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Giacomo Zaza racconta FUTURA, il progetto di residenze d’artista di Fabbrica del Vapore
Progetti e iniziative
Interagire, deviare e attestare sono le parole che hanno scandito le tre fasi di FUTURA. Qual’è il loro significato e come gli artisti in residenza – insieme a quelli invitati – hanno interagito con esse nel contesto di FUTURA?
«Queste tre parole-chiave scandiscono tre momenti della residenza in Fabbrica del Vapore secondo un’idea di tessitura relazionale della ricerca artistica. Partendo dal presupposto che la residenza agisce dal basso, dall’esperienza del singolo artista (sfera soggettiva sempre più frammentata e moltiplicata), e gli offre una facoltà incondizionata d’indagine, ma anche una forma articolata di agency dialogica, i tre momenti sono gli stadi di un processo di convivenza, scambio, convergenza, incubazione d’idee e di rapporti spontanei. Nel progetto vi era l’urgenza di dare risalto al confronto e alla sinergia tra pratiche per riflettere non sulla produzione dell’opera, ma sull’operato artistico. Sgambaro, Furian, Grillo, o Marisaldi, Zeneli, Luis Gómez, hanno messo in luce la resistenza critica dell’artista oggi e la sua capacità “senziente”, rivendicando un’azione creativa sul limite di territori differenti (quali possono essere il reale e l’immaginario) senza la morsa del mercato o le linee guida del gradimento estetico. Le tre fasi di FUTURA hanno delineato una “zona pensosa”, direbbe Jaques Rancière, caratterizzata da confronti aperti tra il curatore, i sei artisti in residenza e gli otto artisti ospiti, campionati nella ricerca contemporanea dagli anni Ottanta, dalla mostra Slip Angles con le deviazioni esplorative dei sei giovani artisti, e da Drifting Sides alla Fondazione Stelline, una convergenza di tutte le quattordici pratiche per una incredibile polifonia concettuale e formale».
Benedetta Fioravanti, Valentina Furian, Nicoletta Grillo, Lisa Martini, Giovanna Repetto e Davide Sgambaro: come si è collocato il loro lavoro all’interno di ciò che è stato FUTURA, ovvero un laboratorio di arte e pensiero fortemente connesso alla contemporaneità e aperto a un’esplorazione multidirezionale della realtà?
«Dentro il contesto di Milano, ad alta concentrazione di eventi e progetti, e, nel contempo, dentro una vita globale in cui possiamo navigare, creare e condividere contenuti, i sei artisti italiani under 35 hanno dimostrato un perspicace approccio non solo multimediale, ma soprattutto inter-disciplinare, variando continuamente l’oggetto di osservazione. Ciascuno ha prodotto un’indagine che porta con sé una tensione, una “perturbazione”, capace di inglobare sia i processi della memoria (episodica, semantica, empatica), sia molteplici versanti metamorfici e introspettivi, stimolando un’incredibile espansione sensoriale. Ad esempio, Davide Sgambaro reagisce all’opacità “mentale”, e in combutta con lo spazio architettonico, sollecita e turba il nostro sguardo: così è stato per Hey there you, looking for a brighter season (moth), 2023, in Fabbrica del Vapore, che utilizza lo spazio espositivo come contenitore di una luce stroboscopica irregolare e abbagliante, che ci attira e ci allontana, ripetendo in codice morse “Fear of missing out”. Benché l’opera veicoli inquietudine, emerge l’urgenza di vivere un tempo sospeso lontano dall’essere aggiornati, connessi e veloci. Stessa urgenza è avvertita da Nicoletta Grillo per la quale l’opera diventa un “promemoria” performativo ricco di suggestioni. La sequenza d’immagini scandite da un proiettore analogico per Scintilla, in Fondazione Stelline, riferisce sulla fragilità umana e sul respiro come momento per “prendere tempo” e testimoniare la gestualità di una sfera dilatata del vissuto».
Nel corso della residenza Benedetta Fioravanti è stata selezionata per una residenza con l’artista Ange Leccia in Corsica, e Valentina Furian ha vinto il Premio New York. Si tratta di due riconoscimenti importanti, che danno alla residenza una significativa funzione di lente d’ingrandimento.
«La residenza ha permesso a Benedetta Fioravanti e Valentina Furian di acuire maggiormente le loro ricerche con nuovi percorsi dello sguardo, utili a incrementare le loro pratiche sofisticate che sperimentano pensieri della realtà mediante immagini in movimento e combinazioni sonore. Sia Valentina Furian che Benedetta Fioravanti incorporano la complessità del mondo, restituendola attraverso narrazioni a più diramazioni. Sono interpreti dello scenario caleidoscopico della nostra realtà. La residenza in Fabbrica del Vapore ha costituito una tappa costruttiva del loro viaggio entropico, che ora prosegue nell’acquisire ramificazioni creative in Corsica per Fioravanti e a New York per Furian».
In esordio, lo scorso maggio, aveva dichiarato che il progetto fosse «un momento dialogico, riflessivo, offerto da molteplici scambi semantici e combinazioni mediali; dunque, una forma articolata di agency relazionale in movimento, aperta a una esplorazione condivisa». A pochi giorni dalla chiusura della mostra Drifting Sides, terza e ultima tappa del progetto, come rilegge il percorso di FUTURA? È andato come aveva immaginato? C’è stato spazio per l’imprevisto?
«Il percorso ha comportato un momento di ascolto delle visioni e delle riflessioni sollevate dagli artisti ospiti (Luis Gómez Armenteros, Driant Zeneli, Lina Selander, Ange Leccia, Eva Marisaldi ed Enrico Serotti, Hicham Benohoud, Rui Chafes). I sei giovani artisti hanno reagito e interagito ognuno in maniera differente. La maggior parte di loro ha saputo beneficiare del contatto con i “colleghi” più maturi, riuscendo a superare, attraverso il confronto, alcune “insicurezze” e potenziando nuove indagini. Inoltre hanno saputo sviscerare la loro ricerca come pratica foriera di variazioni. Tuttavia nella condivisione (tema su cui insistito) non ha prevalso il senso di un percorso collettivo, quel “primato del gioco” e dello scambio rispetto ai giocatori di cui parla Hans-Georg Gadamer nella sua critica al soggettivismo. É difficile travalicare o accantonare i rapporti solipsistici. Ad ogni modo, la residenza ha confermato in maniera imprevista la necessità di un’arte come esperienza extrametodica di confronto, incarnando formazioni ed esperienze propulsive».
Il confronto sembra essere il fil rouge di Slip Angels e Drifting Sides. «Pesando prima all’angolo di slittamento, per la mostra in Fabbrica de Vapore, e dopo al drifting, per la Fondazione Stelline – ha scritto – mi interessa il senso della percorrenza dentro uno spazio mutevole tra posizioni abili a far oscillare il nostro sguardo». Se del confronto possiamo parlare in termini di strumento, qual è il suo valore, quali sono le sue possibilità e come funziona nella prospettiva di un’arte come risorsa esplorativa?
«L’arte come risorsa esplorativa non è altro che un coacervo di ripensamenti e nonsensi, una mescolanza di generi e linguaggi, provocazioni e rivendicazioni etiche. Insomma è in un rapporto irrequieto con il mondo (compreso quello virtuale come in Giovanna Repetto). Il confronto, torno a ripetere, permette alle pratiche artistiche di entrare nelle trame stratificate della relazione e della condivisione, più che della comprensione. Il suo valore è quello dell’erranza: una fluttuazione critica, riflessiva, emotiva e intellettiva».