengono riverberate la potenza e la forza di un’identità nazionale.
Eppure sarebbe non un errore, ma senz’altro un approccio
superficiale e forse lievemente “occidentalizzante” quello che vorrebbe leggere
un investimento così importante come la nuova apertura dell’Msu solo come
tentativo di affermare un’identità politica nazionale, quella croata, la cui
nascita è relativamente fresca.
Quello che invece vorremmo capire è cosa,
indipendentemente da ipotetiche logiche di autoaffermazione, produca oggi
l’arte croata con le sue istituzioni museali. Lo proviamo a scoprire attraverso
il parere della direttrice dell’Msu, Jadranka Pintarić.
La scelta direttiva non si concentra soltanto sulla
scena locale. Il Museo nacque infatti nel 1954 come istituzione per promuovere
l’arte contemporanea sia internazionale che croata. Così, nella collezione
permanente Collection in Motion,
metà delle opere appartengono ad artisti internazionali.
Ma l’attenzione per l’arte croata e dell’Est
Europa, di cui l’Msu vanta una collezione unica, resta il fiore all’occhiello
del complesso museale. Così, se fino al settembre scorso una mostra è stata
dedicata a Gilbert e George, e
si è da qualche mese concluso il festival teatrale europeo Eurokaz 2010, ampio spazio è previsto per mostre di celebri
artisti dell’Est. “Uno dei principali obiettivi”, spiega a Exbart Jadranka Pintarić, “è quello di mostrare in
parallelo arte croata e internazionale. Siamo orgogliosi di avere opere degli
artisti che hanno fatto la storia dell’arte contemporanea croata, come il
gruppo EXAT51 (di cui fanno parte Ivan Picelj, Aleksandar Srnec e Vjenceslav
Richter) o i protoconcettuali Gorgona che lavorano con Josip Vaništa, Ivan
Kožarić e Dimitrije Bašičević Mangelos”.
Significativa in questo senso anche la recente
mostra A Pair of Left Shoes – Reality Check in Eastern Europe, che voleva proporre un’istantanea della
situazione dell’arte nei Paesi dell’ex regime. “La mostra è stata
organizzata in collaborazione con il Museo tedesco di Bochum… Emergeva
palesemente che gli artisti croati, così come tutti gli altri dell’Est Europa,
devono far fronte a una serie di tematiche tipiche dei periodi di transizione,
in linea con quanto descrivono i saggi del critico Boris Buden”. “Le recenti evoluzioni politico-sociali”, prosegue la direttrice, “non impediscono però
alle giovani generazioni di artisti di avere spiccata sensibilità per le
tematiche di matrice storica e allo stesso tempo di essere assolutamente
all’avanguardia. Ultimamente sono infatti stati premiati molti lavori nel campo
della Media Art, penso solo ai film di Simon Bogojević Narath e Ana Hušman”. Il museo presenta infatti un’importante
collezione di videoarte croata iniziata già a partire dagli anni ’70, la più
completa mai proposta in un museo.
E per quanto riguarda la formazione? Attualmente ci
sono quattro accademie, che “producono” ogni anno nuovi artisti: ci sono
attualmente 1.500 artisti registrati nell’associazione croata dei visual
artists. Molti di loro hanno raggiunto una notevole visibilità internazionale
grazie a borse di studio e residenze, com’è successo a David Maljković, Igor Grubić o Andreja Kulunčić.
Ma quali artisti croati sono maggiormente legati all’Msu? “Sanja Ivekovic è per esempio un’artista cresciuta con il nostro museo. Il suo
primo show ora viene presentato in quasi tutte le grandi istituzioni museali
d’Europa. A coronare la sua carriera ci sarà una retrospettiva personale al
MoMA di New York nel 2012. E menzionerei anche l’esposizione ‘Bit international
and new tendencies’ che è stata presentata un paio d’anni fa allo Zkm di
Karlsruhe in Germania. La mostra presentava la nostra acclamata collezione di
computer grafica dei pionieri dell’arte concettuale croata”.
La maggiore sensibilità generale verso l’arte
contemporanea è dimostrata anche dal recente sviluppo di una rete di nuove
gallerie, radicate soprattutto a Zagabria. Ma l’Msu è la prima vera opportunità
data al pubblico croato e internazionale di valutare una prospettiva completa
del panorama artistico croato e dei suoi recenti sviluppi, e avrà senz’altro un
impatto enorme sul percepito della cultura croata nella scena internazionale.
Ed è importante ricordare che, piuttosto che affermare la
forza di una nazione, la proposta del museo intende assottigliare le distanze e
le differenze di universi culturali che hanno sempre vissuto uno di fianco
all’altro, a volte incrociandosi, a volte scontrandosi tra loro.
È sempre la direttrice a fornirci una chiave di
lettura: “Le nazioni dell’ex-Jugoslavia differiscono per molti aspetti, ma
in termini geopolitici e storici hanno molti punti in comune. Questa concezione
è presente nella nostra collezione permanente, dove si trovano opere
provenienti dalla Slovenia, dalla Serbia e dalla Bosnia. Promuoverò e sosterrò
sempre un’arte che cancelli la nozione di confine politico o ideologico. La
cultura e l’arte contemporanea non dovrebbero essere usate per separare un
‘noi’ da un ‘loro’”.
L’obiettivo del museo diventa quindi quello di
avviare una piattaforma di collaborazione continua, che si muova oltre i
confini territoriali della Croazia. La logica dell’arte risponde per fortuna a
nozioni diverse rispetto a quelle della politica, nozioni che non rispondono
necessariamente a criteri di differenziazione e autolegittimazione.
Rispecchiano piuttosto l’esigenza di costituire matrici culturali comuni,
tramite la promozione di un costante e costruttivo confronto.
greta travagliati
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper
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Info: www.msu.hr
[exibart]
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