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Il cavallo, il mazzocchio e il volto del maestro: a Milano un viaggio nell’ingegno di Leonardo
Progetti e iniziative
Al museo Leonardo3 di Milano, ha aperto IL CAVALLO, IL MAZZOCCHIO E IL VOLTO DEL MAESTRO. Disegni milanesi di Leonardo da Vinci e Francesco Melzi, a cura di Massimiliano Lisa, direttore di Leonardo3, ed Edoardo Zanon, direttore scientifico, in corso fino al 15 febbraio 2025. Un traguardo importante per questa realtà collocata in Piazza della Scala e dedicata allo studio vinciano: a distanza di 11 anni dalla sua apertura, infatti, il museo espone per la prima volta disegni originali di Leonardo da Vinci accanto alle oltre 200 macchine interattive ricostruite attraverso lo studio dei suoi progetti. Alla creazione della mostra hanno partecipato studiosi, storici dell’arte e ricercatori dei beni culturali, tra cui Martin Kemp, professore emerito della Oxford University e consulente scientifico del Museo e Centro Studi Leonardo3.
Per realizzare una mostra quanto più accurata dal punto di vista scientifico e filologico, sono stati consultati la Biblioteca Reale di Torino, il Civico Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, il Gabinetto dei Disegni della Pinacoteca di Brera e la Veneranda Biblioteca Ambrosiana. L’intento del museo Leonardo3 è proprio quello di restituire ai visitatori e alle nuove generazioni una ricostruzione delle scoperte e dei luoghi vinciani.
In occasione di tale intreccio tra studi, ricerche e realtà esterne, è stato realizzato fisicamente il mazzocchio – solido complesso composto da ben 32 sezioni ottagonali – disegnato da Leonardo, intorno al 1510, sul Codice Atlantico (f. 710 a-b), un lavoro concepito e diretto da Edoardo Zanon, responsabile scientifico di Leonardo3, e realizzato nel laboratorio modelli del museo. Si tratta di una parabola di ingegno che, in questa mostra, diventa materia. In esposizione è possibile osservare dal vivo anche il disegno su cui il Maestro aveva abbozzato il suo mazzocchio, probabilmente senza mai realizzarlo.
La storia del mazzocchio
Il mazzocchio attrasse l’interesse di Piero della Francesca, il cui interesse era già orientato verso oggetti tridimensionali complessi inseriti all’interno delle proprie composizioni pittoriche. Leonardo fu con molta probabilità il solo tra i successori di Piero della Francesca a padroneggiare e implementare i metodi esposti in un suo scritto. Il disegno in mostra presenta un mazzocchio vacuo, ovvero visto in trasparenza, composto da 512 pezzi in totale, ognuno dei quali deve essere collocato in una specifica angolazione. Il disegno stesso non indica quale tecnica prospettica abbia utilizzato, dato che la laboriosa costruzione è stata realizzata altrove e poi trasferita sul foglio del Codice Atlantico tramite bucherellatura, che ha lasciato una grande varietà di punti di spolvero lungo tutte le linee di proiezione.
Leonardo e il cavallo
Leonardo si è dedicato assiduamente al disegno dei cavalli durante le principali fasi del suo percorso, a partire dall’Adorazione dei Magi, realizzata tra il 1481 e il 1482 e conservata oggi agli Uffizi, i cui modelli appaiono sullo sfondo. I cavalli dell’Adorazione hanno innescato una peculiare serie di varianti e derivazioni, tra le quali il disegno di un cavaliere in sella al destriero e in lotta con un grifo.
Oltre all’approfondimento del genio leonardesco, la mostra si pone l’obiettivo di far conoscere lo stringente legame tra Leonardo e la città di Milano. Alla corte sforzesca Leonardo intraprese il progetto del monumento equestre a Francesco Sforza, per il quale considerò dapprima di rappresentare il condottiero su un cavallo impennato, optando poi un più canonico cavallo al passo. Al suo ritorno a Firenze il suo incarico più importante fu per la pittura murale della Battaglia d’Anghiari nella Sala del Maggior Consiglio. I cavalli divennero per Leonardo un leitmotiv nella sua opera grafica. Tra i 29 disegni conservati nella collezione della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e non appartenenti al Codice Atlantico se ne conserva uno in cui è raffigurata la parte anteriore di un Cavallo a spasso.
Francesco Melzi e il volto di Leonardo
Tante, negli anni, sono state le effigi di Leonardo, a testimonianza della curiosità attorno al suo volto e alla sua immagine. Vi fu un disegno torinese realizzato a pietra rossa che emerse alla fine del XVIII Secolo, offrendo all’immaginario collettivo l’idea di come il genio universale dovesse apparire. Recentemente, a Windsor, un più aggraziato ritratto di Leonardo di profilo ha goduto di consensi, spesso con un’attribuzione al suo devoto discepolo Francesco Melzi. L’ampio disegno britannico è stato tradotto in una scrupolosa copia, anche questa attribuita da Carlo Pedretti a Francesco Melzi. In questo caso, Melzi, conosciuto per aver fedelmente imitato alcuni disegni vinciani, avrebbe copiato il suo stesso disegno, un’ipotesi che resta del tutto plausibile.