Certo, in quanto entrambi hanno fatto di tutto per
sabotare la diffusione delle proprie opere, con una tensione esistenziale che
viene a mancare quando ci si adopera per divulgare il loro lavoro. Bisogna
esser consapevoli di fare qualcosa che in realtà è contrario al loro spirito.
Spesso nella storia della cultura ci sono state cerchie di persone che hanno
coltivato movimenti e pensieri secondo una dinamica narcisistica che li ha
portati a sentirsi parte di un’aristocrazia. Si creano proiezioni narcisistiche
di fantasmi, e si finisce con il rinviare sempre di più l’appuntamento con la
realtà.
Tutto ciò è lontano dalla tua visione e anche da quella di
Aldo Tagliaferri, che molto ha fatto per la divulgazione del lavoro di Emilio
Villa, pubblicando testi e saggi importanti.
Sì, ritengo sia fondamentale non assimilare noi stessi
allo spirito di questi personaggi. Non è questo il nostro ruolo. Aldo
Tagliaferri è stato per molti anni direttore della Feltrinelli e, per chi si
affaccia oggi nel panorama editoriale, proviene da un altro mondo, remoto e
affascinante, profondamente scollato dalla situazione attuale.
Quali sono le differenze tra questi mondi?
Ovviamente oggi
si è molto attenti all’aspetto commerciale, il mercato è sempre più arrogante.
Era importante anche prima, ma un tempo un uomo con il potere e il carisma di
Tagliaferri poteva imporsi per proporre un autore e i suoi valori. Ora è
praticamente impossibile.
Tornando alle contraddizioni, qual è la più stridente?
Oggi stiamo lavorando con molte risorse per creare
un’edizione che sia degna dell’opera di Amelia Rosselli, quando lei ha
attraversato periodi in cui non riusciva a mettere insieme il pranzo con la
cena. È diverso avere a che fare con un corpus di testi rispetto alla vita
vissuta dagli autori, sono situazioni che non possono essere eluse, ma – come
diceva Beckett – non esistono soluzioni semplici.
È possibile che oggi esistano autori con le stesse
caratteristiche degli “irregolari” che stiamo analizzando?
È una domanda paradossale, perché se esistessero non
potremmo saperlo, non farebbero nulla per cercare la visibilità. La cosa che
più infastidisce del presente è il sistema di indifferenza nei confronti di chi
si propone nel mondo dell’arte.
Ma Villa non era poi così sconosciuto…
Anche Amelia Rosselli era famosa nella cerchia dell’intellighenzia
romana, tanto che
Fellini si ispirò a lei per un suo personaggio ne La dolce Vita. Quello che invece ha salvato
Emilio Villa è stato il suo rapporto con gli artisti e la sua attività di
critico.
Tagliaferri scrive che per Villa “tutto poteva essere
venduto tranne il diritto alla libertà e il territorio di quest’ultima coincide
con quello dell’attività artistica”.
A questo proposito, durante la sua
ultima conferenza a Perugia, se la prese moltissimo con il cosiddetto sistema
dell’arte e con la critica, perché sono istituzioni che a suo parere
irreggimentano e inibiscono questa energia primordiale che si sprigiona dalle
esperienze artistiche nella contemporaneità. C’è una doppia natura in Villa: da
un lato la memoria dell’educazione religiosa, un’obbedienza liturgica in ambito
ecclesiastico; dall’altro una virulenta tendenza alla ribellione, all’eresia e
all’anarchia. Nella pratica quotidiana aveva frequentazioni di tutti i tipi. E
aveva spesso tensioni con i suoi amici per via delle opere che riceveva in dono
e che non conservava.
Come con Burri che, quando cercò di protestare, si sentì
rispondere: “E che me ne dovrei fare delle tue opere se non venderle?”…
Infatti, da un lato il gesto artistico
viene equiparato all’aspetto sacro e terribile della religione, dall’altro
l’opera viene ridotta al minimo possibile. Per lui conta solo l’energia che si
sprigiona durante la creazione, quel che segue - la custodia dell’opera, la
critica, il mercato – non ha alcun valore. È un presente assoluto che non
permette estensione, quello che chiama il ponte infinito sul passato che è
anche futuro.
Una nota biografica: il rapporto con il padre è stato
determinante nella loro formazione?
Per Villa ne sappiamo molto poco, possiamo considerare la
sua avversione all’autorità del Padre anche come riferimento alla Chiesa
Cattolica. Nel caso di Amelia Rosselli è più accentuato: la santità dei santi
padri suona nel primo verso de La libellula, il suo poemetto più famoso.
Rosselli in un’intervista tarda disse che suo padre, morto da più di mezzo
secolo, costituiva per lei uno spazio di inabitabilità e tuttora una minaccia
alla sua esistenza: sapeva di essere molto grave nella sua forma di
schizofrenia, anche se non ne parlava mai. È stato un condizionamento pesante
dover essere all’altezza di un personaggio che era stato un martire
dell’antifascismo, morto assassinato tragicamente.
Dopo l’analisi e la discussione, il terzo momento delle
due giornate è stato dedicato a vivere un intreccio di intense performance
sulla base dei versi dei due autori.
Abbiamo cercato di scegliere artisti che fossero in
sintonia con esperienze così estreme. Quello che mi interessava era trovare
chi, pur amando i nostri Irregolari, sapesse mantenere una differenza, una componente
propria. Come scrive Villa, “poesia è attrito con la pelle del drago”. Quando si incontrano draghi come
Villa e Rosselli si ha un contatto aspro, scabro, problematico. Un musicista come
Diego Minciacchi o un’attrice come Sonia Bergamasco di certo non si sono
appiattiti interpretando questi difficili poeti.
Ritieni che un uomo di “potere”, che gestisce fondi per la
cultura, possa essere intimamente un “irregolare”?
Era più facile che accadesse in passato di dover praticare
l’”irregolarità” per mantenere rapporti significativi. Non è detto che un uomo
di sistema sia in sé il male, è qualcuno che deve assumersi una responsabilità,
una figura che deve fare da ponte. L’esperienza di Rivoli, siccome è voluta da
persone giovani come Bellini e Ricuperati, è incoraggiante. Questo significa
che anche i giovani possono assumersi la funzione di passaggio e l’impegno di
trasmettere conoscenza e valori alle generazioni future.
Il
rinnovato allestimento della collezione di Rivoli
Beatrice
Merz e Andrea Bellini, la (s)coppia che dirige Rivoli
a cura di barbara reale
[exibart]
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Cos'è la Politica se non l'arte di rendere civile una città?
Purtroppo oggi è tutt'altro.. è un mondo in cui si manipolano le frasi solo per distruggere e mai per costruire.
Perchè giovanni b. non sei venuto a questo incontro? era publicizzato ovunque.
Avresti visto studiosi seri parlare di argomenti che hanno studiato per una vita, avresti visto una poetessa come Rosaria Lo Russo difendere con forza la figura di Amelia Rosselli, o una latinista di nome Cecilia sviscerare ogni virgola di testi importanti con voce profonda e grande dignità.
Avresti visto il lungo giardino della manica lunga risuonare di voci del passato e poi sulle scalinate un uomo pieno di onore leggere passi senza tempo, mentre un violinista e mille suoni dell'oggi interpretavano la lotta tra il divino e l'umano.
Avresti potuto esserci, e invece no, ma credimi le stelle restano in cielo mentre la terra è di chi ha l'umiltà di provare ad esserci.
incredibile!!! è come se Ricuperati fosse coodirettore con Bellini!
Beatriceeee Meeeerz..salvati da sti buzzurri!!
e salvaci con te!
cara lady of shalott....c'ero..eccome se c'ero...ecco perchè mi permetto di parlare. il castello di Rivoli l'ho vissuto nel suo crescere..spero non doverne vedere la sua morte.
meditate gente meditate
scusami giovanni b
mi sembra che le prime due uscite degli Irregolari siano ineccepibili in quanto a qualità...Emilio Villa, Amelia Rosselli, oggi una bellissima intervista di Hans Ulrich Obrist a Penone, e finalmente si parla di nuovo del Castello di Rivoli.
W Bellini e w Ricuperati !
E abbasso le stupide invidie locali
continuate così fategli del male agli invidiosi
...e poi ci lamentiamo che in Italia prolificano gli Sgarbi, i Goldin, i Bonami o i Beatrice&Beatrice ? Cerchiamo di essere seri, soprattutto gli artisti su di cui pesano le colpe maggiori di questa situazione del........
Bisognerebbe ricordare anche Eugenio Battisti che dell'anti accademismo italiano fu una autorevole voce sia dal punto di vista delle proposte istituzionali che degli studi aprendo un dialogo con gli stati uniti negli anni sessanta, elaborando in italia il primo data base dell'arte. Il suo anti accademismo si può leggere in tutti i suoi libri a cominciare da "L'antirinascimento".
Marcello Carriero
bellini sembra proprio sensibile, e poi era necessario che finalmente ci fosse una presenza carismatica a Rivoli..
Buon lavoro e in bocca al lupo per tutto!
ma che banalità in questi commenti! w bellini w ricuperati!! ma bravi.. chi siete? gli amichetti del cuore e delle cenette che ve la raccontate un pò?
ormai non c'è più il senso dle niente. qualità pari a zero. improvvistai che parlano di arte quando non sanno nemmeno un minimo di storia.
via via via tutti
veramente le cenette fra amici erano una consuetudine della vecchia direzione, ora i due direttori hanno annullato anche la cena delle inaugurazioni, e sicuramente la storia è meglio farla che subirla..
le cenette si fanno ma in privato!