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12
novembre 2009
INFIN GIUNSE
Progetti e iniziative
Un po’ per l’atavica abitudine italiana all’incompiuto o, per ben che vada, al ritardo. Un po’ per la contingenza della crisi globale. Qualcuno s’era domandato se le innumerevoli pre-inaugurazioni del romano Maxxi sarebbero finite. E invece l’ora è giunta. Per vedere finalmente aperto il museo di Zaha Hadid. Appuntamento immancabile sabato e domenica...
Prima le mostre aperte
durante la fase di studio del cantiere, poi la camera puntata sui lavori, poi
ancora qualche appuntamento convegnistico (l’ultimo in ordine di tempo s’è
tenuto a inizio settimana col titolo Exhibiting Architecture e ha visto la partecipazione dei direttori dei musei
d’architettura di mezzo mondo riuniti all’Auditorium Parco della Musica) e le
opere all’esterno della struttura (Garutti, Rehberger), con qualche rara
occasione per saggiare con mano lo stato d’avanzamento dei lavori.
Fino alla nomina dei
vincitori del concorso Maxxi 2per100,
che ha visto imporsi Maurizio Mochetti per quanto
concerne l’opera da realizzare nell’atrio interno e Massimo Grimaldi per l’esterno (aggiudicazione assai dibattuta
quest’ultima, visto che per “esterno” in questo caso s’intende la località di
Juba, in Sudan, dove sarà realizzato un ospedale pediatrico gestito da
Emergency, mentre il Maxxi si dovrà “accontentare” d’una doppia proiezione
relativa alla costruzione e all’operatività dell’ospedale
stesso).
Insomma, uno stillicidio che
poteva pure far perdere la pazienza.
Ma ora si fa sul serio, e nel
weekend s’inaugura il Maxxi. S’inaugura in maniera “straordinaria”, sia ben
chiaro, perché l’apertura vera e propria resta quella prevista nella primavera
del 2010. Quando, ci auguriamo, l’intuizione di Exibart di far convergere le
aperture di Maxxi, Macro e Museo del Novecento – quest’ultimo a Milano – sarà
non soltanto vagliata e discussa, ma si vedranno superati gli “ostacoli” in
favore del più elementare buonsenso (e d’una accorta politica
turistico-culturale, anche perché – per dirla con il sottosegretario alla
cultura Francesco Giro – “il Maxxi ce lo chiedono i turisti internazionali”. Ah, dopo trent’anni dall’apertura del Pompidou e
dopo esser crollati nelle classifiche turistiche mondiali ve ne siete accorti,
diciamo noi).
Aspetto di non poco conto,
resta ancora aperta la questione della nuova piazza che il Maxxi ha regalato
alla città di Roma. Piazza che un nome dovrà pur avere. Pure qui Exibart
propone e ripropone consigli-non-richiesti: intitolarla ad Alighiero Boetti. E
non si dimentichino i cosiddetti servizi aggiuntivi: vale a dire, il Maxxi non
merita forse una ristorazione degna di questo nome, come già accade in tanti
musei italiani e stranieri? E ancora: come tacere il fatto che siamo di fronte
all’unico centro d’arte contemporanea di questa portata che non è dotato di
stazione della metropolitana? Come tacere che non esistono, in zona (una zona
peraltro che vanta anche la presenza dell’Auditorium di Renzo Piano), alberghi adeguati e che scarseggiano pure quelli
non adeguati?
Dunque, di lavoro da fare ce
n’è ancora, eccome, per la Fondazione Maxxi presieduta da Pio Baldi (il budget,
il contributo statale, quello degli anti enti pubblici, quello delle fondazioni
e delle aziende visto che si narra di un ingresso della Fondazione Roma e della
Terna).
Per il momento, tuttavia, ci
si può godere il taglio nemmeno troppo virtuale del nastro dell’opera
architettonica di Zaha Hadid,
completata dopo sei anni di lavori. Prima il contenitore, dunque, tutto da
attraversare e scoprire, ma soltanto per chi s’è debitamente prenotato. Poi
l’immancabile evento, ossia l’“installazione coreografica” di Sasha Waltz intitolata Dialoge 09 – MAXXI. Uno spettacolo che vede in campo la sinergia fra il museo il Festival
Romaeuropa.
Nell’attesa, sempre più
spasmodica, che il Maxxi inauguri. Senza se e senza ma.
durante la fase di studio del cantiere, poi la camera puntata sui lavori, poi
ancora qualche appuntamento convegnistico (l’ultimo in ordine di tempo s’è
tenuto a inizio settimana col titolo Exhibiting Architecture e ha visto la partecipazione dei direttori dei musei
d’architettura di mezzo mondo riuniti all’Auditorium Parco della Musica) e le
opere all’esterno della struttura (Garutti, Rehberger), con qualche rara
occasione per saggiare con mano lo stato d’avanzamento dei lavori.
Fino alla nomina dei
vincitori del concorso Maxxi 2per100,
che ha visto imporsi Maurizio Mochetti per quanto
concerne l’opera da realizzare nell’atrio interno e Massimo Grimaldi per l’esterno (aggiudicazione assai dibattuta
quest’ultima, visto che per “esterno” in questo caso s’intende la località di
Juba, in Sudan, dove sarà realizzato un ospedale pediatrico gestito da
Emergency, mentre il Maxxi si dovrà “accontentare” d’una doppia proiezione
relativa alla costruzione e all’operatività dell’ospedale
stesso).
Insomma, uno stillicidio che
poteva pure far perdere la pazienza.
Ma ora si fa sul serio, e nel
weekend s’inaugura il Maxxi. S’inaugura in maniera “straordinaria”, sia ben
chiaro, perché l’apertura vera e propria resta quella prevista nella primavera
del 2010. Quando, ci auguriamo, l’intuizione di Exibart di far convergere le
aperture di Maxxi, Macro e Museo del Novecento – quest’ultimo a Milano – sarà
non soltanto vagliata e discussa, ma si vedranno superati gli “ostacoli” in
favore del più elementare buonsenso (e d’una accorta politica
turistico-culturale, anche perché – per dirla con il sottosegretario alla
cultura Francesco Giro – “il Maxxi ce lo chiedono i turisti internazionali”. Ah, dopo trent’anni dall’apertura del Pompidou e
dopo esser crollati nelle classifiche turistiche mondiali ve ne siete accorti,
diciamo noi).
Aspetto di non poco conto,
resta ancora aperta la questione della nuova piazza che il Maxxi ha regalato
alla città di Roma. Piazza che un nome dovrà pur avere. Pure qui Exibart
propone e ripropone consigli-non-richiesti: intitolarla ad Alighiero Boetti. E
non si dimentichino i cosiddetti servizi aggiuntivi: vale a dire, il Maxxi non
merita forse una ristorazione degna di questo nome, come già accade in tanti
musei italiani e stranieri? E ancora: come tacere il fatto che siamo di fronte
all’unico centro d’arte contemporanea di questa portata che non è dotato di
stazione della metropolitana? Come tacere che non esistono, in zona (una zona
peraltro che vanta anche la presenza dell’Auditorium di Renzo Piano), alberghi adeguati e che scarseggiano pure quelli
non adeguati?
Dunque, di lavoro da fare ce
n’è ancora, eccome, per la Fondazione Maxxi presieduta da Pio Baldi (il budget,
il contributo statale, quello degli anti enti pubblici, quello delle fondazioni
e delle aziende visto che si narra di un ingresso della Fondazione Roma e della
Terna).
Per il momento, tuttavia, ci
si può godere il taglio nemmeno troppo virtuale del nastro dell’opera
architettonica di Zaha Hadid,
completata dopo sei anni di lavori. Prima il contenitore, dunque, tutto da
attraversare e scoprire, ma soltanto per chi s’è debitamente prenotato. Poi
l’immancabile evento, ossia l’“installazione coreografica” di Sasha Waltz intitolata Dialoge 09 – MAXXI. Uno spettacolo che vede in campo la sinergia fra il museo il Festival
Romaeuropa.
Nell’attesa, sempre più
spasmodica, che il Maxxi inauguri. Senza se e senza ma.
m. e. g. e m. t.
dal 14 al 15 novembre 2009
Maxxi vede la luce – Sasha Waltz – Dialoge 09
Info: edumaxxi@darc.beniculturali.it;
www.romaeuropa.net
[exibart]
“Uno spettacolo che vede in campo la sinergia fra il museo il Festival Romaeuropa”, dal modico costo di 22€!