A Bologna, la Raccolta Lercaro, istituzione nata per favore della crescita umana e spirituale attraverso i linguaggi dell’arte, ha deciso, ricalcando le orme del vicino MamBo, di riorganizzare gli spazi deputati alla programmazione delle mostre temporanee previste per i prossimi mesi, mettendoli a disposizione di alcuni giovani artisti che li hanno trasformati nei loro studi fino al prossimo 31 marzo. Ne è venuto fuori un’ideale prosieguo del Nuovo Forno del Pane, sorto al Museo d’Arte Moderna di Bologna nell’estate scorsa: Il progetto di residenza IMPRONTE.
Abbiamo raggiunto alcuni dei suoi protagonisti per far loro alcune domande. In primis Francesca Passerini, recentemente succeduta alla guida della Fondazione dopo Andrea Dall’Asta SJ – già direttore della Galleria San Fedele di Milano -, che aveva ricoperto l’incarico per 12 anni.
In questo periodo fatto sempre più di rapporti “astratti” la scena culturale bolognese scommette sulle residenze, come nasce il progetto IMPRONTE?
Francesca Passerini «L’epidemia di Covid-19 che, dallo scorso inverno, tutto il mondo sta affrontando, ha fatto emergere in modo inequivocabile riflessioni sull’uomo, sulla fragilità della sua condizione esistenziale e sul rapporto con la natura.
Come donna prima di tutto e come direttrice della Raccolta Lercaro poi, mi sono interrogata a lungo su come poter restituire al pubblico, in particolare ai giovani, un’occasione che fosse anche fisica, concreta, per dare espressione a questi temi. Penso, infatti che, chi si occupa di arte o, più in generale, opera sui territori dell’umano, abbia il compito – delicatissimo ma fondamentale – di intercettare le urgenze emotive della contemporaneità offrendone un’interpretazione, un punto di vista.
Negli intenti del suo fondatore, la Raccolta Lercaro nasce per questo: favorire la crescita umana e spirituale attraverso i linguaggi propri dell’arte per permettere a chi si alimenta delle sue riflessioni di lasciare “impronte” di senso attorno a sé. Per questa ragione ho deciso di riconvertire la programmazione già prevista per l’autunno per mettere a disposizione di giovani artisti alcuni spazi espositivi da trasformare in atelier.
Dalla vicinanza con il Nuovo Forno del Pane attivo presso il MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna è scaturito così il progetto IMPRONTE: uno spazio creativo nato nell’ottica di trasformarsi in terreno di incontro e di dialogo sulle tematiche del sacro inteso come interrogativo di senso sull’esistenza. Una bella sfida per tutti, soprattutto per il museo!».
È stato indetto quindi un bando rivolto a giovani artisti under 30 su libera candidatura allo scopo di individuare artisti chiamati a realizzare un’opera originale sul tema “Libertà e responsabilità. L’uomo di fronte alle sfide della vita” attraverso i linguaggi e i materiali contemporanei a ciascuno più consoni.
A seguito di una prima selezione dedicata alla figura di un critico/storico dell’arte che ha visto come vincitrice Laura Rositani, la quale ha affiancato il team composto dalla stessa Passerini con Dall’Asta e il critico d’arte, curatore indipendente e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bergamo Claudio Musso, che risponde alle nostre domande.
Una call rivolta ad artisti molto giovani, quella della Fondazione, fatta di parole chiave di spessore considerato anche il luogo che accoglie i partecipanti. Quali sono state i criteri adottati nella scelta dei vincitori del bando?
Claudio Musso «Un call nata in un periodo particolare, la pandemia mondiale da COVID-19, che ha imposto alle istituzioni culturali e non solo un profondo e radicale ripensamento. La Raccolta Lercaro, già molto attiva precedentemente nel settore contemporaneo con mostre e attività dedicate a protagonisti dell’arte italiana (da Nanda Vigo a Bruna Esposito) ha deciso di scommettere sui giovani.
Siamo stati molto sorpresi dalla risposta sia in termini quantitativi che qualitativi, potremmo certamente affermare che nessuno poteva aspettarselo. Durante la fase di selezione, nella quale personalmente ho dato particolare attenzione ai portfolio e alle lettere motivazionali, sono stato incredibilmente colpito dalla consapevolezza e, allo stesso tempo, dalla delicatezza con cui ragazzi appena usciti dall’Accademia o nei primi anni della carriera artistica affrontavano i temi della libertà e della responsabilità.
Da parte nostra, come curatori, abbiamo da subito pensato di affiancare il loro percorso presso la Fondazione con incontri mirati e multidisciplinari che potessero condurre a ulteriori riflessioni: il filosofo Silvano Petrosino (ordinario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), la professoressa Marina Lalatta Costerbosa (ordinaria di Filosofia del diritto nel Dipartimento di Filosofia e Comunicazione e Membro del Comitato di Bioetica dell’Ateneo di Bologna), le artiste Marzia Migliora e Francesca Pasquali tra gli altri».
Gli artisti selezionati sono stati Sofia Bersanelli (Milano, 1993), Alessandra Brown (UK, 1992), Matteo Messori (Reggio Emilia, 1993), Caterina Morigi (Ravenna, 1991) e Norberto Spina (Torino, 1995).
La commissione ha assegnato inoltre con “IMPRONTE EXTRA” altri due spazi ad artisti la cui ricerca è stata valutata altrettanto interessante, ossia il Collettivo DAMP (Alessandro Armento, Luisa de Donato, Viviana Marchiò e Adriano Ponte) gruppo di artisti campani under 30 fondato a Napoli nel 2017, e Raffaele Vitto (Canosa di Puglia, 1993) ai quali saranno affidati rispettivamente terrazzo e cortile interno della Lercaro, per la realizzazione di opere site-specific. Abbiamo chiesto alla giovane co-curatrice, Laura Rositani, rimasta nell’ultimo periodo in costante confronto con gli artisti, alcune sue impressioni.
In un periodo di effervescenza “soffocata” dagli eventi, far coincidere libertà e responsabilità nell’arte come si concretizzerà nel tuo lavoro?
Laura Rositani «Il tema della libertà e responsabilità alla base del progetto “Impronte” innesca una serie di riflessioni più ampie che interessano non solo il lavoro degli artisti ma sicuramente anche quello dei curatori. L’attenzione alla cura e l’enorme necessità di quest’ultima emersa negli ultimi tempi ne è la prova.
Curare una mostra, un progetto diventano possibilità di prendersi “cura” dell’altro, un valore di libertà e responsabilità nel suo significato più profondo di prestare attenzione al rapporto con il prossimo. Trovo che sia fondamentale ripensare la responsabilità in questo senso. Il progetto “Impronte” è un viaggio iniziato a settembre con la selezione degli artisti e che è proseguito con varie esperienze di condivisione e discussione sul tema della residenza.
Gli artisti coinvolti stanno lavorando per la realizzazione di un’opera finale secondo linguaggi e sperimentazioni differenti e trattando la tematica proposta attraverso considerazioni e consapevolezze che vanno via via delineandosi lungo il percorso che stiamo facendo insieme».
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