Dopo avere aderito immediatamente alla campagna #iorestoacasa con contenuti giornalieri che hanno accompagnato il nostro lock-down, il MAMbo ripensa alla propria mission partendo dal suo contesto fisico: l’antico forno del pane, il luogo del fare e del produrre antico, legato alla funzione primaria della sopravvivenza della città . Mettendo tra parentesi progetti dispendiosi di grandi mostre, la stanza delle ciminiere verrà trasformata a partire dal concetto del fare, del fare arte e del produrre nuove occasioni di incontro, nuove modalità di usufruire gli spazi del museo: l’ampio spazio delle ciminiere diventerà un grande laboratorio condiviso.
Lo spazio del nuovo Forno del Pane del MAMbo verrà suddiviso tra 10-12 artisti, tutti rigorosamente domiciliati a Bologna, che installeranno il proprio laboratorio nel museo e che avranno un aiuto economico per portare avanti il proprio progetto con inoltre il potenziamento di laboratori come la falegnameria o una camera oscura. Tra una quindicina di giorni uscirà una open call per gli artisti che avranno così la possibilità di lavorare, ma anche di rendere partecipe il pubblico del proprio processo.
Il museo intende costituirsi come raccordo delle eccellenze del territorio: istituzioni, fondazioni, associazioni che potranno diventare collaboratori attivi di un nuovo modo di intendere la cultura come collaborazione tra vari enti. Si verranno pertanto a creare momenti di verifica, di incontro, di partecipazione con conversazioni, performance, nuove modalità di incontri con le scuole attraverso l’ufficio didattico del MAMbo.
Il luogo viene ridefinito come Nuovo Forno del Pane con un logo disegnato dall’artista Aldo Giannotti e un sito dedicato e notizie sui social. Lo staff del MAMbo verrà impegnato a creare nuovi contenuti, senza dimenticare le Collezioni che saranno oggetto – come il nuovo progetto – di focus tematici, cantieri di restauro, produzioni editoriali. I finanziamenti verranno da privati, ma il comune con l’assessore Matteo Lepore, che crede molto in questo progetto di museo aperto al mondo, con la sua funzione di HUB creativo, ha promesso che i finanziamenti comunali già stanziati continueranno a confluire nel MAMbo. Alcune delle opere, che rimangono proprietà degli artisti, potranno essere acquisite dal museo, suggellando così a fine percorso la funzione di collezione del museo stesso.
Il progetto avrà verosimilmente inizio prima dell’estate e durerà fino alla fine dell’anno. La fine dell’operazione – ha affermato il direttore Lorenzo Balbi oggi in conferenza stampa – rimane aperta. Possibile che l’esperimento continui o che cessi in nome dell’installazione di mostre, peraltro già in cantiere. Ma senz’altro questa nuova modalità di aprire il museo alla città , mostrando alcuni artisti in opera, attraverso la possibilità di incontrarli e capire le loro modalità creative e poetiche, sarà un momento importante della storia del museo, che apre veramente l’arte ad una comprensione e fruizione partecipata, che si avvicina alle persone.
C’è da augurarsi che ci sia uno sguardo attento anche alle nuovissime generazioni, magari a quei giovani artisti appena usciti dall’Accademia, che navigano dopo gli studi senza rete nel mare magnum dell’arte e che – come si sottolineava proprio al MAMbo in uno dei panel dedicato ai giovani artisti nel Forum dell’Arte Contemporanea del novembre del 2018 – non sono affatto protetti come invece accade per i loro più fortunati colleghi d’oltralpe, che dopo gli studi accademici hanno master e soprattutto dottorati, oltre che borse di ricerca.
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