«La collezione del MAC è nata quasi per gioco, tra amici, mescolando leggerezza e serietà, per creare un’occasione di riflessione sulla molteplicità espressiva dell’arte contemporanea, perseguita con strumenti e mezzi diversi», affermava Loredana Rea al momento della inaugurazione di questo piccolo, speciale Museo, che ospita opere di piccolo formato (i limiti sono 50×50 cm), ma di grande valore espressivo. Il MAC, inaugurato nel 2020 a Guarcino, in provincia di Frosinone, è stato voluto da Teresa Pollidori, nota gallerista di Roma, che lo ha realizzato insieme con il marito, l’architetto Giulio Mizzoni. I due si sono trasferiti in paese e hanno lavorato alacremente alla realizzazione, anche fisica, dell’esposizione permanente, che raccomandiamo fortemente di visitare.
L’esperienza Covid ha generato una coraggiosa e intelligente mostra ospitata dal MAC, “Cambiare prospettiva in un tempo sospeso”. Il tempo sospeso è quella cesura temporale a cui siamo stati obbligati dal rischio del contagio e il MAC di Guarcino ha voluto interrogare numerosi artisti, elencati nel manifesto, sulla loro interpretazione e visione di questa eccezionale sospensione temporale.
Il confinamento ha prodotto effetti diversi su categorie diverse: depressione negli anziani isolati, ossessioni negli ipocondriaci, entusiasmi nei ricercatori, accelerazione di processi in corso, come la trasformazione digitale del lavoro e della comunicazione. E gli artisti? Il regalo del tempo è alla base della possibilità di riflettere per i creativi e gli scrittori, per comporre per i musicisti, il tutto in qualche modo influenzato dall’incertezza per il futuro: un futuro di cui però non saremo esecutori o vittime passivi, ma protagonisti grazie al cambio di prospettive che sta maturando.
A Guarcino, il progetto “2025” si gioca tutto sulla linea suggerita dal filosofo di Oxford di origine guarcinese Luciano Floridi. Floridi contrappone e nello stesso tempo rende sinergici i due termini “Online/Onlife”, ovvero innovazione e tradizione, digitale e analogico. È quello che si sta realizzando nei diversi settori in cui il progetto viene declinato: Sanità digitale, telemedicina e tocco umano del medico di famiglia, percorsi naturalistici e mappe GPS, co-housing a favorire i contatti umani e sua organizzazione digitale, e così via.
E allora, come cambiano in questo contesto le prospettive dell’artista? Se si guardano le opere, si coglie la tensione come denominatore comune dei diversi artisti espositori: linee (Barone, Marrocco, Monti), vortici (Diamanti, Fiore, Savoi), grovigli (Ciccozzi, Cipriani), cromatismi in mescolanza (Bellanca, Faiola, Sabatini), lettere affabulate (Mele, Picardi), volti scavati (Cufrini), sagome in contrapposizione (Rea, Soscia), distorsione di elementi di tradizione (D’Emilia, Salvucci).
Il piccolo formato rende le opere facilmente leggibili e commentabili. Ho visitato la mostra con due amici e la mostra ci ha dato una splendida occasione per commentare “il tempo sospeso” e le opportunità che ci offre. Come sempre, le corde degli artisti sono le prime a vibrare quando cambia il vento e ci si riconosce nel disagio e nella speranza che sanno interpretare così bene.
La mostra è ospitata, all’interno del MAC, nel rinominato “Palazzo della cultura” dove verranno ospitati, accanto al Museo, locali per la formazione dei giovani e una bottega di liuteria, unica nel suo genere. Insomma, un posto e una mostra da visitare per riflettere sul nostro futuro prossimo.
La mostra “Cambiare prospettiva in un tempo sospeso” sarà aperta fino al 9 ottobre.
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