21 maggio 2014

Il giallo (e le sorprese) della Biennale di Bucarest

 
Apre dopodomani. Ma col fiato sospeso, o quasi. Perché la sesta edizione della biennale della capitale romena è stata preceduta da improvvisi abbandoni (di curatori), nuove nomine e altri abbandoni (sempre di curatori). Fino a che è rimasta nelle mani di quello che forse è il curatore più giovane di qualunque biennale: Gergö Horváth, 20 anni. Che ha messo in piedi una kermesse centrata sull’angoscia. Intesa come strategia politica

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Bjørn Erik Haugen, Utopian Standard, black banner with white text, 500 x 160 cm, 2012. Courtesy of the artist and Bucharest Biennale
Si prospettavano grandi novità per la sesta edizione della Biennale di Bucarest, unica biennale dell’area mitteleuropea, in programma dal 23 maggio al 24 luglio 2014. Nell’estate del 2012 Razvan Ion e Egen Radescu, i fondatori nonché i direttori della kermesse internazionale romena, avevano affidato a Nicolaus Schafhausen il compito di curarne la sesta edizione. Schafhausen, che all’epoca stava lasciando Rotterdam, dove per anni aveva diretto il Witte de With, alla volta di Vienna, dove era stato chiamato a dirigere la locale Kunsthalle, aveva accettato l’invito nella prospettiva di lavorare a una mostra capace di risvegliare il grandeur mitteleuropeo.
La mostra sarebbe stata organizzata in stretta collaborazione con la Kunsthalle di Vienna e avrebbe rinstaurato il dialogo fra Vienna e Bucarest, mantenendo e ampliando lo scopo che dal 2005, anno di sua fondazione, anima la Biennale di Bucarest: il dialogo fra la capitale romena e il contesto internazionale.  
Video still from János Sugár (HU), Mute, ongoing project, installation, five video loops between 10-20’, 2005. Courtesy of the artist and Bucharest Biennale
Con l’appoggio di Office for Art di Berlino, l’agenzia di servizi per l’arte di Nathalie Hoyos e Rainald Schumacher, Schafhausen aveva sviluppato il tema della mostra riassumendolo nel titolo “Longing and Belonging” (Desiderio e Appartenenza). Gli artisti invitati alla 6. Bucarest Biennale (da qui in avanti 6BB) sarebbero stati principalmente artisti nati in Romania ma attivi altrove, il cui ritorno a Bucarest avrebbe permesso una riflessione sul significato dell’identità nazionale, sul concetto di “altro” e su quello di “sé,” sul complesso rapporto tra desiderio di appartenenza a un gruppo e ricerca della propria singolare individualità. Conferenze e workshop internazionali sul tema erano già stati programmati sia a Vienna che a Bucarest, anche grazie al sostegno degli sponsor che Schafhausen era riuscito a coinvolgere.
Tuttavia, in un comunicato di fine gennaio 2014 la Kunsthalle di Vienna ha annunciato il ritiro di Schafhausen dalla sua posizione di curatore della 6BB sostenendo che “diverse divergenze curatoriali e artistiche erano emerse fra le varie parti interessate nell’organizzazione e nell’esecuzione della BB6.” Essendo le divergenze di approccio “incompatibili” sia Schafhausen che la Kunsthalle di Vienna da quel momento sospendevano e si ritiravano da ogni attività legata alla BB6, «senza voler nuocere ad alcuna delle parti coinvolte».
Carlos Aires: How deep is your love, stainless steel knifes engraved with titles of love songs, dimensions variable, 2011
Considerato che la Biennale di Bucarest ruota attorno ai suoi direttori, Ion e Radescu, rispettivamente attivista politico e politologo che intendono l’attività curatoriale come radicale metodo d’analisi e azione politica nel contesto culturale e sociale contemporaneo, viene da pensare che le sopra citate “parti coinvolte” consistano nella triade Schafhausen, Ion e Radescu. A questo proposito, Ion e Radescu  –  che sono anche i direttori di PAVILION, il rizomatico centro per l’arte e la cultura contemporanea che figura come entità organizzatrice e produttrice della Biennale nonché della rivista dall’omonimo titolo che tratta temi legati a cultura e politica con taglio radicale, e che figura come reader ufficiale della Biennale – non hanno rilasciato dichiarazioni.
All’inizio di febbraio 2014, a seguito del ritiro di Schafhausen, i direttori della biennale hanno affidato ai giovanissimi Gergö Horváth e Ştefan Voicu l’arduo incarico di ripensare completamente la mostra a meno di quattro mesi dall’apertura. Dopo aver comunicato il nuovo tema, riassunto nel titolo Apprehension: Understanding Through Fear of Understanding (la cui traduzione suona più o meno Apprensione: Comprendere Attraverso la Paura di Capire) e aver rivelato i nomi di una prima ristretta rosa di artisti invitati (l’austriaco Erwin Wurm, l’italiana Chiara Fumai, l’ungherese János Sugár, i romeni  Adrian Dan, Dan Beudean, Matei Arnăutu e Zoltán Béla), il nome di Stefan Voicu, venticinquenne curatore indipendente residente in Italia, è scomparso da ogni comunicazione ufficiale della biennale, lasciando il ventenne Gergö Horváth, cittadino romeno di origine ungherese, nonché artista in erba e studente all’accademia di Cluji, alla guida della 6BB. Nonostante quest’ultimo colpo di scena, il tema della 6BB riflettere gli interessi di Horváth (casualmente vicini a quelli di Ion e Radescu) da qualche tempo impegnato a lavorare sul rapporto tra arte e società con particolare riferimento alle politiche della precarietà e alle strategie di sopravvivenza che si sviluppano come effetto di queste politiche.
Dromedar (NO), Art-core, performance in public space, 2014. Courtesy of the artist and Bucharest Biennale
Il titolo della mostra Apprehension: Understanding Through Fear of Understanding sottolinea in prima istanza il duplice significato della parola apprensione, che rimanda sia agli stati di angoscia, ansia e inquietudine derivanti dalla possibilità che un evento accada, sia alla facoltà della mente di individuare un’idea o un concetto specifico, anche astratto. Il rapporto tra apprensione, angoscia, paura è quindi il collante curatoriale della 6BB che ruota attorno ad alcune domande chiave: quali sono le potenzialità della paura nell’ambito dello sviluppo personale? Quando si impadronisce di noi e quando invece possiamo sfruttarla a nostro favore? Quale ruolo ha nella nostra vita e nella vita di una società? 
Fornendo possibili risposte a queste domande, la 6BB si propone di indagare la rilevanza politica della paura e di capire se l’angoscia, intesa come “angoscia del concepire” possa essere compresa in quanto strategia politica. In quest’ottica, il rimando alla storia della Romania e alle sferzate di potere conservatore che negli ultimi tempi hanno nuovamente interessato diversi paesi dell’area mitteleuropea, appare evidente, anche se Horváth, affascinato da paura e apprensione più che altro come metodi epistemologici e motori di sviluppo, non ne fa mai riferimento esplicito. Ad ogni modo, in questo contesto, pratica artistica e sviluppo sociale giocano un ruolo fondamentale essendo chiamati a contribuire alla costruzione di un Europa in cui la comprensione reciproca sia motore di sviluppo ad ogni livello, dal contesto locale a quello globale.
Stephanie Syjuco (USA/PH), Double Negative (Yes, This Poster is Not...), posters displayed in public spaces around the city, dimensions variable, 2010. Courtesy of the artist and Bucharest Biennale.
Gli artisti che alla fine delle varie diatribe sono stati invitati – Carlos Aires (ES), Matei Arnăutu (RO), Dan Beudean (RO), Adrian Dan (RO), Dromedar (NO), Arantxa Etcheverria (FR/RO), Filip Gilissen (BE), Bjørn Erik Haugen (NO), Jan Kaila (FI), Cezar Lăzărescu & 1+1 (RO), Raqs Media Collective (IN), Marilena Preda-Sânc (RO), Gabriel Stoian (RO), Stephanie Syjuco (USA/PH), János Sugár (HU), Alejandro Vidal (ES), Erwin Wurm (A), Mihai Zgondoiu (RO), Zoltán Béla (RO) – sono stati selezionati sulla base della rappresentatività di alcuni dei loro lavori per il tema di quest’anno, più che in base alla loro attività complessiva. Sono tutti artisti nati fra gli anni ‘70 e ‘80, la maggioranza dei quali in Romania, ma operanti altrove. Horváth spera che riunirne il lavoro nell’ambito della 6BB porti ad un rafforzamento del network internazionale di artisti che condividono le stesse radici culturali nonché alla dinamizzazione della scena locale. 
Zoltán Béla (RO), 1-11683, WWII helmet, nickelled with chrome plating, buzzard wings, 66 x 55 x 44 cm. Courtesy of the artist, Anca Poterașu Gallery and Bucharest Biennale.
La 6BB si sviluppa in quattro sedi principali: PAVILION (la sede espositiva gestita dagli istrionici Ion e Radescu, centro propulsore di tutta la biennale), l’istituto di Studi Politici dell’università di Bucarest (presso la quale Ion è docente di Studi Curatoriali e Pensiero Critico), il Museo del Contadino Romeno (che è anche una delle principali attrazioni turistiche della città), la Combinatul Fondului Plastic (fabbrica di materiali artistici sotto il comunismo, da alcuni anni riadattata a spazio espositivo) e CONTROL (il locale aperto alla fine degli anni ‘00 che si è subito imposto come crocevia cittadino di intellettuali e artisti). Inoltre diverse aree urbane verranno saranno interessate da interventi a cura di alcuni degli artisti invitati. 
Per concludere, vale la pena sottolineare che per la prima volta nella breve storia della biennale, durante il week-end dell’inaugurazione (22-25 maggio 2014) altri quattro grandi eventi animeranno la vita cittadina per coinvolgere il pubblico locale e internazionale ma soprattutto per attirare sponsor e investitori a scommettere sul futuro della scena artistica romena: la Notte dei Musei, la prima Design-Week romena, la Notte bianca delle gallerie e delle istituzioni artistiche cittadine nonché l’attesissima Safari, la prima fiera d’arte in Romania. 

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