Arte contemporanea in dialogo con l’antico, attraverso simboli, atmosfere e suggestioni. Saranno visitabili fino al 19 maggio 2024 le installazioni vegetali e le sculture sonore di Gandolfo Gabriele David, immerse tra le stratificazioni dell’antica Segesta, la più importante delle città edificate dalla popolazione degli Elimi, adagiata sulle colline del trapanese e scandita, in particolare, da due monumenti di grande fascino e importanza storica: il teatro e il tempio. ELYMA è il titolo del progetto di David, che traccerà un percorso che condurrà proprio verso il cuore del Tempio dorico, visitabile dopo circa 20 anni anche dall’interno.
Proprio pochi giorni fa, a Segesta, nell’area dell’acropoli Sud, mentre alcuni operai ripulivano il terreno da sterpaglie e vegetazione spontanea, è stato ritrovato un altare, presumibilmente di epoca ellenistica, composto da due raffinati elementi lapidei scolpiti. La zona di ritrovamento è stata poco esplorata ma rientra nell’ambito del progetto di manutenzione e fruizione dei fronti di scavo. I reperti, a forma di tronco piramidale, sono in perfetto stato di conservazione e, probabilmente, costituivano un altare per il culto familiare e un supporto per una scultura o un elemento di finitura.
«Il progetto ELYMA è un invito a riflettere e dialogare con l’ambiente circostante, perdersi e ritrovarsi in una natura potente e presente, riconnettersi, cercare spunti per narrazioni diverse, stringere cerchi lontani e ritrovare simboli comuni da condividere, immergendosi nel cuore più ancestrale della città stratificata dell’antica Segesta», spiegano gli organizzatori.
Installazione di Land Art ma anche esperienza profonda di scoperta, del luogo ma anche di se stessi, nel segno del dovuto rispetto nei confronti della complessità di un Parco Archeologico, a testimonianza della sacralità antica ritrovata, a prescindere da ogni credo. L’antico Tempio, mai completato, ritornerà ad accogliere i visitatori al suo interno, interagendo con le installazioni e con le azioni rituali suggerite dall’artista. La mostra, curata dallo storico dell’arte Lori Adragna e dal direttore del Parco, Luigi Biondo, organizzata da MondoMostre per il Parco archeologico, si snoda in un percorso punteggiato dalle opere e arricchito da una sezione curata dalle archeologhe Maria Cecilia Parra e Chiara Michelini, impegnate da anni nelle indagini archeologiche dei siti siciliani di Segesta e di Entella.
Nato a Polizzi, in provincia di Palermo, nel 1968, Gandolfo Gabriele David ha incentrato la sua ricerca artistica sull’indagine di tematiche ecologiche e sociali, attraverso modelli partecipativi. Spesso nei suoi progetti la pratica artistica si sviluppa in sintonia con le comunità locali e con il loro contributo, raccogliendo storie e linguaggi, patrimoni materiali e immateriali. Questo metodo consente anche un’esplorazione di archetipi e tradizioni, così da riconnettere persone, luoghi, comportamenti e bisogni, superando i confini geografici e linguistici. Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero ed è cofondatore di Dimora Oz, gruppo di artisti e curatori con sede a Palermo.
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