Firenze, la fotografia al centro di Middle East Now: sei sguardi per raccontare un territorio

di - 15 Ottobre 2024

Dal 15 al 20 ottobre 2024, Firenze si trasforma in una finestra aperta sul Medio Oriente contemporaneo con la 15ma edizione del Middle East Now, festival che, come ogni anno, punta i riflettori su una regione carica di complessità, attraversata da tensioni geopolitiche e da una vibrante creatività culturale. Cinema, arte, documentari e incontri animeranno il programma di questa edizione che ruota attorno al tema In Crisis: Solidarity and Resistance. Al centro delle riflessioni, le crisi che dilaniano il Medio Oriente – dalle devastazioni ecologiche ai conflitti armati – ma anche la resistenza e la solidarietà delle popolazioni coinvolte.

Tra i numerosi appuntamenti, la mostra fotografica AIR, RIVER, SEA, SOIL. A history of an exploited land, visitabile dal 17 ottobre al 2 novembre 2024 presso Rifugio Digitale. Qui sei fotografi, attraverso i loro scatti potenti, esplorano le tracce lasciate da decenni di colonialismo e sfruttamento ambientale sulle terre del Medio Oriente e del Nord Africa. Un’esplorazione che va oltre la superficie, portando alla luce l’intreccio tra dominio politico ed ecologia devastata.

Zied Ben Romdhane, TUNISIA. Jendouba. Fernanah . Ain El-Beya 14 July 2020

Sei voci fotografiche per raccontare le trasformazioni di un territorio

La mostra proposta da Middle East Now festival si pone come una narrazione visiva della storia recente di un territorio che ha subito le trasformazioni imposte da potenze esterne e interne. Le immagini esposte non sono semplici testimonianze documentaristiche ma atti di resistenza estetica, che sfidano le narrazioni semplificate e offrono un’immersione profonda nella realtà di una terra sfruttata. I fotografi coinvolti offrono prospettive uniche che dialogano tra loro, evidenziando le cicatrici lasciate sul paesaggio e sulle comunità che lo abitano.

Mohamed Mahdy, Children from Wadi El Qamar playing football on the main road

Partendo dal Nord Africa e in particolare dalla Tunisia nord-occidentale, Zied Ben Romdhane con Lost in Moments ci introduce alle condizioni di vita degli abitanti dei villaggi della regione di Jenouba che lottano per accedere all’acqua potabile. Da lì ci dirigiamo a ovest di Alessandria d’Egitto, dove Mohamed Mahdy con Moon Dust documenta gli effetti dell’inquinamento atmosferico generato da una fabbrica di cemento e le sue minacciose conseguenze sulla salute degli abitanti di Wadi El Qamar (Valle della Luna). Attraversando la Palestina, Canada Park di Razan Alsalah affronta il rapporto tra esilio e colonialismo recuperando tre villaggi palestinesi rasi al suolo dalle forze di occupazione israeliane.

Roï Saade

Spostandoci a est, verso la Giordania, Infertile Crescent di Nadia Bseiso indaga la terra arida e bruciata della moderna mappa giordana e gli impatti ambientali che i confini creati dall’uomo hanno avuto sull’ambiente di questa regione un tempo fertile. Da lì ci dirigiamo in Libano, dove il progetto The Epic of Dalieh di Roï Saade racconta la privatizzazione illegale della terra e del mare a Beirut, tracciando parallelismi con un’antica epopea. Infine, arriviamo in Iraq, dove Tamara Abdul Hadi con Re-imagining. Return to the Marshes offre un modo per reimmaginare e rivendicare le narrazioni delle persone e delle zone umide dell’Iraq meridionale, note come Al-Ahwar.

Tamara Abdul Hadi

Oltre la crisi: uno sguardo che unisce arte e denuncia

Attraverso l’obiettivo di questi artisti, vediamo la bellezza struggente dei deserti devastati dall’estrazione di risorse, i fiumi inquinati da decenni di industrializzazione incontrollata e le città distrutte dalle guerre incessanti. Ma ciò che emerge con forza è anche la capacità di resilienza delle persone, il loro legame profondo con la terra e la volontà di continuare a lottare per preservare la propria identità culturale e ambientale.

Il titolo della mostra AIR, RIVER, SEA, SOIL mette in evidenza i quattro elementi naturali che da sempre rappresentano la vita ma che in questo contesto vengono rappresentati come luoghi di sfruttamento. L’aria avvelenata, i fiumi prosciugati, i mari inquinati e la terra strappata alla sua fertilità, diventano simboli di un futuro incerto, in cui le conseguenze del colonialismo e del capitalismo selvaggio si manifestano con tutta la loro brutalità.

Roï Saade

Eppure, la mostra non si ferma alla denuncia. L’arte diventa un mezzo per riflettere sulle possibilità di rinascita. Le immagini ci invitano a guardare oltre l’apparente desolazione, cercando nei dettagli la persistenza della vita e della speranza. Come suggerisce il festival nel suo tema portante, la crisi non è solo una condizione di distruzione ma anche un’opportunità per ridefinire le forme di solidarietà e resistenza.

Tamara Abdul Hadi

Il Medio Oriente al cinema. E oltre

Accanto alla mostra fotografica, il Middle East Now festival presenterà oltre 30 film in anteprima, provenienti da Paesi come Libano, Iran, Siria, Egitto, Afghanistan, per aprire un ampio spazio di riflessione su un’area ancora troppo riferita a stereotipi narrativi. La serata inaugurale vedrà protagonista Hamed Sinno, compositore, scrittore e attivista libanese di base a New York, noto come frontman dei Mashrou Leila. Con Poems of Consumption, Sinno esplora temi come il consumo eccessivo, la noia e l’orientalismo, attraverso testi ispirati al realismo capitalista di Mark Fisher e scritti nello stile delle recensioni online. La performance sarà accompagnata da musica elettronica iper-pop, creata con suoni legati al consumismo.

Mohamed Mahdy, The residential area where people live in front of the cement factory

La Palestina sarà al centro di un importante focus, volto a esplorare un contesto politico, sociale e umano segnato dal conflitto con Israele e da una lunga storia di devastazioni. Tra i film in programma, No Other Land (Palestina, Norvegia, 2024, 95′), realizzato da un collettivo israelo-palestinese composto da Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham, Rachel Szor.

Acclamato al Festival di Berlino, vincitore del Miglior Documentario e del Premio del Pubblico, il film racconta l’amicizia tra Basel, un giovane attivista palestinese, e Yuval, un giornalista israeliano, nella lotta contro l’occupazione a Masafer Yatta, vicino Hebron. To a Land Unknown (UK, Palestina, Francia, Grecia, Olanda, Germania, Qatar, Arabia Saudita, 2024, 105′) di Mahdi Fleifel, narra le vicende di due cugini palestinesi, Chatila e Reda, cresciuti in un campo profughi libanese e ora bloccati ad Atene, dove cercano disperatamente di ottenere passaporti falsi per fuggire in Germania.

From Ground Zero (Palestina, Francia, Giordania, Qatar, 2024, 112’) è invece un progetto collettivo composto da 22 episodi, ciascuno realizzato da giovani autori palestinesi, che raccontano l’orrore quotidiano della guerra nella Striscia di Gaza, cercando di mantenere viva la speranza. Il progetto è sostenuto dal pioniere del cinema palestinese Rashid Masharawi.

Roï Saade

Il festival inoltre ospiterà il NÖL Collective, un collettivo femminista interdisciplinare con radici in Palestina, che unisce moda etica, cultura palestinese e giustizia sociale. Attraverso cooperative di donne in Cisgiordania e Gaza, NÖL promuove l’artigianato locale. A Firenze verrà presentata una speciale tote bag creata per Middle East Now e ci sarà un talk con la fondatrice, oltre a un’installazione shop a sostegno delle donne coinvolte.

In programma anche Inumana, melologo di Rossella Spinosa e Laura Silvia Battaglia, affronta la complessità del conflitto mediorientale attraverso pianoforte e voce, e un workshop culinario che esplora tradizioni e ricette della cucina di Gaza, in concomitanza con la nuova edizione di POP PALESTINE. Viaggio nella Cucina Popolare Palestinese, di Fidaa Abuhamdiya e Silvia Chiarantini (Meltemi Editore).

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