Nel 2018, la performance artist Romina De Novellis e Mauro Bordin, pittore e visual artist, hanno fondato nel centro storico di Galatina DOMUS ARTIST RESIDENCY, un’associazione consacrata alla valorizzazione e promozione dell’arte contemporanea e delle culture del Mediterraneo, attraverso un approccio trasversale, inclusivo ed eco-femminista. A rendere speciale DOMUS è prima di tutto il luogo, nel cuore del Salento e, quindi, nel centro del Mediterraneo, a rappresentare il punto di incontro e di dialogo fra Italia, Europa del Sud e Nord Africa. Situata all’interno di una tipica casa popolare pugliese, l’associazione si presenta come una residenza dedicata alle donne, artiste e curatrici, e come un luogo di scambio per creare, condividere e intrecciare legami tra i vari spazi indipendenti presenti sul territorio.
La prima edizione del progetto DOMUS si è concentrata sul tema del Tarantismo, contribuendo ad attirare l’attenzione e a suscitare fin da subito l’interesse degli abitanti di Galatina nei confronti della nascente iniziativa. Galatina infatti è stata fino agli anni ’60 la città in cui le donne “tarantate” arrivavano da ogni parte del Salento, tutti gli anni il 29 di giugno, per ricevere la benedizione di San Paolo, all’interno della chiesa a lui dedicata.
Sfortunatamente, dopo gli studi dell’antropologo Ernesto De Martino, a cavallo tra i ’50 e i ’60, il fenomeno del Tarantismo è stato gradualmente assorbito dal folclore locale della “Notte della Taranta” e dalla festa patronale di San Paolo. In opposizione a quanto sostenuto dalla credenza popolare – la quale attribuiva i sintomi della patologia al morso della tarantola e riteneva che i riti e la musica fossero gli unici strumenti in grado di calmare il dolore e le manifestazioni di follia della vittima – durante il suo primo anno di vita, il team di DOMUS si è proposto di creare una controstoria del Tarantismo, con l’obbiettivo di fornire un’alternativa rispetto agli studi di antropologia classica, che «continuano imperterriti ad analizzare il fenomeno con sguardo maschilista e machista, limitandosi solamente a indagare i modi tramite cui queste donne venivano curate».
Come ha poi aggiunto la co-fondatrice Romina De Novellis, che abbiamo raggiunto per farci raccontare il progetto, «Dobbiamo prima di tutto tenere presente che non è possibile che quella musica, soprattutto realizzata a livello amatoriale, fosse in grado di generare uno stato di “trance” attraverso il quale poter curare la “vittima”. Continuare a focalizzarsi solo sull’aspetto del rituale curativo limita un’analisi fondamentale: la ribellione delle donne. Quelle stesse donne che, attraverso un sistema di passaparola, avevano trovato un escamotage per ribellarsi, pur rimanendo però costrette all’interno di una situazione tanto oppressiva e mortificante quanto può esserlo il gesto di rotolarsi e urlare in piazza circondate dalla folla di presenti. Erano donne che impazzivano nelle loro gabbie e si ribellavano facendo quello che facevano le “tarantate”. In una società contadina, del dopoguerra, povera, analfabeta, o fai la guerriglia armata oppure utilizzi un linguaggio esasperato tanto quanto la società stessa. Queste donne sono state fino a ora utilizzate come soggetto di uno sguardo maschile, e non sufficientemente valorizzate in quanto eroine di una ribellione. Cosa puoi fare in una situazione del genere se non rotolarti a terra e gridare?».
La dimensione della casa popolare pugliese, scelta come sede della residenza artistica, è un richiamo immediato al luogo simbolo per eccellenza della famiglia italiana di stampo patriarcale. Paradossalmente, questo elemento mette in luce fin da subito l’impegno di DOMUS nel sovvertire i principi di questa realtà a partire dal suo stesso nucleo d’origine. Come ha sottolineato De Novellis durante l’intervista, il territorio del Salento, estendendo lo sguardo al di fuori di Galatina e includendo anche la zona di Taranto, è un luogo in cui le conseguenze più estreme di una società patriarcale profondamente radicata sono ancora sotto gli occhi di tutti: dall’Ilva di Taranto, passando per il fenomeno della “morte degli ulivi”, fino ad arrivare a Nardò, dove si trova il più grande campo di rifugiati del Sud Italia.
A partire dal 17 ottobre 2020, giorno di inizio del coprifuoco a Parigi, i membri del team DOMUS, che vivono e lavorano nella capitale francese, hanno dato vita a un nuovo progetto dal titolo #badtimestory. A cavallo tra la performance e la video installazione, sempre rimanendo in continuità con le tematiche della residenza, #badtimestory si propone di proiettare sui muri di Parigi e di Galatina, ogni sera alle 21.30, orario di inizio del coprifuoco, un breve video nel quale un ospite al giorno ha presentato e presenterà una “storia della buonanotte”, attraverso la lettura di racconti e/o estratti di qualsivoglia testo. Il progetto, realizzato sotto forma di installazione urbana e, quindi, di opera pubblica, è stato pensato come atto performativo di resistenza umana e intellettuale alle condizioni a cui siamo tenuti a sottostare.
Da quanto ci ha raccontato De Novellis, il suo personale rapporto con le cosiddette “storie della buonanotte” è stato fin dall’infanzia alquanto singolare. Da bambina, infatti, ad addormentarla non erano i genitori con i libri delle favole, bensì la nonna che, invece, di cullarla nel sonno con i racconti che siamo tutti abituati a sentire da piccoli, le raccontava delle vere e proprie storie “di vita”, tra lotta partigiana e occupazioni in fabbrica. «Sono rimasta profondamente affascinata da queste storie, che più che essere storie della buonanotte in realtà prendevano le sembianze di incubi e mi facevano addormentare con la convinzione di avere una causa da risolvere il giorno dopo, al risveglio. Era una storia che continuava; non mi doveva calmare, mi doveva stimolare».
Dalla pagina Facebook di DOMUS, ogni sera alle 21.30 è possibile seguire la diretta della #badtimestory del giorno.
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