In principio fu la ex-Faema. Laddove si facevano indistruttibili macchine del caffé per bar, si trasferì la redazione di Abitare e il gallerista Massimo de Carlo. Una rivoluzione non da poco. Poi venne la ex-Dropsa e in luogo degli oli per lubrificazione arrivarono Francesca Minini e la galleria Klerks. Per il 2007 sarà la volta della ex concessionaria della Hyunday dove si trasferiranno Pianissimo, Zero, Ca di Frà e altre gallerie. E per il 2008? Per il 2008, sempre a Lambrate naturalmente, ci si sposterà da Via Ventura e da Via Massimiano verso Via Arrighi, dove sta per partire il cantiere del centro creativo Brainport. Qualche giorno prima dell’arrivo delle ruspe, Mariano Pichler, il collezionista che è stato promotore di tutte le riqualificazioni sopra menzionate, invita Milano a scoprire questa fetta di città in riva al Lambro per una tre giorni nostop.
Le tre serate di apertura sono un exploit di un progetto che lascia pensare a qualcosa di molto più grosso…
Le tre serate di arte contemporanea di Lambretto nascono esclusivamente in virtù della continuità ideale con gli altri eventi -Perspectives nel 2001, ElettrOrganica nel 2002 e Dojo nel 2005- tenutisi in Via Ventura come strumento collaudato di promozione dell’area. In questo caso non c’è un progetto curatoriale come per i precedenti eventi che furono curati da Luca Cerizza, ma solo l’invito a diverse gallerie ad esprimersi in un contesto logistico e architettonico favorevole, in attesa della demolizione dell’area stessa.
La ragione del suo successo sta nell’aver coniugato la sua attività lavorativa nel real estate con la passione per il collezionismo…
Si tratta solo di una strategia imprenditoriale divertente.
È possibile che ci sia oggi più creatività, entusiasmo e peso specifico nell’organizzazione di eventi che nelle opere presentate e promosse dagli eventi stessi? Può un imprenditore sostituirsi, almeno in parte a dei soggetti culturali rimpiazzandoli nella produzione di eventi, rinunciando alla posizione passiva di mecenate?
Penso che spesso gli eventi diventino opere a discapito delle opere stesse presentate in quanto ormai il concetto di “consumo” domina la contemporaneità, pertanto l’imprenditorialità e l’attività di tutti i soggetti culturali privati e pubblici.
Quest’attitudine consortile che sembrerebbe caratterizzare, almeno in apparenza, il gallerismo milanese dell’ultima ora non rischia di appiattire, a suo parere, non tanto la libera concorrenza, quanto la proposta culturale degli spazi stessi?
Gli spazi di Via Ventura-Massimiano, con l’insediamento spontaneo di varie gallerie, hanno aumentato considerevolmente la loro proposta culturale complessiva. In Via Ventura al momento esistono due case editrici, una scuola internazionale di design, una radio nazionale, una libreria di grafica-design-arte contemporanea, due espositori di prodotti di design, sette studi di architettura, due studi di grafica, due società di comunicazione, sei gallerie di arte contemporanea, un enorme spazio location dove spesso vengono proposti eventi culturali. Difficile annoiarsi nell’appiattimento culturale e prevedere limiti alla creatività e al libero mercato.
Da tempo si parla di Zonaventura come della Chelsea di Milano, ma sappiamo benissimo che non può essere così per via delle forti carenze strutturali della zona, dalla posizione alla mancanza di alcuni servizi aggiuntivi.
Lambrate, dove si trova Via Ventura, è la periferia più servita di Milano. Una stazione del metrò, una stazione ferroviaria nazionale, l’aeroporto di Linate, due uscite della tangenziale est, due capolinea di bus e metrò, due parchi cittadini, un fiume – che un giorno sarà trasparente – due centri sportivi, tante scuole per tutti i credi e lingue, tanti supermercati fra i quali il più grande e il più economico di Milano, due Chiese, una bella Piazza rotonda con 100 alberi con sopra ognuno la targa commemorativa di 100 partigiani caduti a Lambrate (piazza delle Rimembranze). Non manca nulla, manca forse un museo. Magari d’arte contemporanea. Per pensare al futuro.
Da quali istanze nasce l’area autosufficiente Brainport, che sarà il cuore del Lambretto?
Brainport sarà un contenitore immobiliare con caratteristiche architettoniche e distributive innovative per attività creative, consapevoli che la cultura è un investimento reale. Un polo creativo, un’officina di idee, un laboratorio di nuove attività che potrà ospitare fino a 30-40 imprese avviate, tra cui agenzie di pubblicità, studi di architettura e legali, associazioni e gallerie d’arte. Uno spazio che consentirà di combinare autonomia e servizi condivisi (come foresterie per gli ospiti, mensa, palestra e micronido interni) con benefici dal punto di vista sociale e ambientale.
Prevede un coinvolgimento futuro delle istituzioni? O c’è una volontà di sostituirsi ad esse, sottolineandone eventuali mancanze? D’altronde non sarebbe la prima volta che l’Associazione Start, con cui il suo progetto sembra avere forti intersezioni, entri in contrasto con il Comune di Milano…
Lambretto non ha nessuna intersezione con l’Associazione START se non le date e le materie prime: le gallerie. Il progetto Brainport, se avrà successo, sarà solo oggetto di statistica per il Comune di Milano e verrà inserito forse nei percorsi dell’Urban Centre come è successo per Via Ventura.
a cura di santa nastro
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Bizzarro, allora chissà perché nella mappa di Start ci sta anche ill Lambretto.