Ora gli appassionati d’arte avranno un motivo in più per andare a Rovereto: la riapertura, dopo oltre un decennio di complessi interventi, della terza sede del Mart, ossia la Casa d’Arte Futurista Fortunato Depero. Il modo migliore per festeggiare i cent’anni del Futurismo, non c’è che dire, visto che la Casa, voluta e progettata dallo stesso
Fortunato Depero, è il primo museo futurista d’Italia.
Il restauro, condotto dall’architetto
Renato Rizzi, pur duplicando di fatto gli spazi espositivi e i locali di servizio, ha saputo rispettare il progetto museografico di Depero, il cui cospicuo archivio, conservato presso il Mart e ricco di oltre 7.500 unità documentarie, è stato recentemente inventariato da Francesca Velardita.
Il museo consacrato a Depero fu inaugurato ufficialmente quarant’anni fa, nel 1959. Tuttavia, le sue origini risalgono addirittura al 1919, quando l’artista decise di mettere in pratica i proclami del manifesto
Ricostruzione futurista dell’universo – firmato nel 1915 insieme a
Giacomo Balla – aprendo a Rovereto la sua prima casa d’arte.
Inizialmente furono prodotti soprattutto arazzi, seguiti da cuscini, panciotti, mobilia, giocattoli e altri oggetti di design,
assai apprezzati anche in ambiti istituzionali quali la Biennale di Arti Decorative di Monza o l’Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi del 1925.
La rinnovata Casa d’Arte Futurista Fortunato Depero si sviluppa su tre piani per un totale di circa seicento metri quadri, metà dei quali adibiti a sale espositive. Alcune soluzioni architettoniche adottate sono ispirate direttamente ad alcuni particolari di opere di Depero, a iniziare dalle scale a tratti anguste, desunte dalle illustrazioni eseguite per
Un istituto per suicidi (1917) di
Gilbert Clavel.
Il piano terra è quello che più rispecchia il precedente museo, incentrato sulle sale
Eco della stampa e
Sala Rovereto. Se la prima documenta in maniera avvincente la produzione deperiana nel campo del graphic design – dall’
imbullonato alle numerose copertine di riviste -, la seconda è un tributo dell’artista alla Città della Quercia, scandito da dipinti che, rivestendo le pareti e i sottarchi dell’ambiente, avvolgono lo sguardo dello spettatore.
Le sale del primo piano sono dominate dalle preziose tarsie in panno, probabilmente le opere più significative dell’intero percorso, certo quelle che maggiormente rimandano agli esordi di Depero nel campo delle arti applicate. Maestosi quanto elettrizzanti, questi lavori furono realizzati in collaborazione con la moglie Rosetta. Nelle sale attigue si trovano pregevoli esempi di mobilia futurista, realizzati in legno e buxus, ma anche numerosi bozzetti e dipinti che rimandano alla giocosa produzione deperiana in questo settore.
Il piano superiore è consacrato, infine, ai
Balli Plastici, brevi scene teatrali interpretate da automi, tenutesi a Roma nella primavera del 1918. Qui sono esposti sia dipinti celebri come
Rotazione di ballerina e pappagalli (1917) che bozzetti scenografici e gli stessi automi in legno policromo.