Il Festival des Cabanes a Villa Medici, tra giardini e creature mitologiche

di - 29 Giugno 2022

In occasione della prima edizione del “Festival des Cabanes”, sabato, 25 giugno 2022, Villa Medici ha aperto le porte al pubblico per un percorso immersivo nei suoi giardini Rinascimentali con concerti (Thierry Miroglio), DJ set (Ninos Du Brasil, Laura Agnus Dei e Malibu) performance, installazioni luminose (Laurent Tixador, Marion Collé, Théodora Barat) letture (Emmanuele Coccia, Deborah Levy) e laboratori all’aperto. Sezioni di legno sono state messe a disposizione per costruire capanne in miniatura, di cui poi conservare un ricordo fotografico su polaroid. Lungo il labirintico e suggestivo tragitto nella Villa sono state collocate quattro installazioni architettoniche in legno degli studi DREAM, KOZ e WALD.

Il grande spazio di fronte alla Villa – con affaccio sulla città di Roma e la cupola di San Pietro in bella vista, tra fontane, obelischi e aiuole, tra le quali vaga quieto un magnifico pavone – vede l’inizio della mostra di Jean-Marie Appriou, scultore francese scelto per il trentacinquesimo Art Club, a cura di Pier Paolo Pancotto. Padiglioni e sculture saranno visitabili fino al 2 ottobre 2022.

Jean Marie Appriou, ph. Luana Rigolli

«Questa è la prima mostra istituzionale in assoluto in Italia per Jean-Marie Appriou, con opere create appositamente per questi spazi. Appriou è molto affermato all’estero, meno in Italia. È giusto che sia conosciuto anche qui», ci ha spiegato il curatore, illustrando le undici sculture inedite collocate tra le logge esterne della Villa, la Gipsoteca e la Stanza degli uccelli, l’allora Studiolo di Ferdinando de’ Medici, meravigliosamente affrescato. «Appriou è uno scultore che tende sempre a ibridare la realtà con la fantasia: in questo caso si è lasciato influenzare dalla Villa e dalla sua storia, mescolando suggestioni diverse da Napoleone a Balthus», aggiunge Pancotto.

Jean Marie Appriou, ph. Luana Rigolli

Il percorso scultoreo è pensato come un viaggio e comincia infatti con un’opera che è un incrocio mitico tra una nave e un’arpia, creatura mitologica con volto di donna e zampe di uccello. L’ispirazione viene ad Appriou dai poemi omerici. La sua nave appare sintesi perfetta di Ulisse e il canto delle Sirene, noto dipinto del preraffaellita John William Waterhouse. Sirene e arpie nel corso dei secoli hanno subito una sovrapposizione iconografica. Prima di confluire nell’immaginario come metà donna e metà pesce, le sensuali cantrici dei mari erano raffigurate infatti come volatili dai tratti femminei. E, ai motivi che i grandi pittori d’ottocento reinterpretarono con maestria, Appriou si rifà con un’Ofelia in bassorilievo.

Jean Marie Appriou, ph. Luana Rigolli

Segue la scultura di una specie degli abissi con viso antropomorfo. «Quello che trovo interessante del lavoro dell’artista è che ragiona su temi antichi, ma che in realtà sono estremamente attuali. Questo cavalluccio marino ha un volto femmineo e insieme mascolino. Chi osserva la scultura potrà chiedersi se è un maschio, una femmina…ha importanza oggi?», commenta Pancotto.

Un Giano bifronte color cobalto, posizionato in prospettiva di fronte alla Villa, sembra rispecchiare il dualismo dei leoni in pietra dell’ingresso, ai quali Appriou dedica altre due sculture. Una coppia di teste leonine, l’una chiara e l’altra scura, sono sistemate nei giardini, fra piante lasciate volutamente incolte, dalle quali emergono, in clima onirico, frotte di altre sculture: guerrieri, ninfe, divinità, cavalli rampanti tratti dalla collezione medicea.

Jean Marie Appriou, ph. Luana Rigolli

Una foca e un pesce guizzante si aggiungono alla serie di sculture animali. Per chiudere il percorso della mostra, Appriou crea un piccolo omino con un casco, collocato sopra la nicchia di una fontana: è il Cosmonauta, minuto idolo sacro, proiettato verso il futuro.

Lo stile scultoreo di Appriou, giacomettiano, mette al centro metamorfosi e cromia, ponendo l’accento anche sul lavoro manuale. In ogni opera infatti sono visibili i segni dei polpastrelli, a sottolineare la vitalità e il dinamismo delle sue creazioni poetiche.

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