Franz Prati, come è noto ha vinto una ventina di anni fa il concorso per la Casa piÚ bella del mondo. La sua architettura è sempre stata misteriosa e affascinante e alla galleria alla fornace del Canova a Roma si sono potuti vedere suoi nuovi disegni.
Prati è uomo dâacqua e in questa mostra progetta un viaggio in cui le architetture si trasformano in natanti, i natanti in isole, le isole in edifici sempre bagnati dallâacqua mediterranea: vuoi vivace come a Creta, vuoi ferma come nella laguna di Venezia. Questa mostra è stata una festa per gli occhi, e una grande prova di maestria. Ogni disegno è un viaggio tanto nella tecnica (collage di carte sovrapposte, gessi matite..) che nella narrazione. Accompagnano i disegni di Prati le sculture di Mara van Wees. Ă un duetto tra materie e forme diverse, ma un sentire marino e sottomarino sembra unire le opere in un convincente insieme.
La mostra âPRATIVANWEES, viaggi e riflessiâ, ha costituito lâapertura ufficiale delle celebrazioni legate al bicentenario di Antonio Canova (Possagno, 1Âş novembre 1757 â Venezia, 13 ottobre 1822). Il sommo maestro è anche il nome tutelare della galleria Canova22 che proprio alla fornace utilizzata dal Maestro a Roma, naturalmente in via Canova, ha organizzato uno spazio espositivo unico a Roma per spazialitĂ ed echi.
La mostra è unâpasso a dueâ tra i disegni di Franz Prati (tecniche miste su cartone, carta da spolvero o carta da schizzi) e le ceramiche di Mara van Wees (argilla refrattaria, smalti).
Le loro opere sono legate a doppio filo da un comune denominatore: lâacqua col suo fluire portatore di vita, le radici e la memoria, il mito omerico del viaggio per mare, le isole non trovate, la CittĂ Eterna e la Venezia canoviane, infine il sogno utopico di luoghi di Bellezza perduta e riconquistata. La distesa azzurra, dunque, come quinta teatrale, ambiente naturale, paesaggio ricorrente dei lavori in mostra: Prati e van Wees, dialogano nello spazio espositivo âinfuocatoâ della fornace e osservando le opere in mostra rimangono impresse le materie utilizzate: i pastelli dei lavori di Prati e le terrecotte di van Wees sembrano a fondersi fra le pareti della fornace.
Due traiettorie, due percorsi creativi diversi: destini artistici emersi dalla crescita in cittĂ di laguna e canali (Venezia e Amsterdam), e dunque nellâacqua marina â come si diceva â la necessitĂ reciproca di acquisire matrici, storie e visioni. Materiale cui poi ancorarsi per generare racconti che oltrepassino la realtĂ riportandoci a contatto col mito nella contemporaneitĂ .
In un tempo di profonda metamorfosi e crisi â scrive il curatore Luca Molinari la ricerca di una poetica che si faccia racconto condiviso e collettivo è quanto mai urgente la responsabilitĂ di riconnetterci con il profondo del mondo, le sue inquietudini e le risorse che ci potrebbero salvare.
Barenia, Lucenzia, Acqualia -continua il curatore -sono i nomi delle isole sognate da Franz Prati in un viaggio mediterraneo che dialoga teneramente con il mito e lâimmaginario delle cittĂ bianche che hanno agitato i sonni dellâarchitettura moderna nella prima metĂ del secolo appena passato. Sono cittĂ le cui forme sâimpastano con le terra e il cielo diventando forme di nuove geografie viste allâorizzonte, come se fossimo eternamente in viaggio e ci fosse consentita solo una vista da lontano.
Sono paesaggi in cui il sogno della bellezza perduta e la sua nostalgia si mescolano alle parole costruendo portolani contemporanei per non smarrire la strada Ogni volta che si scava sotto le architetture antiche della cittĂ lagunare â conclude il curatore â si trova lâargilla primordiale dal colore intenso e dalla pasta densa. I lavori delle Zattere, I Santi Quattro Coronati in SantâAponal, la Dea delle Acque o la Casa Rossa, malgrado le differenze di cromia e lavorazione ci riportano al cuore della cittĂ dâacqua e di un mito che si rinnova nella materia contemporanea. Franz Prati ha immaginato un intero isolato del centro storico (quello dellâospedale San Giacomo, situato proprio di fronte la âFactoryâ romana di via Antonio Canova) come fosse unâarca leggendaria incagliata da tempo immemore nel tessuto urbano.
Ha quindi realizzato una serie di disegni nei quali la nave lascia la cittĂ , rompendo gli ormeggi davanti al porto fluviale di Campo Marzio verso il grande mare. Lâapprodo conclusivo avviene a Lucenzia, isola della luce e dei riflessi, una nuova Venezia sempre sognata. Le stesse tensioni animano i lavori di van Wees: le sue Zattere, I Santi Quattro Coronati, la sua Dea delle Acque o la Casa Rossa ci restituiscono al cuore della cittĂ e a un mito rinnovato costantemente nellâarte contemporanea.
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