Foto di Giuseppe Spuria
Strade silenziose, case vuote. Lo conosciamo bene, il lento morire dei borghi, quel silenzio che si infila tra i muri scrostati e le persiane chiuse. Anche Pezzolo, piccolo centro incastonato tra i monti Peloritani, sembrava destinato a quella sorte. Ma qualcosa – o meglio, qualcuno – ha cambiato la traiettoria. Un gruppo di giovani del posto, una ragazza nata a Boston ma con il cuore legato a queste colline, e un’artista messinese dallo sguardo profondo, nel giro di pochi mesi, hanno riportato vita laddove tutto sembrava immobile, sospeso nel tempo. E allora, cosa succede quando persone così diverse si incontrano, quasi per caso, e scelgono di unire le forze per un sogno comune? Ve lo racconto, perché, davvero, è solo l’inizio.
Immerso nel cuore dei monti Peloritani, Pezzolo è uno di quei luoghi che sembrano custodire il tempo tra le pieghe delle sue pietre. Un piccolo villaggio della zona sud di Messina, abbracciato da un paesaggio verde e rigoglioso, segnato da sentieri antichi e ruscelli che ancora scorrono come vene vive nella terra. Il nome stesso del borgo affonda le radici nella storia: in un documento del 1308 compare infatti la dizione “Piczuli”, antica forma da cui deriverebbe l’attuale Pezzolo. Un toponimo che suona quasi come un sussurro arcaico, un eco che attraversa i secoli, evocando una presenza antica e tenace.
Negli ultimi anni, però, qualcosa ha iniziato a muoversi. A far vibrare nuovamente quei vicoli è stato un gruppo di giovani: Giuseppe Spuria, Enrico Gemellaro, Placido Carbone, Giuseppe Ferrera, Giovanni Scionti e Giovanni Spuria. Sei ragazzi che, insieme ad altri volontari, hanno ridato vita al Sentiero Bettaci, un antico percorso dimenticato, che oggi conduce tra rovi e memorie fino a un vecchio mulino ad acqua e a un ponte-acquedotto. Il sentiero è stato ripulito, mappato, raccontato grazie all’impegno di questi giovani volontari locali. E, come ogni buon sentiero, ha iniziato a diventare anche un ponte tra passato e futuro, tra la comunità e le centinaia di visitatori.
È in questo fermento che ritorna, quasi come in un viaggio a ritroso, Mariagrazia La Fauci. Nata e cresciuta a Boston da famiglia pezzolota, per anni ha trascorso le vacanze proprio in questo borgo, tra volti familiari e paesaggi scolpiti nella memoria. La sua vita era altrove, oltreoceano, ma il richiamo delle origini – come quello di Ulisse verso Itaca – l’ha riportata a casa. Un ritorno che non è solo personale ma culturale, comunitario, artistico. Così nasce Trinacria Theatre Company, realtà no-profit fondata tra gli Stati Uniti e Pezzolo, che mette in scena storie ispirate alla mitologia siciliana, promuove residenze artistiche internazionali e dà vita ogni anno al Trinacria Arts Festival.
A proposito di residenze artistiche, è proprio attraverso una ricerca sul campo per lo sviluppo di una tesi magistrale in Arti Visive che nasce il progetto Intra di Michela Magazzù, giovane artista messinese, che ha abitato Pezzolo nel mese di dicembre 2024. Intra, che in siciliano significa dentro, è più di una mostra: è un’esperienza. Michela ha ascoltato, camminato, raccolto simboli, gesti, parole. Ha aperto porte, reali e metaforiche, e nel farlo ha ridato vita a case vuote, trasformandole in stanze narrative, luoghi dell’anima.
Il 5 aprile 2025, i visitatori si sono ritrovati a passeggiare per le viuzze del borgo guidati da una caccia ai simboli: mezzi quadri installati all’ingresso delle abitazioni riaperte, come finestre su un immaginario che unisce pittura e racconto orale. Ad accoglierli, in alcune tappe, c’era persino una tazza di tè e biscottini: un gesto semplice, domestico, ma potentissimo. Perché “dentro” non è solo uno spazio fisico, è uno stato d’animo: è un invito a entrare, conoscere, restare.
Così Pezzolo si è fatto corpo vivente, casa riabitata, spazio narrativo.
Intra non è solo una mostra ma un gesto politico e poetico: ridare luce a luoghi svuotati, rimettere in moto relazioni, mostrare che l’incanto è ancora possibile. In una terra «ca nun senti», come scrive Magazzù, l’arte può essere la voce che chiama, che canta, che invita a restare o, almeno, a tornare.
E a giudicare dalle energie in movimento, dalle idee che stanno prendendo forma, da altri progetti che stanno già germogliando, artisti che stanno progettando, quel ritorno non sarà più solo un sogno, ma una strada percorribile, seppur in salita: d’altronde Pezzolo si trova in cima a un monte, ma con un panorama mozzafiato.
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