20 marzo 2025

D3CAM3R0N3: in Umbria, una residenza per ripensare la produzione artistica

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A Palazzo Lucarini di Trevi, la restituzione pubblica della terza edizione di D3CAM3R0N3, progetto di residenza che ha coinvolto otto artisti nella suggestiva cornice della campagna umbra

D3cam3r0n3: The other way, around, veduta della mostra, 2024

Un attimo di sospensione dall’incalzante ritmo della produzione culturale ma senza perdere di vista l’attitudine al fare, magari trovando l’occasione di sviluppare un dialogo creativo. Così si configura la residenza artistica D3CAM3R0N3, la cui terza edizione si è svolta dal 16 al 26 gennaio 2025, nella cornice – mai termine fu più indovinato, visto che si cita espressamene la celeberrima raccolta di Boccaccio – di Casa Francesconi, a Casco dell’Acqua, tra i comuni di Trevi e Foligno, adagiata lungo le sponde del fiume Clitunno. Qui, in questo territorio ricco di stratificazioni storiche e che nel XIX secolo fu un vivace centro di ritrovo per intellettuali europei, otto artisti hanno trascorso una residenza di dieci giorni, distanti dalla frenesia metropolitana e immersi in un paesaggio dal forte potenziale evocativo. E il 23 marzo, a testimoniare questo incontro e restituire l’esperienza vissuta dai partecipanti, aprirà la mostra Il diavolo mangia zuppa calda, allestita a Palazzo Lucarini di Trevi, curata da Irene Angenica e Davide Lunerti.

Nel corso della residenza, Pier Alfeo, Sveva Angeletti, Cristiano Carotti, Giorgio Di Noto, Gabriele Ermini, Andrea Mauti, Lorenzo Silvestri e Carlotta Valente hanno condiviso tempo, idee e spazi senza la pressione di un risultato immediato. Curato da Francesca Cornacchini, D3CAM3R0N3 è infatti un progetto che si distingue per una scelta che rappresenta un manifesto: gli artisti non sono tenuti a produrre opere durante la residenza. In un sistema culturale dominato dalla logica della performance e dall’urgenza della visibilità, questa libertà si trasforma in una dichiarazione politica contro l’iperproduttività e la fast culture.

 

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Le notti silenziose della campagna umbra, il calore del fuoco acceso, le cene collettive e le improvvisazioni hanno dato forma a un processo creativo organico, in cui il confine tra opera e esperienza si è dissolto. Il titolo della mostra, Il diavolo mangia zuppa calda, nasce da un gioco surrealista del “cadavere squisito”, ripreso nel corso della residenza e divenuto una metafora dell’intero progetto: un’esperienza di continua rielaborazione, in cui il caso e la relazione umana sono elementi centrali.

Il percorso espositivo si sviluppa su due filoni tematici principali: da un lato, la dilatazione del tempo interiore, che assume sfumature spirituali e perturbanti; dall’altro, il confronto con l’altro e la sperimentazione di nuove modalità di convivenza, spesso declinate in un rapporto simbiotico tra tecnologia, cultura e natura. La mostra si propone quindi come un ecosistema che restituisce la dimensione vissuta della residenza, mantenendone la natura fluida e collaborativa.

La giornata inaugurale del 23 marzo si inserisce in una più ampia sinergia tra le istituzioni artistiche umbre. Oltre a Palazzo Lucarini, edificio storico di proprietà comunale e al cui piano terra è situato il Centro di arte contemporanea gestito dall’associazione Palazzo Lucarini Contemporary, anche Palazzo Collicola a Spoleto presenterà tre mostre, consolidando un dialogo tra spazi espositivi e territori prossimi: Il campo espanso. Arte e agricoltura in Italia dagli anni Sessanta a oggi, mostra collettiva a cura di Simone Ciglia, Abeceda, personale di Jacopo Miliani, L’agenda delle formiche, esposizione e performance di Francesco Cavaliere a cura di Saverio Verini.

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