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01
novembre 2009
DACCI OGGI LA NOSTRA ARTE QUOTIDIANA
Progetti e iniziative
Camminando oggi per le vie di una città che ieri non aveva niente di diverso, s'incontrano un robot mendicante, un museo fatto di sacchi di plastica che galleggiano in aria, un tiratore d'arco cinese, un set fotografico a disposizione della gente e molto altro. È l'arte che s'integra al quotidiano, nei giorni di Territoria 4...
Bert Theis ha un’aria molto cordiale; ad osservarlo mentre si sposta,
parla, scatta fotografie se ne ricevono impressioni d’armonia ed equilibrio. È
lui quest’anno a occuparsi della curatela di Territoria 4, un progetto ampio e complesso
con cui – proponendo elementi culturali avanzati ove di norma non arriverebbero
– si mira a instaurare un rapporto effettivo fra l’arte contemporanea e la
quotidianità.
Difatti, come già in passato, oltre al centro cittadino di
Prato l’evento coinvolge località che, pur rientrando nella rete provinciale,
non sono troppo note fuor di toscana: Carmignano, Seano, Montemurlo,
Cantagallo.
Ma se nelle precedenti edizioni si avvertiva ancora una certa
disorganicità d’insieme, con la nuova occasione tale difetto muta in
consapevole diversificazione. Theis ha infatti seguito una linea precisa,
esplicabile per tramite di un suo stesso aneddoto: “Quando ero bambino, in
Lussemburgo, mio padre aveva un bar; dato che facevamo il caffé più buono
diventammo un punto di ritrovo per voi italiani, e così imparammo a conoscerci.
Allora eravate il gruppo di immigrati più numeroso, come adesso, qui a Prato,
lo sono i cinesi”.
Ebbene, il termine chiave è ‘integrazione’, una parola di
solito abusata dal buonismo superficiale, qui invece idoneamente studiata e
verificata in tutta la sua estensione. La valenza primaria su cui pare
concentrarsi l’indagine è quella temporale, considerata nelle sue diverse
sfaccettature: quella diacronica, per cui il processo integrativo può attuarsi
solo in periodi lunghi e per mezzo di dinamiche naturali, prima che
intenzionali; e quella sincronica, che all’opposto suggerisce come ogni
intervento, anche se oggi minimo, contribuirà in maniera fondamentale ai grandi
mutamenti del domani.
L’arte ha la forza d’inserirsi nel secondo contesto. Non
essendo per necessità legata al senso comune (logica, regole, abitudini e così
via), può creare brevi ma intensi shock, ovvero episodi che, sfuggendo alla
normalità, ci permettono di ri-considerare aspetti del reale già classificati.
Di conseguenza Theis, e i colleghi da lui selezionati,
hanno scelto come impostazione il work in progress. Tutte le opere esposte sono
realizzate o comunque riproposte in base alla specificità di Prato; quanto
avviene nelle vie e nelle piazze della città e dei suoi comuni ingloba in sé le
reazioni della gente, i segni lasciati sull’ambiente, gli imprevisti, i
ricordi. Anche il sito internet di riferimento si conformerà alla pratica, con
aggiornamenti e contributi aggiunti per tutto il periodo della manifestazione.
Gli artisti sono in maggioranza, ma non in maniera
esclusiva, italiani e cinesi. Alcuni tra gli altri: Saso Sedlacek utilizza una macchina assemblata
con pezzi di computer obsoleti, il già noto Beggar Robot, per chiedere l’elemosina e
dimostrare come la solidarietà sia più facile quando al contatto diretto umano
si sostituisce un’interfaccia tecnologica; il museo aero solar, opera collettiva iniziata
dall’argentino Tomas Saraceno, è uno spazio espositivo volante fatto di sacchetti di
plastica variabili per dimensioni e colore; Xu Tan, tra polemiche e incomprensioni,
installa in piazza del Duomo un edificio di plastica intrecciata, al cui
interno si cantano i brani karaoke di Alek O. (il fine congiunto è di favorire
incontri amichevoli tra sconosciuti); Marco Colombaioni riflette sul dominio coloniale, richiamando
con le sue maschere-feticcio i temi dello scontro razziale e della vergogna.
Ricordiamo anche Andrea Abati, Paola di Bello, Jiang Zhi, Jun Yang, il progetto Kings, Kuang-Yu Tsui, Anri Sala, Mirko Smerdel e Yang Jiechang.
Tanti nomi, che insieme definiscono il senso del titolo
associato a Territoria 4, ossia
Il grande
balzo: provare a
saltare l’ostacolo delle reciproche incomprensioni, convincersi che nel confronto tra culture
diverse l’unica via percorribile è l’apertura mentale, cioè proporre qualcosa
di sé accettando qualcosa dell’altro.
Prassi che richiedono una nuova coscienza, diversa da
quella dominante, che ancora si basa su distinguo netti come superiore e
inferiore, buono e cattivo, noi e loro.
parla, scatta fotografie se ne ricevono impressioni d’armonia ed equilibrio. È
lui quest’anno a occuparsi della curatela di Territoria 4, un progetto ampio e complesso
con cui – proponendo elementi culturali avanzati ove di norma non arriverebbero
– si mira a instaurare un rapporto effettivo fra l’arte contemporanea e la
quotidianità.
Difatti, come già in passato, oltre al centro cittadino di
Prato l’evento coinvolge località che, pur rientrando nella rete provinciale,
non sono troppo note fuor di toscana: Carmignano, Seano, Montemurlo,
Cantagallo.
Ma se nelle precedenti edizioni si avvertiva ancora una certa
disorganicità d’insieme, con la nuova occasione tale difetto muta in
consapevole diversificazione. Theis ha infatti seguito una linea precisa,
esplicabile per tramite di un suo stesso aneddoto: “Quando ero bambino, in
Lussemburgo, mio padre aveva un bar; dato che facevamo il caffé più buono
diventammo un punto di ritrovo per voi italiani, e così imparammo a conoscerci.
Allora eravate il gruppo di immigrati più numeroso, come adesso, qui a Prato,
lo sono i cinesi”.
Ebbene, il termine chiave è ‘integrazione’, una parola di
solito abusata dal buonismo superficiale, qui invece idoneamente studiata e
verificata in tutta la sua estensione. La valenza primaria su cui pare
concentrarsi l’indagine è quella temporale, considerata nelle sue diverse
sfaccettature: quella diacronica, per cui il processo integrativo può attuarsi
solo in periodi lunghi e per mezzo di dinamiche naturali, prima che
intenzionali; e quella sincronica, che all’opposto suggerisce come ogni
intervento, anche se oggi minimo, contribuirà in maniera fondamentale ai grandi
mutamenti del domani.
L’arte ha la forza d’inserirsi nel secondo contesto. Non
essendo per necessità legata al senso comune (logica, regole, abitudini e così
via), può creare brevi ma intensi shock, ovvero episodi che, sfuggendo alla
normalità, ci permettono di ri-considerare aspetti del reale già classificati.
Di conseguenza Theis, e i colleghi da lui selezionati,
hanno scelto come impostazione il work in progress. Tutte le opere esposte sono
realizzate o comunque riproposte in base alla specificità di Prato; quanto
avviene nelle vie e nelle piazze della città e dei suoi comuni ingloba in sé le
reazioni della gente, i segni lasciati sull’ambiente, gli imprevisti, i
ricordi. Anche il sito internet di riferimento si conformerà alla pratica, con
aggiornamenti e contributi aggiunti per tutto il periodo della manifestazione.
Gli artisti sono in maggioranza, ma non in maniera
esclusiva, italiani e cinesi. Alcuni tra gli altri: Saso Sedlacek utilizza una macchina assemblata
con pezzi di computer obsoleti, il già noto Beggar Robot, per chiedere l’elemosina e
dimostrare come la solidarietà sia più facile quando al contatto diretto umano
si sostituisce un’interfaccia tecnologica; il museo aero solar, opera collettiva iniziata
dall’argentino Tomas Saraceno, è uno spazio espositivo volante fatto di sacchetti di
plastica variabili per dimensioni e colore; Xu Tan, tra polemiche e incomprensioni,
installa in piazza del Duomo un edificio di plastica intrecciata, al cui
interno si cantano i brani karaoke di Alek O. (il fine congiunto è di favorire
incontri amichevoli tra sconosciuti); Marco Colombaioni riflette sul dominio coloniale, richiamando
con le sue maschere-feticcio i temi dello scontro razziale e della vergogna.
Ricordiamo anche Andrea Abati, Paola di Bello, Jiang Zhi, Jun Yang, il progetto Kings, Kuang-Yu Tsui, Anri Sala, Mirko Smerdel e Yang Jiechang.
Tanti nomi, che insieme definiscono il senso del titolo
associato a Territoria 4, ossia
Il grande
balzo: provare a
saltare l’ostacolo delle reciproche incomprensioni, convincersi che nel confronto tra culture
diverse l’unica via percorribile è l’apertura mentale, cioè proporre qualcosa
di sé accettando qualcosa dell’altro.
Prassi che richiedono una nuova coscienza, diversa da
quella dominante, che ancora si basa su distinguo netti come superiore e
inferiore, buono e cattivo, noi e loro.
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matteo innocenti
mostra visitata il 2 ottobre 2009
dal 3 ottobre al 14
novembre 2009
Territoria 4 – Il grande balzo
a cura di Bert Theis
Sedi varie – Prato
e provincia
Info: www.progettoterritoria.it
[exibart]