Mosaico è vuole significare soprattutto una cosa: l’attualità del mosaico, inteso sia come strumento espressivo di artisti sia come componente – oggi purtroppo trascurata – dell’architettura contemporanea e dell’arredo urbano. Per questo a Villa Manin saranno in mostra opere realizzate su “cartoni” di Getulio Alviani, Vittorio Basaglia, Diego Birelli, Giulio Candussio, Tommaso Cascella, Giorgio Celiberti, Carlo Ciussi, Mario Cresci, Mario Deluigi, Enrico Della Torre, Piero Dorazio, Ennio Finzi, Alberto Gianquinto, Riccardo Licata, Ugo Nespolo, Armando Pizzinato, Concetto Pozzati, Giacomo Soffiantino, Lojze Spacal, Guido Strazza, Emilio Tadini, Angelo Titonel, Ernesto Treccani, Aldo Turchiaro, Luigi Voltolina, Nane Zavagno, Giuseppe Zigaina, Carmelo Zotti, tutti artisti che hanno accettato l’invito della Scuola di Spilimbergo a collaborare.
Ma si tratta di una collaborazione particolare: essa, infatti, si fa dialogo e integrazione tra il pittore e il mosaicista, tra chi offre idee, schizzi, bozzetti e colui che, in fruttuoso dialogo penetrandone lo spirito, ne ricrea l’opera con un linguaggio del tutto diverso.
Lunga è la storia della Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo. Nata nel 1922, la Scuola Mosaicisti si pone come obiettivo l’impegno didattico, il sodalizio tra tradizione e rinnovamento, tra realtà produttiva e realtà culturale. Nella luminosità dei laboratori di mosaico e di terrazzo, martelline, ceppi e taglioli ancora oggi scandiscono il tempo di un lavoro di lontana memoria (quello del mosaicista e quello del terrazziere). La sensibilità del mestiere, incontaminata nel corso della storia, nei tempi moderni si nutre di nuovi stimoli attraverso l’incomparabile incontro con artisti, progettisti e designers.
Con queste premesse, nella sua tipologia didattica e produttiva, la Scuola realizza, fin dagli albori della sua storia, importanti e grandiosi interventi musivi di richiamo internazionale, passando attraverso lo studio e l’applicazione del mosaico romano, bizantino e moderno.
Nel primo dopoguerra, per esempio, il lavoro più interessante della Scuola è la decorazione parietale e pavimentale di diecimila metri quadrati di mosaici al Foro Italico di Roma su bozzetti di Giulio Rosso, Angelo Canevari, Achille Capizzano e Gino Severini: un esempio di romana monumentalità ispirato ai litostrati bianconeri di epoca antica. Nel secondo dopoguerra, invece, esecuzioni di così grande respiro vengono realizzate dalla Scuola e dai suoi allievi attraverso i rutilanti mosaici della Chiesa del Monastero di S.Irene di Chrysovalandou in Likovrisi Attikis presso Atene e la decorazione musiva del Santo Sepolcro a Gerusalemme: i due interventi, su cartoni dell’agiografo greco Blasios Tsotsonis, sono pensati nel rispetto dei canoni bizantini. Altra commissione di notevole importanza per la Scuola è quella del mosaico pavimentale, di ben 1600 metri quadrati, realizzato nel 1991 per l’Hotel Kawakyu di Shirihama in Giappone, su progetto dell’architetto Yuzo Nagata.
Consolidatosi, nel corso degli anni, un buon rapporto con la committenza, la Scuola oggi cerca soprattutto di non dimenticare la sua stessa ragione di essere e assume un ruolo anche promozionale e propositivo nel campo del mosaico contemporaneo: lo fa attraverso la ricerca, la sperimentazione e la sensibilizzazione verso le ultime tendenze dell’arte moderna.
Interessante e innovativo sul piano didattico e culturale è anche il rapporto dialettico instaurato, dal 1999, con un gruppo selezionato di giovani architetti, coinvolti nell’attività del corso di terrazzo; i progettisti hanno disegnato quei moduli pavimentali che, realizzati dai maestri e dagli allievi, sono stati esposti in varie mostre nazionali ed internazionali, presentando così inedite soluzioni compositive.
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