La filosofia come attività del pensiero che si avventura in territori diversi, dialogando con altre discipline, è protagonista dell’ottava edizione del Festival che si tiene a Modena, Carpi e Sassuolo da domani al 21 settembre. Fine radicato nell’etimologia stessa della parola che sposa amore e sapienza è quello di accogliere nel pensiero dimensioni differenti della realtà e di come l’essere umano la percepisce nella sua totalità di corpo, spirito e intelletto.
Fantastica-mente s’incontrano scienza e utopia, metafisica e mito, jazz e cabala, imitazione immaginativa della moda al maschile e consonanza intenzionale dei neuroni specchio, il “Dio disegnatore” e la storia dell’ombra. Regina della manifestazione è però la fantasia, che feconda un terreno condiviso di scambio e confronto. La presenza di pensatori e personalità di primo piano (Enzo Bianchi, Giulio Busi, Stanley Cavell, Omar Calabrese, Vincenzo Cerami, Terry Eagleton, Umberto Gallimberti, Silvia Vegetti Finzi, solo per citare qualche nome) promette incontri cruciali e un flusso continuo di idee vivificanti.
Teoria che si fa prassi, la filosofia dialoga con l’arte tra pittura, installazioni e fotografia nell’ambito delle ventidue mostre ospitate in luoghi pubblici e gallerie. “
Filosofando ad arte”, per Modena si passa dai grandi palloni spruzzati di colori che invadono lo spazio nella prima personale italiana di
Katharina Grosse, dal titolo ammiccante
Un altro uomo ha fatto sgocciolare il suo pennello (nella sede della Palazzina dei Giardini della Galleria Civica) alle sbalorditive visioni fantascientifiche dell’immaginario ottocentesco nella rassegna
Nostalgia di futuro al Museo della figurina; dall’installazione di
Daniel Spoerri, che mette in scena con nove unicorni
L’ombelico del mondo ai Musei Civici a
Il padiglione dei grandi sognatori alla Biblioteca Delfini dove, in un percorso ideato da
Antonio Catalano, ci s’imbatte in nonne sirene, ortaggi in cornice, armadi che nascondono piccole meraviglie e una camerata con dieci lettini che hanno sogni segreti da raccontare a quanti ancora sanno ascoltare.
La cittadina di Carpi si fa teatro per le inquietanti prospettive settecentesche delle
Carceri d’invenzione di
Giovan Battista Piranesi a Palazzo dei Pio, come per le fantasmatiche “dis-apparizioni” di
Elisa Seravalli nella videoinstallazione che evoca la leggendaria Dama Bianca del palazzo.
Sassuolo brilla di proiezioni notturne con
I colori della luce di Bruno Munari (alla galleria Paggeria Arte e sulla facciata di Palazzo Ducale), omaggio all’artista che crea negli anni ‘50 installazioni dinamiche, chiudendo nei contenitori per diapositive opere in miniatura fatte di pittura e materiali diversi che, proiettate, si trasfigurano assumendo dimensioni monumentali. Sempre a Sassuolo, immersione nel mondo sotterraneo del viaggio audiovisivo
MetropoliTana di
Ilaria Turba, dove ogni fermata è popolata di creature misteriose.
Le idee continuano a circolare a Modena nel
Fare, disfare, rifare, vedere di
Paolo Icaro alla Chiesa di San Paolo e in
Bibliodinamica che
Clara Matelli realizza nell’atrio del Palazzo dei Musei: blocchi in cemento, come pozzi di San Patrizio, dai quali attingere libri (materiali di recupero per la costruzione… di pensieri) che la Biblioteca San Carlo mette a disposizione dei visitatori. Entrando nella sequenza della performance, questi ultimi se ne potranno appropriare, lasciando un libero contributo che andrà a dotare di nuovi volumi una biblioteca costruita in un tucul a Shallalà, in Etiopia.
Molto altro c’è da scoprire al Festival: un’antologica sul sublime contemporaneo, acrobazie di danzatori appesi a gru, la prima nazionale del film
Promettimi di
Emir Kusturica, cene filosofiche ideate dall’Accademico dei Lincei Tullio Gregory, tango e concerti per bolle di sapone e voli di aquiloni sotto l’egida della creatura di
Cuoghi e Corsello,
Suf (per l’occasione divenuto acronimo di “sono un filosofo”), personaggio gonfiabile di otto metri che emana luce, sospeso in piazza Garibaldi a Sassuolo. Il tutto ad uso e consumo di quel “camaleonte divino” che, secondo Pico della Mirandola, è l’uomo.
Esuberante e pieno di gusto, il Festival è il contesto appropriato per un “intelletto che viene smosso dall’immaginazione”. E il cartesiano “cogito ergo sum” può qui essere rimpiazzato da “immagino dunque sono”. E se sentite parlare di
razion sufficiente, non avete inteso male: è il cestino-pasto, sobrio e filosofico, in vendita a 4 euro.