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In Puglia, le edicole votive diventano spazi d’arte contemporanea
Progetti e iniziative
di Lara Gigante
Immagini sacre, oggetti di culto, simulacri o altri simboli religiosi collocati nella cavità di nicchie in pietra o nella cornice di piccoli elementi architettonici di legno. Bussole di viabilità, segno di devozione o riconoscenza verso divinità, santi o persone defunte, le edicole votive hanno sempre rappresentato una significativa espressione artistica della spiritualità popolare. Testimonianza di un sentire collettivo, sono divenute nel comune di Parabita, in provincia di Lecce, spazi espositivi per opere d’arte contemporanea, rinnovando la loro eredità culturale, con il progetto Votiva a cura di Flaminia Bonino e Laura Perrone, con la direzione artistica di Giovanni Lamorgese.
Un’antica consuetudine
Il termine ”aedicula” che designava inizialmente piccole cappelle dove venivano custodite immagini sacre venerate e diffuse nelle geografie più sensibili a espressioni devozionali, conobbe differenti declinazioni. Ad esempio le edicole votive “a nicchia” presenti negli incassi di abitazioni o lungo percorsi stradali. Una consuetudine antica che risale all’epoca romana, quando era diffuso il culto dei Lares, le cui effigi erano poste sui muri delle Insulae e delle Domus. Punti di aggregazione e di riferimento assurgono a significanti dello spazio comunitario, dove radunarsi per interagire con forme e simboli ancestrali o per recitare preghiere.
L’idea alla base del progetto di Votiva è quella di utilizzare l’arte contemporanea per creare una connessione attiva tra il territorio, la comunità e l’arte stessa. Sono 16 le edicole sacre coinvolte che tornano al centro della vita comunitaria, rigenerate attraverso l’intervento di artisti di diversa formazione e generazione. Si riferisce infatti al concetto di poiesis, ovvero il fare dal nulla, il processo a cui il sindaco Stefano Prete si è ispirato, per dar vita a un percorso che rende tangibile l’invisibile e che adesso unisce passato e presente in un’esperienza diretta e quotidiana.
Edicole votive d’arte contemporanea: il percorso
Partendo dall’installazione L’Addolorata di Giovanni Lamorgese, nell’edicola all’esterno del suo studio a Parabita, si snoda un intero percorso per tappe. Formalizzati secondo pratiche, materie e sensibilità differenti, gli interventi degli artisti coinvolti sono ispirati ontologicamente al luogo, stabilendo una relazione profonda con il sostrato culturale. Il site-specific Dio (Cubo) di Francesco Arena, in una sovrapposizione materica di blocchi di marmo di Carrara, compone la parola “DIO”. Annunciazione di Chiara Camoni pone una scultura in terracotta ispirata alla celebre iconografia del Beato Angelico, producendo un soggetto ibrido dal carattere fiabesco. Ludovica Carbotta con l’opera S/T (segnale non visivo) si concentra sull’esplorazione dello spazio abitato e il suo impatto sul corpo, mentre Claire Fontaine, con l’acrilico su tela Wishing painting (Votiva), focalizza il concetto di desiderio e riporta le riflessioni politiche sul tema della povertà a una dimensione magica e contemplativa.
Gianni Dessì, invece, con Dell’arte… l’oro, raffigura tre figure unite in un mondo generativo all’interno di una ristretta edicola e Ektor Garcia presenta figura de nudo, una ceramica smaltata che esplora la sensibilità del corpo e la vulnerabilità della nudità, opera realizzata durante una residenza artistica a Lecce nel 2018 presso Progetto. Ispirata dalla civiltà Inuit e dalla loro tradizione animista, Helena Hladilová con la scultura in marmo rosso Kaya richiama ritualità ancestrali, mentre Felice Levini, con Il piede del santo, gioca su riferimenti metonimici.
Claudia Losi presenta Amuleti Animalia, un’installazione composta da elementi in argilla, terra e cenere dell’Appennino piacentino, richiamando il valore protettivo del talismano. K.R.M. Mooney, con Deposition c (vii), inserisce un osso di seppia in un binario d’acciaio bianco galvanizzato, catturando l’essenza del luogo. Come un paesaggio marino notturno simile a un faro, Polaris l’installazione luminosa site-specific di Liliana Moro, mentre Adrian Paci porta a Parabita la ripetizione del gesto, del segno e del tempo con Compito #20.
Le tappe proseguono con installazioni site-specific come Senza titolo di Mimmo Paladino, che vede partiture blu e oro mescolarsi nella figura umana centrale circondata dalle sue caratteristiche iconiche, e Il canto della pace preventiva di Michelangelo Pistoletto. Si conclude con due opere: Miracolo senza titolo di Luigi Presicce, che presenta una mano in ceramica smaltata blu contenente materiali organici come conchiglie e denti e Viandante di Namsal Siedlecki, figura in rame come anodo sacrificale in un laico ex-voto.
Le edicole votive di Parabita, tra devozione e arte
Se in passato le edicole votive venivano poste a protezione di case o strade ed erette dalle corporazioni di mestiere e le donne, dette “madonnare”, erano preposte alla cura dell’edicola per mantenere viva la devozione, adesso sono la ritualità del gesto e il segno a far da amplificatori di un linguaggio arcaico, connesso con l’oralità della cultura popolare, il sud, e un pensiero magico riconosciuto collettivamente. Le opere installate sollecitano l’umana capacità di osservare, ascoltare e trasformare, alcune passando dalla sensibilità del corpo e dalla sua capacità generativa, altre attraverso la memoria legata alle esperienze vissute.
Non manca una dimensione tattile, come nel caso di elementi anatomici simili a ex-voto laici, con cui percepire istanze come materia e spazio. È questa poetica del frammento a unire, ossimoricamente, la radicalizzazione dell’individualità e la perdita del senso di comunità, per restituire nuove forme di completezza.
Come gli antichi “itineraria”, letteratura di viaggio memorialistica di epoca precostantiniana fiorita fra IV e XVIII secolo, così le edicole fungono da guide all’interno di un processo di rigenerazione culturale e comunitaria. «L’arte contemporanea invita alla cura della cosa pubblica e innesca nuove pratiche di inclusione e vicinanza», spiega, infatti, il sindaco di Parabita.
Jean Baudrillard analizzava la sfera di influenza dei simulacri nelle società postindustriali, nella loro multiforme ambiguità atta a riprodurre genuinamente o meno, gli elementi portanti della società precedente e di quella coeva. Il caso di Votiva, ponendosi in un percorso trasformativo e poietico al contempo, garantisce un agire relazionale, persino nella materia stessa di cui si compongono le opere, oltre che nella realtà presente in cui la società riprende a rispecchiarsi.