Tra dolore e speranza, la storia del Messico va in mostra in Abruzzo per Stills of Peace

di - 19 Luglio 2024

Soto state inaugurate il 7 luglio 2024 e saranno visibili per tutta l’estate le quattro mostre di Stills of Peace and Everyday Life proposte da Fondazione Aria. Un insieme di eventi ospitati nella cittadina di Atri, nelle due sedi di Palazzo Acquaviva e del Museo Archeologico, a cui assistere fino all’8 settembre 2024.

Stills of Peace and Everyday Life è giunta ormai alla sua undicesima edizione e presenta quest’anno il tema della Global Humanity. La rassegna intende proporre una condivisione di valori universali e riannodare quel senso di ospitalità «Sulla quale – come ricorda Massimo Recalcati ne La tentazione del muro (Feltrinelli, 2020) – si istituisce ogni comunità umana». La Global Humanity va intesa come superamento dell’individualismo e abbraccio tra popoli, inclusione e civiltà, per ricostituire la fratellanza e il rigetto del limite. Nel tempo in cui i confini si sono diventati muri e la contaminazione spaventa, Stills Of Peace vuole riallacciare le relazioni umane e proporre fotogrammi di pace.

Palazzo Acquaviva di Atri

Paese ospite di questa edizione è il Messico con la sua storia di smarrimento e dispersione. Georges Braque scriveva che «L’arte è fatta per turbare. La scienza rassicura» e il senso della rassegna è proprio questo: affrontare questioni contemporanee e scuotere le coscienze.

Tra le mostre presenti ad Atri, ci concentriamo su Rumbos de Vida, ospitata nelle cisterne di Palazzo Acquaviva. Il percorso delinea alcune fasi della storia del Messico a metà tra cicatrici e pulsioni di vita. La ricerca di una dimensione di sicurezza che apparterebbe ad ognuno di noi, è stigmatizzata nelle sorti di un solo popolo e espressa dai drammi di quella società.

Gli artisti in mostra, a cura di Giulia Palladini e Rodolfo Suárez Molnar, descrivono la loro terra con immediatezza. Francis Alÿs, Sara Leghissa su testi di Valeria Luiselli, Francisco Mata Rosas, Mónica Mayer, Rosa Maria Robles, Francisco Toledo, Antonio Turok, Teatro Ojo raccontano il Paese tra cuore e anima. Una mostra dal sapore intenso, in cui passare da una stanza all’altra non equivale ad un normale spostamento, ma obbliga a prendere contezza del mondo al di là dell’oceano; conoscere una cronaca dimenticata con l’obiettivo, da parte di Fondazione Aria, di renderci nota una verità di cui tutti dovremmo farci carico.

Sara Leghissa su testi di Valeria Luiselli

Lacrime crude si avvertono in Rumbos de Vida, di cui per ragioni di sintesi riportiamo solo alcune opere. Frasi epidermiche quelle riferite nei poster di Sara Leghissa su testi di Valeria Luiselli: “Dall’ottobre 2013 al giugno 2014 i minori fermati alla frontiera sono 80.000”; “Dal 2006 circa 120.000 migranti sono scomparsi transitando in Messico”; “L’80% delle ragazze a un certo punto viene stuprato”; “Molti civili, vigilantes e proprietari di ranch vanno a caccia di migranti”; “Per puro divertimento”. Possiamo davvero dire che la cosa non ci riguardi? Il realismo di cui parla l’opera richiama l’attenzione del visitatore e difficilmente si procederà a cuor leggero. Valeria Luiselli, Città del Messico classe 1983, è considerata una delle giovani promesse della letteratura latino americana, nei suoi scritti tratta il problema dei minori e della loro angosciosa condizione.

Francisco Toledo è uno degli artisti più rappresentativi del panorama artistico messicano ed è presente in mostra con Aquiloni studenti Ayotzinapa. L’opera prevede l’allestimento di aquiloni che rimandano alla triste storia di 43 studenti tragicamente scomparsi il 26 settembre 2014 mentre si recavano a una manifestazione. Nessuno è mai riuscito a ricostruire i fatti e a capire cosa sia successo. I ragazzi, ormai desaparecidos, sono stati vittime di azioni governative e di ambienti legati al narcotraffico. Ancora oggi il Messico piange la loro scomparsa e nutre la speranza di poterli riabbracciare. Gli aquiloni alludono ai loro pensieri liberi, colti un attimo prima della fine. Per l’artista rappresentano la continua ricerca della verità e dei loro corpi, nella speranza, vana, di riconsegnarli alle loro famiglie.

Il 1 gennaio 1994 è diventata legge il NAFTA, un accordo intergovernativo con gli Usa che avrebbe garantito libero scambio tra i due Paesi. Il Messico sperava in un rigoglioso futuro, desiderio che però è rimasto solo un miraggio. All’alba di questa data, un fatto di cronaca sconvolse il paese. L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale occupò alcune città tra cui San Cristobal e dichiarò guerra allo stato messicano. Le foto scattate da Antonio Turok sono l’emblema di quei momenti e testimoniano il periodo di ribellione. Turok è considerato uno dei più importanti fotografi documentaristi messicani.

La Piedad, Rosa Maria Robles

Rievoca i grandi capolavori della storia dell’arte La Piedad di Rosa Maria Robles. La Madonna riprodotta nella foto non sorregge il Cristo morto, bensì un velo assente. L’opera documenta il destino di chi non ha visto il domani. Nelle sue installazioni Rosa Maria Robles affronta il tema cruciale del narcotraffico. La coperta – in sostituzione del Cristo – rimanda a quelle utilizzate dai criminali della droga per avvolgere i corpi delle vittime uccise e lasciate per strada. La regione a cui appartiene Rosa Maria Robles è Sinaloa, dove la violenza è all’ordine del giorno e i cartelli sono un dramma quotidiano. Le sue opere sono state contestate dai malviventi, per questa ragione l’artista è una delle voci più interessanti in ambito artistico.

La linea, Francisco Mata Rosas

La Linea di Francisco Mata Rosas è un video di grande impatto che mostra il muro nel mare tra Messico e USA. Le onde fragorose sbattono come grida incessanti. È il canto di un mare senza approdi, senza ancore cui fissare il futuro, senza risposte. A terra, come se non bastasse, Libro – objeto dello stesso autore è costituito da un elemento in metallo che allude al confine; una manciata di sabbia è quanto resta di quella terra martoriata. Incredibilmente, dalla rena emergono delle foto di chi ha vissuto e vive quella barriera come avversità, e vorrebbe guadagnare una vita più felice, al di là del muro.

Al riguardo ci viene in soccorso sempre Recalcati: «Nei suoi discorsi più noti (leggi Trump, ndr) il muro viene presentato come fondativo dell’identità nazionale, come difesa necessaria dal pericolo messicano». Ma Aristotele non aveva forse sostenuto che l’uomo era un “animale sociale”? La presenza del «muro non è solo l’esito di analfabetismo politico o di una barbarie, ma una vera e propria passione dell’umano, una sua tentazione fondamentale».

Rombos de vida propone un allestimento suggestivo e i luoghi delle cisterne sono una componente irrinunciabile che ci costringe, seguendo la linea di confine, a una riflessione attenta sui temi rappresentati.

La Rassegna prosegue in altre mostre ospitate sempre all’interno di Palazzo Acquaviva. Verso dove di Bruno Ceccobelli, e Attraverso cosa di Simone Camerlengo e Luciano Sozio, entrambe nelle Cisterne, a cura di Antonio Zimarino. Nel Museo Archeologico di Atri è invece possibile visitare la personale di Vito Bucciarelli Sovralunare o celeste curata da Mariano Cipollini.

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