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L’VIII Conferenza nazionale “Italia è cultura” raccontata dalla presidente Flavia Piccoli Nardelli
Progetti e iniziative
di Emma Drocco
Il panorama culturale italiano si radunerà a Brescia, il 23 e 24 novembre per la VIII Conferenza nazionale “Italia è cultura”, che si potrà seguire anche in diretta streaming. Organizzata dall’Associazione delle istituzioni di cultura italiane (AICI), in collaborazione con il Ministero della cultura, la Fondazione Brescia Musei, e la Fondazione Luigi Micheletti, l’evento si pone l’ambizioso obiettivo di esplorare la posizione della cultura italiana come elemento fondamentale per la cultura europea. Il tema centrale, Una cultura per l’Europa, promette di essere il punto di partenza per approfondimenti e riflessioni di vasta portata.
La presidente dell’AICI, Flavia Piccoli Nardelli, figura di spicco nel panorama culturale italiano, ci racconta i dettagli di questo evento. Con un programma di relatori italiani e stranieri, la conferenza si propone di analizzare le sfide e le opportunità che il contesto culturale europeo presenta oggi, oltre a delineare il ruolo cruciale che l’Italia può svolgere in questo scenario dinamico.
L’VIII Conferenza nazionale ‘Italia è cultura’ si pone l’obiettivo di esplorare il ruolo della cultura italiana come elemento fondamentale per la cultura europea. Chi sono i protagonisti?
«Italia è cultura. Una cultura per l’Europa, l’VIII conferenza nazionale di AICI, riunisce oltre centosessanta tra fondazioni, accademie e istituti a Brescia, alla Fondazione Brescia Musei. Questi Istituti, tra i più importanti del Paese, sono il nostro strumento per poter cogliere i cambiamenti culturali sul territorio nazionale.
Sono una realtà virtuosa del mondo culturale e creativo italiano: hanno una presenza capillare, da nord a sud, con un forte radicamento locale; sviluppano da sempre un interesse per le relazioni internazionali; contengono pluralità di visioni; rappresentano la cultura nelle diverse espressioni, dal campo scientifico a quello storico, passando per i beni culturali e sono per loro natura a gestione privata e d’interesse pubblico.»
Quali sono le tematiche principali che verranno affrontate durante l’evento?
«Questa conferenza ha il duplice obiettivo di approfondire la conoscenza delle esperienze più avanzate in essere nell’ambito dell’Unione europea e al tempo stesso affrontare con gli Istituti alcuni nodi che, per la rilevanza tematica e la complessità che sottendono, chiedono di essere trattati in una dimensione non più esclusivamente nazionale. Il network degli Istituti è una rete preziosa, soprattutto dopo due anni di pandemia, non solo per un confronto di esperienze ma per trovare soluzioni attraverso una riflessione condivisa e per capire come fare la differenza, in Italia e in Europa, insieme.
Venerdì 24 novembre la giornata si articolerà in tre panel, ciascuno dedicato ai temi specifici di approfondimento: il primo dedicato al lavoro culturale in Italia e in Europa, alla sua realtà e al suo futuro; il secondo alle prospettive della transizione digitale, con particolare riferimento anche alle connesse problematiche relative all’impatto sul regime della proprietà intellettuale; il terzo alla fruizione del patrimonio, inteso come patrimonio delle comunità e quindi aperto a nuove forme di comunicazione e a nuovi pubblici.»
La Conferenza prevede tre panel dedicati a temi specifici: il lavoro culturale in Italia e in Europa, le prospettive della transizione digitale e la fruizione del patrimonio. Potrebbe condividere con noi alcuni dettagli su come si intendono affrontare le sfide legate a queste importanti argomenti?
«Il primo tema, dedicato al lavoro culturale e creativo, coincide con il lavoro svolto dal parlamento europeo dopo la pandemia: il mondo del lavoro creativo e culturale si è rivelato molto fragile di quanto ci si aspettasse e qui è nata la necessità di proporre delle soluzioni per dare più stabilità e sicurezza al settore. Discontinuità e precarietà sono i due principali problemi da affrontare e grazie ai nostri relatori parleremo di alcuni strumenti diretti di sostegno come il Creative Europe programme 2021-2027 e il KIC dell’EIT (Istituto Europeo di Tecnologia) on Culture and Creativity. Il tema del lavoro include quello delle competenze e dell’innovazione, l’altra faccia della stessa medaglia in relazione alle condizioni di lavoro nel settore, che si collegano direttamente al secondo panel dedicato a Digitale e oltre: quale futuro per la cultura. »
Come si svolgerà il confronto?
«Non sarà un confronto sterile sul digitale sino ad oggi ma sul domani: metadati e intelligenza artificiale sono le voci da studiare e applicare, nel migliore dei modi, per dare ulteriore organizzazione e forza al mondo degli Istituti. Lavoro dignitoso, innovazione, competenze e percorsi di formazione sono ambiti di grande interesse per l’Europa, per la direzione generale del Ministero della Cultura e per tutti i nostri associati.
Chiude la giornata un confronto sulla Convenzione di Faro. Gli Istituti come dicevo, sono capillari e radicati sui territori, di cui conservano oggetti e memoria, ma non solo: sono infatti protagonisti nella tutela e nella valorizzazione e soprattutto nella fruizione dei loro patrimoni. Sono quindi alleati strategici per promuovere una comprensione ampia del patrimonio culturale e della sua relazione con le comunità e la società e partecipano attivamente alla creazione dell’eredità di comunità, dove gli oggetti sono importanti anche per i significati e i valori che rappresentano. »
Saranno presenti illustri relatori italiani e stranieri, tra cui esperti del settore culturale e rappresentanti del Ministero della cultura. Qual è l’aspettativa principale nei confronti di questa collaborazione internazionale e come si prevede che possa contribuire alla costruzione di una rete culturale a livello europeo?
«Gli Istituti, seguendo le linee guida della Convenzione di Faro, hanno il compito di rendere i rispettivi patrimoni culturali fruibili e accessibili, partendo dalle generazioni più giovani grazie al supporto delle imprese culturali creative nazionali ed europee.I nostri patrimoni devono essere vivi e grazie alle nuove frontiere del digitale aperti.
Questo è il grande obiettivo: costruire una rete culturale a livello europeo attraverso le eccellenze esistenti e, lo ripeto, già in un network virtuoso, capillare e radicato sul territorio. In questo si inserisce la scelta di organizzare quest’anno a Brescia la nostra conferenza: l’esperienza di Bergamo e Brescia Capitale italiana della Cultura 2023 è una case history, un esempio straordinario di rivitalizzazione di un territorio, dopo una profonda crisi sanitaria e sociale. Un progetto che ha visto tutti gli ingredienti di cui abbiamo parlato: la creazione di una rete locale e internazionale; la costruzione di progettualità collegate alla tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio locale e un progetto culturale in grado di parlare a pubblici diversi.
Sono stati coinvolti in questa best practice quattro nostri associati: il Centro Camuno di studi preistorici, la Fondazione Brescia Musei, la Fondazione Luigi Micheletti e la Fondazione Il Vittoriale degli Italiani. Ognuno di loro, nelle proprie diversità e ricchezza, ha contribuito alla Capitale italiana della Cultura 2023 e ad AICI interessa capire come questa esperienza possa essere un punto di riflessione e ispirazione per i progetti futuri, a livello italiano ed europeo.»