Estate Tizianesca è l’iniziativa realizzata dalla Comunità di Cadore in collaborazione con la Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, fino al 10 settembre. Un’affascinante esplorazione dell’arte rinascimentale e barocca, attraverso la lente di uno dei maestri più celebri, Tiziano Vecellio. L’occasione perfetta per immergersi nella storia, nell’arte e nei paesaggi del territorio cadorino, alle porte delle Dolomiti Bellunesi, e scoprire il grande patrimonio di stampe che rappresentano proprio questi luoghi.
Il cuore del programma di quest’anno è la mostra Tiziano, Valentin Lefèvre e il paesaggio, a cura di Peter Lüdemann, una mostra che svela l’armoniosa connessione tra la maestria di Tiziano e il talento fiammingo di Valentin Lefèvre, nato a Bruxelles nel 1637, e attivo a Venezia dalla metà del Seicento fino alla sua scomparsa, nel 1677.
Due personalità diversissime e dalle carriere divergenti, eppure se i dipinti di Lefèvre mostrano una chiara affinità con Paolo Veronese è nelle incisioni – come appare nelle venti stampe esposte che il fiammingo mostra un profondo rapporto con le opere di Tiziano.
Nelle 51 stampe di riproduzione di Lefèvre che l’editore fiammingo naturalizzato veneziano, Jacob van Campen, pubblica 5 anni dopo la morte del suo conterraneo, spiccano proprio alcune delle opere di Tiziano in cui si manifesta in sommo grado la predilezione per lo scenario naturale. Non solo: intitolata, a seconda dei due frontespizi compresi nella prima edizione, Opera selectiora o Opera excellentiora, la raccolta di Van Campen riprende ben ventotto delle acqueforti di Lefèvre tratte da originali creduti di Tiziano, lasciando intravedere un interesse per quest’ultimo che il suo catalogo pittorico difficilmente farebbe intuire.
Interessante è che queste ultime opere – che rientrano in quel genere di composizioni in cui il paesaggio appare viceversa centrale e le figure sono secondarie – non sono mai state tradotte in quadri su tela o tavola, appartenendo invece a una produzione «di raffinati disegni, incisioni e silografie attribuibili in parte al maestro medesimo, in parte a una squadra di collaboratori, tra cui in primo luogo il giovane Domenico Campagnola». Una mostra che ci porta in questo universo artistico, fatto di rimandi, di connessioni e di grandi incontri.
Il paesaggio, spesso trascurato nelle opere di Tiziano, diventa protagonista instaurando una relazione tra le scene immortalate nelle stampe e le montagne UNESCO del territorio cadorino in un dialogo tra l’arte e la natura circostante. Il ricco programma di conferenze offre poi un’opportunità unica per addentrarsi nell’ambiente artistico e culturale che circondava Tiziano. Michel Hochmann, esperto di storia della pittura italiana, presenta un’interessante prospettiva sulla bottega del pittore a Venezia nel Cinquecento. Le sue riflessioni gettano luce sulle dinamiche di formazione e produzione artistica che hanno contribuito a modellare l’arte di quel periodo.
Un progetto reso possibile grazie alla collaborazione tra diverse istituzioni, sottolineando l’importanza di mantenere viva la memoria di Tiziano e il suo impatto nell’arte e nella cultura.
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