Elica è nata da unâintuizione: nel 1970 Ermanno Casoli, a Fabriano, costruĂŹ un modello di cappa aspirante per il piano cottura. Da quel momento in poi la storia è nota, e lâazienda  marchigiana è tuttora leader nel mondo nel settore dellâaspirazione, e continua non solo a raccogliere fumi per reimmeterli purificati nellâambiente, ma sta anche insegnando a mezzo mondo come ârespirareâ meglio nelle proprie case.
E con successo, visti i risultati: mentre il mercato globale perde il 5 per cento, Elica è cresciuta del 26 per cento, stando alle analisi di mercato che ci racconta il Presidente Francesco Casoli.
Unâazienda leader nel settore, che negli anni si è posizionata dapprima come âterzistaâ, ovvero che ha fatto del B2B il suo punto di forza (la sigla che sta per âBusiness-to-Businessâ, ovvero che lavora per le attivitĂ di sviluppo di un prodotto commissionato da altre imprese, collocate in punti diversi della filiera produttiva), ma che oggi sta aprendo sempre di piĂš alle dinamiche del B2C, ovvero il âBusiness-to-Consumerâ, le relazioni che unâimpresa commerciale detiene con i suoi clienti, in maniera diretta.
PerchĂŠ questa premessa molto specifica? PerchĂŠ nella sua specificitĂ , Elica, occupandosi di âariaâ, si occupa silenziosamente â visto che mai ci si pensa â non solo dellâambiente in cui viviamo, ma di quellâelemento che permette la sussistenza ottimale della conservazione, del benessere; come hanno riportato alcuni slogan, Elica ha a che fare con lâAIRchitettura, ricordandoci che âNoi siamo quel che respiriamoâ.
CosĂŹ lâazienda produce unâaria ad arte, fatta da know how, di lunga esperienza, di ricerca, di domotica, di connettivitĂ . Lâarte, invece, da sempre produce respiro sul mondo. Da questo presupposto, negli ultimi anni, il Premio Ermanno Casoli â nato per ricordare la figura dellâimprenditore â si è messo a servizio di aziende e imprese, in una mission diventata âsocialeâ senza le ombre dei social, ma coinvolgendo imprenditori, operai, famiglie, non tanto per ottimizzarne il lavoro ma per creare âspiritoâ di condivisione, di appartenenza, di squadra: per indicare, tramite lâaiuto degli artisti, unâaltra via al lavoro. Senza dimenticare, però, che sempre di realtĂ aziendali si tratta, e che lâarte è utile per aumentare la produttivitĂ , utilizzando altre strade.
Mattia Molestini, Responsabile delle Risorse Umane di Farmaceutici Angelini, di Ancona, ricorda: ÂŤSe un individuo si sente parte integrante del suo gruppo di lavoro, elemento indispensabile per lâazienda, si riducono i livelli di stress, e il fenomeno dellâassenteismo viene ridimensionato di un terzoÂť. Insomma si lavora di piĂš, ma soprattutto si lavora meglio, in unâaltra aria appunto.
Angelini, non a caso, è infatti lâazienda che questâanno ha ospitato il vincitore della XVI edizione del Premio Ermanno Casoli, Andrea Mastrovito, sotto la supervisione del direttore artistico della Fondazione Casoli, Marcello Smarrelli.
Lâartista, nato a Bergamo nel 1978, è stato scelto per la sua linea progettuale, e per la capacitĂ di leggere i contesti, trasformando il pubblico in parte attiva alla realizzazione dellâopera dâarte.
E cosĂŹ Fondazione Casoli, con la societĂ M&D che da anni è partner di numerose iniziative, è sbarcata alla Farmaceutica, per un workshop molto speciale che ha coinvolto piĂš di 100 dipendenti dellâazienda, diventate le mani per la realizzazione di âVitriolâ, progetto sul quale si sono confrontati con artista, curatore e trainer dalla gestazione alla messa a punto di quelli che sono  sette interventi murali, realizzati proprio su una serie di pareti interne ed esterne nella âbaseâ della ditta marchigiana.
Vitriol, acronimo che sta per âVisita Inferiora Terrae Rectificandoque Invenies Occultum Lapidemâ, ovvero âPenetra nelle viscere della Terra e, percorrendo il retto sentiero, scopri la pietra che si cela ai tuoi occhiâ, legato allâalchimia, ma anche alla massoneria, alla medicina e dunque alla farmacia, è nato proprio dalla volontĂ dellâartista di indagare poeticamente il processo chimico, ripercorrendo â disegnando, anzi, grattando e incidendo sui muri â miti, formule, personificazioni di quella immensa tradizione che ha come oggetto il âpharmakonâ (ĎÎŹĎΟικον), che in greco antico significa pianta curativa, veleno o droga.
Unâopera pubblica realizzata con la stessa âpelleâ dellâambiente che ospita lâintervento; un tatuaggio, ÂŤunâarcheologia del luogoÂť, come ricorda Marcello Smarrelli, o un processo scultoreo che libera la materia in un nuovo respiro. E, non in ultimo, una âscultura socialeâ seppur realizzata con una comunitĂ ridotta che ha preso infinitamente a cuore la causa, costituendo un âteam buildingâ che ora ha di fronte a sĂŠ, quotidianamente, il risultato di un nuovo affiatamento. ÂŤMi è bastato disegnare il campo da gioco, le aree, i âfuoriâ e i âdentroâ e poi gettare il pallone in mezzo al campo: lĂŹ i dipendenti di Angelini hanno giocato liberamente, restituendomi un risultato a dir poco incredibile considerando le difficoltĂ estreme di certe paretiÂť, ricorda con metafora calcistica il grande tifoso atalantino Mastrovito.
Lâarte cosĂŹ, ancora una volta, entra nella cultura dellâazienda, e non lo fa scardinando ruoli, rivoluzionando competenze, ma instillando â proprio come una medicina â un processo per ridefinire un effettivo stato di salute; una vitamina, un principio attivo utile per trasformare gli input derivanti dai processi creativi in comportamenti utili alle attivitĂ aziendali. ÂŤĂ uno strumento didattico di grande impatto perchĂŠ conduce i partecipanti a creare qualcosa che prima non esisteva e che prende forma attraverso il contributo di tutti: la collaborazione assume cosĂŹ una sua forma specifica che esce dalla sua astrattezza teorica per rivestirsi di significati concreti e tangibiliÂť, spiega Piero Tucci, Senior Partner di M&D, trainer che si occupa da tempo della âfacilitazioneâ dei rapporti tra artista e dipendenti.
E cosĂŹ i giochi sono fatti, respirando nuova aria. Sia in azienda che nella definizione dellâarte come strumento di partecipazione.
Matteo Bergamini