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Firmata la partnership tra GNAM di Roma e Pinacoteca di Brera: si parte da Mario Ceroli
Progetti e iniziative
di redazione
Due musei dalla storia prestigiosa in dialogo, per promuovere la valorizzazione reciproca dei propri patrimoni storicoartistici. È stata siglata oggi, 16 ottobre, la partnership che vedrà collaborare la GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e la Pinacoteca di Brera di Milano: le due istituzioni avvieranno un programma condiviso per lo sviluppo di progetti di studio e di ricerca scientifica, oltre che per la produzione di eventi espositivi. Reso possibile grazie al supporto di Banca Ifis, l’accordo di collaborazione prenderà avvio con la mostra dedicata a Mario Ceroli a Milano, con una sua installazione site-specific nella sala Stirling di Palazzo Citterio, allestita a dicembre.
Proprio lo storico edificio del XVIII secolo era stato già individuato come l’epicentro del progetto Grande Brera, le cui radici risalgono agli anni Settanta, su impulso degli allora Soprintendenti, Gian Alberto Dell’Acqua, che acquisì il Palazzo per conto dello Stato, e Franco Russoli, che ne iniziò i lavori di ristrutturazione. Nelle sue sale sarà infatti fruibile la raccolta di arte moderna e contemporanea appartenente alle collezioni di Brera. Il prima atto sarà dunque condiviso con la GNAM: la mostra di Ceroli, promossa nell’ambito della nuova partnership, farà tappa a Roma nella primavera 2025, con un ampliamento delle opere in esposizione attraverso una selezione antologica.
Alla conferenza stampa, svoltasi nella Sala delle Colonne della GNAM, sono intervenuti Renata Cristina Mazzantini, Direttrice Generale Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Angelo Crespi, Direttore Generale Pinacoteca di Brera e Biblioteca Nazionale Braidense, Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente Banca Ifis, il curatore Cesare Biasini Selvaggi e l’artista Mario Ceroli.
«L’accordo con la Pinacoteca di Brera, come quelli già stretti con i Musei Reali di Torino e le Gallerie dell’Umbria, è importante, soprattutto in un panorama culturale globale che vede crescere i musei internazionali, che diventano ogni giorno più grandi, aumentano le proprie collezioni e le espongono in più sedi», ha dichiarato Mazzantini, spiegando la natura dell’accordo, «Che permetterà alla Gnam e a Brera di unire forze e risorse per articolare un interessante programma di mostre, a partire da quella su Mario Ceroli, creando un ponte culturale ideale tra Roma e Milano. Ceroli è uno dei “nuovi maestri” dell’arte italiana: un artista unico, se pur già esponente di spicco dell’arte Povera e della stagione Pop. Questa mostra celebra la sua straordinaria carriera, pervasa da una costante ricerca della meraviglia», ha continuato Mazzantini, ringraziando Ernesto Fürstenberg Fassio.
Curata da Cesare Biasini Selvaggi, l’esposizione raccoglierà a Palazzo Citterio circa cinque tra opere e installazioni, tra le quali quella che dà il titolo all’intero progetto: Venezia. Si tratta di un’installazione monumentale di alcune decine di elementi, tronchi di alberi di pino provenienti dal giardino dell’abitazione romana dell’artista, tagliati a seguito della loro morte prematura causata dall’attacco della cocciniglia tartaruga.
Se l’esposizione, da un lato, è concepita come omaggio alla città che ha accolto lo scultore nel 1966, in occasione della Biennale Arte, determinandone la precoce affermazione sulla scena internazionale, dall’altro, è una meditazione sulla bellezza, sull’unicità della Serenissima e, soprattutto, sull’ingegno umano, sulla straordinaria pratica artigiana alla base della costruzione e della longevità di una città sull’acqua, dall’incredibile ingegneria di pali di legno infissi nel sedimento della laguna. Nella Sala Stirling si celebrerà quindi un’eco-mitologia immersiva di quella straordinaria attenzione rivolta alla natura, alla sua complessità, dalle diverse tradizioni del mondo nel corso della storia, fino alla rivoluzione industriale.
«Gli alberi sono la vita, e assomigliano molto all’uomo, alla sua struttura fisica», ricorda spesso l’artista. La sua è sempre un’opera per la comunità, utile, è l’intervento dell’arte e della cultura che deve entrare nelle strade, nelle comunità, «Perché – sottolinea sempre Mario Ceroli – nelle case non serve». Ceroli, che ha lavorato con i più vari materiali dal marmo al ghiaccio oltre che acqua, vetro, sabbia, terre colorate, stoffa, cenere, in quasi settant’anni di ricerca ininterrotta, conferma dunque il legno come suo complice d’elezione, lo stesso con cui ha cominciato l’itinerario nella scultura, vincendo già nel 1957 con un pezzo costituito da tronchi e chiodi il premio della Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
«L’installazione Venezia è un ulteriore attestato di fiducia dell’artista nell’uomo, nella natura e nella forza rigenerativa dell’alleanza artificio-ecosistema globale, è un suo monumento a quella inedita visione di società solidale e sostenibile che si può definire “nuovo umanesimo planetario”, nell’accezione proposta nel 2005 dallo scrittore e intellettuale Ernesto Balducci», ha dichiarato Biasini Selvaggi.