Da
quali esigenze e con quali obiettivi, pur operando i suoi componenti in realtà
geograficamente distanti, è nato Face?Face
è nato con l’obiettivo di creare un sistema europeo di fondazioni che
collaborino nel sostenere l’arte contemporanea. Le cinque partner del progetto
(la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la Ellipse Foundation di Cascais, la
Deste Foundation di Atene, la Maison Rouge di Parigi e Magasin 3 di Stoccolma)
hanno in comune il desiderio di sostenere i giovani artisti e di far conoscere
il loro lavoro a un pubblico sempre più ampio. In questo senso, la lontananza
geografica delle rispettive sedi, il diverso contesto culturale in cui ciascuna
fondazione opera e la possibilità di condividere progetti culturali concreti,
come avviene con la prima mostra
Indagini di un cane, costituisce senz’altro un
elemento di ricchezza per Face.
Il
confronto con le realtà estere quali difetti e quali pregi del sistema italiano
mette in rilievo?Dal
punto di vista normativo, le fondazioni culturali italiane non godono di un
regime particolarmente favorevole. Il confronto con le altre realtà europee
evidenzia, ad esempio, la necessità di migliorare il
regime italiano della detraibilità fiscale delle donazioni: in Italia, infatti,
il fisco non è particolarmente generoso nei confronti delle persone
fisiche che danno contributi a enti culturali come una fondazione, permettendo
di detrarre solo il 19% dell’importo della donazione stessa dall’imposta lorda
sul reddito. Un cambiamento normativo di questo
regime aiuterebbe le fondazioni culturali a continuare ad offrire i propri
servizi ai cittadini, nonostante le continue diminuzioni dei finanziamenti
pubblici.
Chi
ha selezionato le opere in mostra e in base a quali criteri?Le
opere in mostra sono state selezionate dai curatori delle cinque fondazioni
sulla base della pertinenza al tema della mostra, attraverso un dialogo
costante e una collaborazione strettissima, che hanno permesso loro di
condividere tutte le scelte espositive.
Qualche
anticipazione sulle prossime iniziative di Face…Innanzitutto,
Indagini di un cane non si limiterà a viaggiare nelle cinque sedi delle fondazioni
partner: diverse realtà museali europee hanno già mostrato interesse ad
accogliere la mostra, come la Kunsthalle di Bonn. Accanto all’attività
espositiva, Face intende poi orientarsi verso la commissione e la produzione di
opere di giovani artisti e redigere pubblicazioni e cataloghi di arte contemporanea.
In
futuro pensate di estendere la membership? Quali altre fondazioni italiane
vedrebbe bene in Face?Face
è un progetto aperto alla partecipazione di nuovi partner: tutte le fondazioni
italiane ed europee che, come noi, abbiano una collezione, uno spazio
espositivo e soprattutto la missione di avvicinare all’arte contemporanea un
pubblico sempre più ampio potranno farne parte.
Quello
della fondazione è un assetto giuridico ormai sempre più diffuso. Secondo lei
perché? Tentativo di superare il fallimento del settore pubblico, autentica
voglia di impegnarsi in prima persona o escamotage burocratico?Una
fondazione come la mia nasce innanzitutto dalla voglia autentica di impegnarsi
in prima persona a favore dell’arte e della cultura. Dal punto di vista
fiscale, infatti, una fondazione non garantisce alcuna agevolazione particolare
né al suo fondatore né, come dicevo, a chi intenda darle un contributo
economico, e viene considerata alla stregua di una qualunque attività
commerciale, senza alcuna speciale facilitazione amministrativa. L’unico
vantaggio burocratico di una fondazione è quello di essere un soggetto privato,
che può quindi agire con maggiore snellezza nel prendere decisioni rispetto a
un ente pubblico.
All’inizio
dell’autunno, in un articolo su “la Repubblica”, lei si è detta pronta ad
accettare “gli inviti” ricevuti “da altre città, anche dagli stessi
assessori alla cultura”. Una dichiarazione dettata da cosa? E quali sono le “altre
città” cui
faceva riferimento?La
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è fortemente legata al territorio torinese e
piemontese e non ha alcuna intenzione di trasferirsi. Abbiamo appena terminato
la programmazione espositiva del prossimo anno e stiamo già lavorando per il
2011. Certo, continueremo a collaborare con istituzioni italiane ed europee per
la realizzazione di mostre in altre città, come abbiamo fatto in passato con il
Principato di Monaco, il museo Benaki di Atene e il comune di Aosta, come
attualmente stiamo facendo con Palazzo Ducale di Genova e con gli assessorati
di Milano e Roma per prossime future collaborazioni. Ma la nostra sede
continuerà ad essere a Torino.
Però
diciamolo: Torino capitale dell’arte contemporanea è un poco tramontata…Assolutamente
no. La città ha ancora molte potenzialità da questo punto di vista. Basta dare
un’occhiata al programma di
Contemporary Arts Torino Piemonte, che riunisce tutti gli
appuntamenti dell’autunno legati all’arte e alla cultura contemporanea (dagli
eventi nei musei ad Artissima, alle aperture straordinarie delle gallerie, agli
appuntamenti che coinvolgono l’Accademia e i collezionisti), per rendersi conto
che Torino è destinata a restare un’eccellenza in questo campo.
Il
titolo “kafkiano” della mostra inaugurale porta ineludibilmente una domanda sul
potere. Sulla scena attuale del Belpaese, il “culturame” può ancora avere un
ruolo sociale e politico nel senso alto del termine?Ho
sempre creduto, e continuo a pensare, che la cultura sia un valore
imprescindibile per lo sviluppo sociale del nostro Paese. L’arte contemporanea,
in particolare, va considerata come un vero e proprio veicolo di formazione e
apertura intellettuale per tutti noi: lo sguardo degli artisti e le opere da
essi create sono capaci di fornire interpretazioni puntuali della realtà,
aiutandoci a vivere con maggior consapevolezza il nostro tempo e ad acquisire
una visione più critica su quello che accade. Per questo credo che l’arte
contemporanea e i suoi linguaggi debbano diventare alla portata di tutti e per
questo la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo continua a impegnarsi,
quotidianamente, da ormai quindici anni.
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Secondo me dovrebbero far pagare una sovrattassa come risarcimento per il potere e l'influenza esercitate.
E' più conveniente aprire una galleria o una fondazione?
magari la sandretto andasse ad aprire i battenti altrove! VIA DA TORINO!!!
La Sandretto ha impedito che a Torino si sviluppasse un reale pluralismo che poco più di dieci anni fa pareva possibile