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L’albero di Natale di Fondazione Lavazza per supportare la ricerca medica
Progetti e iniziative
di redazione
Inaspettati, ricercati, ironici oppure concettuali, in ogni caso originali per loro stessa natura, anzi unici. Sono gli alberi di Natale d’artista presentati da Fondazione Maria Teresa Lavazza, che ha invitato 12 artisti a mettersi in gioco, reinterpretando uno dei simboli più iconici della festa più sentita dell’anno. Valerio Berruti, Stefano Biliato di Toiletpaper, Nicola Bolla, Leandro Erlich, Hilario Isola, Gianluca Malgeri, Marzia Migliora e Domenico Antonio Mancini, Tania Pistone, Marcantonio Raimondi Malerba, Andrea Salvatori, Francesco Snote e Shirley Rowlands di Accademia Aracne sono gli autori che hanno donato la loro opera alla Fondazione, così da sostenere un’asta di beneficenza per la raccolta fondi da destinare al progetto NeoGen. Si tratta del primo programma in Italia di screening neonatale mediante analisi genetica per l’identificazione precoce di 500 malattie pediatriche e, avviato l’1 ottobre 2023, prevede di arruolare nello studio circa 6mila neonati dall’Ospedale Sant’Anna di Torino.
L’attività della Fondazione Lavazza e il progetto NeoGen
Costituita nel 2021 a Torino, in memoria della Signora Maria Teresa Lavazza che, dal 1997 a luglio 2020 è stata Presidente di Adisco Piemonte, la Fondazione che porta il suo nome è la Fondazione di famiglia di Giuseppe e Francesca Lavazza. «La Fondazione eredita la visione, la passione e la generosità dell’operato della Signora Maria Teresa, che negli anni ha contribuito con numerosi progetti e iniziative al progresso medico scientifico per la cura delle malattie rare e gravi mediante un sostegno concreto alla ricerca e al ripensamento dei luoghi di cura dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino», spiegano dall’istituzione. «Un modello che ha consentito di migliorare gli spazi e garantire un costante progresso delle terapie e delle possibilità di cura delle malattie immunologiche e degenerative».
L’obiettivo del Progetto NeoGen è di individuare su una larga corte di neonati circa 500 malattie pediatriche la cui identificazione pre-sintomatica o precoce possa incidere sull’evoluzione clinica, creando poi un database che contenga i dati di sequenziamento dei neonati arruolati per essere rianalizzati su indicazione clinica, ovvero in caso di esordio di malattie ascrivibili a patologia genetica, in modo da accelerarne e semplificarne la diagnosi. Lo screening neonatale esteso (SNE) rappresenta da anni un formidabile esempio di prevenzione secondaria, che ha permesso finora l’identificazione e la terapia precoce di circa 50 malattie pediatriche.
I 12 alberi d’artista
In occasione della raccolta fondi, l’Accademia di Aracne, fondata nel 2019 dalla francese Shirley Rowlands, ha voluto rappresentare nel suo albero d’artista i simboli più̀ gioiosi del Natale: l’abete con i suoi classici addobbi, Babbo Natale e la sua fedele renna Rudolph, i giocattoli, la neve. Ma l’intento è regalare un sorriso, che nasce dalla buffa situazione rappresentata: una distrazione nella guida della slitta e, chi può̀ dirlo, magari anche un po’ di stanchezza nella notte più̀ magica dell’anno ed è subito…“incidente di Natale”. Ma tutti sono illesi!
«Ho un pessimo rapporto con il Natale e di conseguenza con gli alberi o con qualsiasi cosa che riguardi la sua attesa, la sua celebrazione, l’attenzione spasmodica per questa data», così Valerio Berruti racconta il suo albero. «Credo di averlo sempre avuto pur essendo stato un bambino felice e pieno di fantasia. Da quando sono nati i miei figli vivo un avvento costante: le prime letterine si scrivono a luglio, a metà novembre il nostro albero è già̀ pronto e illuminato. Per contrastare la Nemesi del Natale da qualche anno ho deciso di considerare l’albero come una tela o semplicemente come un luogo fisico in cui appendere ciò̀ che mi piace. In questo caso le sfere trasparenti ospitano le mie piccole sculture: un po’ del mio mondo si nasconde e fluttua tra le fronde affrescate e a mio modo mi permette di esser parte (felice) di questo 25 dicembre».
Per Nicola Bolla, invece, l’albero Player Tree pensato per il progetto della Fondazione Maria Teresa Lavazza è portatore di fantasia e meraviglia, di sogno e illusione fiabesca, senza perdere di vista mai la profondità̀ del pensiero e la serietà̀ del vivere. Sull’interazione tra l’umanità̀ e la natura si concentra invece la scultura di Leonardo Erlich, compost da un tronco tagliato che allude alla deforestazione, mentre la presenza simbolica dei piedi umani sottolinea la mutua dipendenza tra i due ambiti. Un Albero camouflage, che cerca inutilmente di nascondersi con un telo dai colori vivaci, realizzato con tessuto ecologico è quello presentato da Hilario Isola.
«Per quest’opera, mi sono ispirato a un dipinto che ho visto nel 2012 a Dresda, una straordinaria natura morta di Jan Bruegel. Il dipinto raffigurava un grande vaso di fiori eseguito con dettaglio e cura; tuttavia, guardandolo con più̀ attenzione ho potuto cogliere, con una certa sorpresa, il vero soggetto del dipinto: numerosi insetti, resi con altrettanta maestria tra fiori e foglie vigorose», così Gianluca Malgeri racconta la genesi del suo Albero della cuccagna.
Per Marcantonio, invece, «Cat-a-Christmas (suona come cataclisma) è il mio ironico tributo a questo, a quel margine di imprevedibilità̀ naturale che gioca con le nostre idee, sovverte i nostri programmi e che, purtroppo o per fortuna, è l’essenza pulsante della vita».
L’installazione realizzata da Marzia Migliora e Domenico Antonio Mancini in occasione dell’asta di beneficenza Non fare l’orso promossa dalla fondazione Maria Teresa Lavazza prende il nome da Ugolek, che significa “piccolo pezzo di carbone”, uno dei due cani sopravvissuti all’esperimento del programma spaziale sovietico nel 1966. L’opera è una fontana composta da più̀ elementi: un albero di Natale, una vasca d’acciaio e un cane a dimensioni naturale realizzato in cartapesta, rivestito con la carta usata per le spedizioni dei pacchi via corriere e posizionato di fianco all’albero. L’acqua, come in una fontana, esce a ciclo continuo da un ugello sotto il ventre del cane, ritratto nell’atto di urinare.
«Quando Chiara Massimello, al Mart di Rovereto, mi ha invitata, su indicazione di Francesca Lavazza, a immaginare l’albero di Natale “d’artista” per la Fondazione Maria Teresa Lavazza (che ha obbiettivi da raggiungere, per nulla effimeri), ho pensato che anche questo modo di esprimere l’arte (che per molti di noi invasati) è principalmente consolatorio, una necessità di viverla, crearla e condividerla, era un modo ancora nuovo di evocarla», spiega Tania Pistone, a proposito dell’opera 88 cucchiai e un albero. «E così eccomi qua, con i miei cucchiai piegati e dipinti, per uscire da quella casella che a volte ci intrappola in quello che crediamo essere possibile o impossibile, usando l’immaginazione e non la fantasia».
Per l’iniziativa benefica Non Fare l’Orso, Andrea Salvatori ha pensato d’ispirarsi a una novella del Bestiario di Cortázar, Lettera a una signorina a Parigi in cui gli animali, dei piccoli coniglietti bianchi, danno una pennellata d’irruzione del fantastico nel reale, ma danno anche la misura dell’inquietante, di quanto il quotidiano, l’abitudine, ci può̀ incastrare in maniera fatale. L’albero mette in scena dei piccoli acrobatici coniglietti bianchi, in fuga verso la cima, animati da un’energia inarrestabile. Hanno un aspetto tenero e innocente, ma sono totalmente ingestibili portano il caos nel regno domestico rappresentato dalla fragilità̀ del servizio di piatti e tazzine, che subito richiama la tranquillità̀ rassicurante della tradizione.
L’intervento di Francesco Snote è inteso come grado zero dell’architettura. L’interno cavo dell’albero è pensato come un fulcro e un ambiente in scala ridotta che offre la probabilità̀ di percepire lo spazio in maniera diversa e con cui relazionarsi in maniera intima. La scultura, composta da due pezzi modulabili in terracotta e tre tipi di polveri metalliche, è una figura con cui poter interagire che rimanda a un oggetto di uso comune, atemporale e fine a se stesso.