Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
24
ottobre 2015
E l’utopia si fa torre
Progetti e iniziative
Costruite in 30 anni da un italiano, oggi le Watts Towers sono un’attrazione internazionale e il 15esimo monumento dei Beni Culturali di Los Angeles. Tutte da scoprire
Doveva essere una grande opera, e così è stato. Un patrimonio per la comunità di Watts – sobborgo popolare di South Central, a Los Angeles – e un’attrazione in grado di dare lustro a un posto ben lontano dall’essere una meta turistica. Almeno fino al 1954, data in cui la creazione fu completata, dopo oltre trent’anni di costruzione. Stiamo parlando delle Watts Tower, capolavoro di arte popolare realizzato da Simon Rodia, immigrato italiano di origine campana, arrivato nel quartiere periferico di Los Angeles nel 1921, avviando, l’anno successivo, il suo cantiere artistico. Un’attività che lo ha assorbito completamente, giorno dopo giorno, realizzando una costruzione senza precedenti, lontana da ogni possibile paragone. La struttura delle Watts Towers – che l’autore ha intitolato Nuestro Pueblo, come testimonia l’intestazione che compare all’interno dell’opera, inscritta sulla volta di un arco – si compone in realtà di diciassette grandi sculture in acciaio ricoperte di vario materiale decorativo: porcellana, conchiglie, pezzi di bottiglie e altro materiale di recupero. Un insieme di materiali di scarto che le conferiscono una connotazione spiccatamente popolare e un fascino ancora più suggestivo. Costruite senza un progetto e senza attrezzature sofisticate, ma nonostante questo raggiungono un’altezza di circa 30 metri, riuscendo anche a resistere a vari terremoti avvenuti nell’arco degli anni.
Un’opera libera, frutto dell’ingegno e dell’ispirazione di un esperto muratore e piastrellista, ma distante dagli ambienti artistici. Anche per questo la creazione di Rodia ha suscitato da sempre grande interesse e curiosità alimentando numerosi dibattiti tra esperti d’arte e studiosi. Secondo alcuni di questi, nasconderebbe dei segreti, celati in un simbolismo atipico ma, forse, con qualche possibile rimando. Alcuni ipotizzano un richiamo alla tradizione folklorica dei Gigli, tipica della Campania, altri sostengono che la struttura globale, a forma di arca, contiene riferimenti al mondo nautico (come conchiglie e altro). Ma c’è pure un richiamo esplicito al tema del matrimonio, visto che si possono ammirare in serie un altare, una scultura a forma di torta nuziale e una fonte battesimale all’interno della struttura. Quello su cui tutti concordano, tuttavia, è che l’opera di Rodia rimane qualcosa di straordinario e, soprattutto, irripetibile. Frutto del desiderio di “fare qualcosa”, tout court, senza teorie o speculazioni filosofiche, come spiega lo stesso autore in un documentario a lui dedicato. «Devo fare qualcosa, devo costruire una torre che piaccia alla gente», diceva il muratore. E ci è riuscito davvero. Seppure impiegando 33 anni della sua esistenza a quel progetto, divenuto un’autentica ossessione, riuscendo però a dar vita alla più grande costruzione del mondo realizzata da un singolo individuo.
Per questa ragione, già nel 1959, la Conferenza Internazionale dei Curatori di Musei ha deliberato che le “Torri di Rodia sono una combinazione unica di scultura e architettura e un’opera fondamentale di arte popolare del 20° secolo negli Stati Uniti”. Le Torri sono citate nel Registro Nazionale dei luoghi di interesse storici, rappresentando così un monumento storico nazionale, un Monumento storico dello Stato della California e, a partire dal marzo del 1965, sono state ufficialmente designate come il Monumento numero 15 del patrimonio dei Beni Culturali di Los Angeles. Fino a quel momento le torri erano di proprietà del Comitato per le Towers di Simon Rodia in Watts. Poi sono state assegnate al Dipartimento delle Arti della città di Los Angeles dal 1975 e rappresentano oggi un faro per l’educazione artistica e un riferimento per il cambiamento sociale. Nel Watts Towers Arts Center (WTAC) si continua a sostenere e proporre giovani e aspiranti artisti. Un’istituzione dedicata all’educazione, che rappresenta l’unica meta turistica in Watts, in grado di servire non solo la comunità del sud della California, ma il mondo in generale, come testimonia il grande numero di visitatori internazionali. Attraverso mostre, visite guidate, e altri programmi, il WTAC propone oggi più di mille artisti in varie discipline, tra cui arti visive, produzione cinematografica, scrittura, musica e le arti dello spettacolo, oltre ad offrire un museo e una programmazione artistica educativa.
Ogni anno, durante l’ultimo fine settimana di settembre, il centro organizza la Giornata annuale delle Watts Towers con il Festival del Tamburo e il Simon Rodia Watts Towers Jazz Festival Annuale. Due eventi che abbracciano il concetto di multiculturalismo e attirano folle da ogni parte della città e del mondo. L’evento Jazz, in particolare, è il più antico festival di Los Angeles e rende omaggio alle forme musicali americane di Jazz, Gospel, Blues, dove gli artisti rappresentano le diverse culture della città californiana e alcuni dei migliori talenti in drumming e jazz di oggi. In un contesto artistico e popolare, in linea con la tradizione creata e perseguita da Simon Rodia.
Alessio Crisantemi