Molte gallerie e galleristi parigini si schierano insieme per far fronte al post confinamento, dopo quasi tre mesi di chiusura e di assidua presenza online, senza grandi risultati per alcuni. In Francia nel mese di giugno la maggior parte delle gallerie e dei musei aprono le loro porte al pubblico, amatori e professionisti del mondo dell’arte non aspettano più i vernissage per andare in galleria. Molte le iniziative per ritornare a far condividere la creazione artistica, tra queste Restons Unis. È un progetto nato per supportare la comunità dei professionisti dell’arte avviato e ospitato dalla galleria Emmanuel Perrotin nello spazio parigino Saint-Claude, fino al 14 agosto. Questo è diviso in quattro sessioni, ognuna delle quali ospita sei o sette gallerie parigine per due settimane circa, tra le 26 partecipanti.
Emmanuel è il titolo di questa prima sessione scelto dalle sei gallerie partecipanti come omaggio ironico al fondatore della galleria, Emmanuel Perrotin appunto. Le gallerie del primo tour sono la Balice Hertling che presenta l’artista Isabelle Cornaro, Anne-Sarah Bénichou con Marion Baruch, la Crèvecoeur con Ad Minoliti, la Frank Elbaz con Blair Thurman, la Antoine Levi con Piotr Makowski, e la Semiose con Stefan Rinck. Sono ben 90 le gallerie parigine, site nel Marais, che si sono riunite per aprire anche la domenica, ma non solo. Infatti hanno creato una app per device mobili ossia marais.guide che propone percorsi più geografici che tematici tra le gallerie in uno dei quartieri più suggestivi della capitale. L’applicazione permette anche di fissare un appuntamento con una galleria a scelta, e avere una visita speciale e privilegiata, insomma un servizio su misura per grandi e piccoli collezionisti. Il 24 maggio scorso diverse gallerie hanno aperto, era di domenica e ha funzionato. Quest’applicazione, attiva tutto l’anno, va incontro al gallerista, che segnala facilmente tramite l’app che è aperto di domenica, e al pubblico che a sua volta viene informato rapidamente.
Ne abbiamo parlato con Bernard Utudjian direttore della galleria Polaris, tra le partecipanti a Art Paris. Ricordiamo che la fiera era prevista i primi di aprile al Grand Palais, oggi propone un’edizione digitale al 100%.
Com’è andata la prima domenica d’apertura?
«Ho aperto con una mostra collettiva, gli artisti previsti erano altri. Domenica ho accolto poco meno di duecento persone e c’è stata una vendita. È andata bene. Sono passati diversi professionisti dell’arte tra le gallerie partecipanti, dal Centre Pompidou al Palais de Tokyo».
Com’è nata quest’iniziativa?
«Non tutti erano d’accordo di aprire la domenica. Ci sono voluti i gilets jaunes, lo sciopero dei trasporti e il coronavirus, per metterci insieme durante il confinamento e riorganizzare l’apertura. In un momento in cui cinema, teatri e altri luoghi sono chiusi, si deve aprire».
Sono i gallersiti ad aprire la porta al pubblico e non un assistente, come ci si aspetterebbe in un giorno festivo. Giusto?
«Sì perché, anche se gli assistenti sono bravi, è importante che chi dirige la galleria sia presente per incontrare la gente che si sposta apposta per vedere le opere. Inoltre, negli ultimi anni ho osservato che durante la settimana la gente torna sempre più tardi dal lavoro, mi sono così reso conto che l’orario della galleria, dalle 11 alle 19, è obsoleto. Da settembre il sabato ho chiuso alle 20,30 e il martedì alle 20. Bisogna adattarsi ai nuovi ritmi».
Quali aiuti dallo Stato?
«Il Centre national des arts plastiques (Cnap) ha creato una commissione speciale che si riunisce adesso per acquistare opere. Si rivolge alle gallerie francesi che in questo periodo avrebbero dovuto presentare artisti francesi nei saloni o nelle gallerie stesse. Il budget è di 600mila euro, ma credo ci vorrà del tempo, perché hanno ricevuto ben 800 domande».
Com’è andato il periodo di confinamento?
«Molti collezionisti mi hanno detto che erano invasi dalle offerte. Personalmente ho proposto qualcosa controcorrente. Con una newsletter informavo i lettori che potevano fissare un appuntamento come me, per telefono beninteso, per parlare insieme di un artista o del suo lavoro. Ho avuto una quindicina di appuntamenti, per lo più con gente che non conoscevo».
La galleria Polaris doveva partecipare alla fiera Art Paris, che oggi è online. Che ne dice?
«Art Paris online non credo che serva molto. Ma è solo un’opinione personale».
L’arte online è essenziale per diversi aspetti, come supporto didattico o per informare, ma si tratta pur sempre di riproduzioni di opere, anche se magnifiche come quelle proposte in gigapixel. Certo c’è l’Arte digitale, ma questo è un altro discorso. Niente vale quanto una passeggiata culturale tra le gallerie e i musei d’arte. Prossime aperture domenicali delle gallerie parigine il 7 e il 14 giugno.
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