IRAN, IRAN E ANCORA IRAN

di - 15 Aprile 2010

Il
titolo della 14esima edizione della Biennale Donna di Ferrara è semplice ma
esplicito: Memorie Velate. Arte Contemporanea dall’Iran. Un appuntamento ormai storicizzato, quello con la
manifestazione ferrarese che – nato per sottolineare il ruolo della donna
nell’arte contemporanea – esordisce nel 1984 con la mostra Figure dallo
Sfondo
.
Nel
tempo la Biennale Donna ha rivelato un’attenzione sempre più orientata verso la
sfera internazionale, coinvolgendo artiste come Patti Smith, Marina Abramovic, Louise Bourgeois, Mona Hatoum – ospite nell’edizione 2008 – e ora una collettiva di artiste
iraniane, note soprattutto fuori dal loro paese. Sfidando divieti e censure,
queste artiste (Shirin Fakhim, Shadi
Ghadirian
, Parastou Forouhar, Mandana Moghaddam, Ghazel e Firouzeh Khosrovani)
sono la voce dell’intera popolazione femminile, come dichiara la curatrice
Silvia Cirelli.
Schiere
di donne coraggiose e unite che, molto più dei loro colleghi uomini, sentono la
necessità di puntare il dito non solo sulla condizione femminile, ma più
ampiamente sulla situazione sociale e politica in Iran, che analizzano e
denunciano. A sottolineare questo concetto, del resto, è anche una pioniera
dell’arte contemporanea iraniana come Shirin Neshat, anche in occasione del recente incontro con il
pubblico italiano – uno degli appuntamenti è stato al Macro di Roma – per
presentare il suo primo lungometraggio, Donne senza uomini (tratto dal romanzo di Shahrnush Parsipur e
realizzato in collaborazione con Shoja Azari). “Ho sempre trovato le donne iraniane eroiche.
Nonostante il fatto siano, forse, le donne in assoluto più con le spalle al
muro. Ma riescono a essere le più forti
”, ha affermato
l’artista.In Occidente le
donne iraniane sono viste come vittime; in realtà è esattamente il contrario
”.
Silvia
Cirelli condivide le parole di Shirin Neshat. Sono quasi due anni che lavora a
questo complesso progetto, finalizzato a mettere a fuoco il lavoro di quella
generazione di artiste che rientrano in una fascia d’età compresa tra i 30 e i
40 anni. Giovani donne, perciò, che hanno vissuto in prima persona i
cambiamenti radicali avvenuti nel paese dalla Rivoluzione Islamica dal ’79 in
poi, segnati drammaticamente dagli otto anni di guerra Iran-Iraq. “Una
generazione spezzata, come la definisce Shadi Ghadirian
”, afferma Cirelli, “che aveva un suo sviluppo,
che si è bloccato per via delle vicende storiche del paese. Artiste a cui non è
rimasto che ricostruire da sé la propria identità
”.
La
sfida alla censura, alle pressioni e ai controlli dei guardiani della moralità
è costante, quasi quotidiana, per ognuna di loro. “È all’ordine del giorno
che vengano chiuse mostre o censurate le loro opere. Ma questo non le ferma,
tutt’altro. Proprio perché il bisogno di esprimersi è fortissimo
”. In particolare per Parastou Forouhar, il cui
percorso artistico e personale è stato segnato dall’esperienza traumatica
dell’assassinio dei suoi genitori, dissidenti politici. Motivo per cui torna
spesso nel suo lavoro su questo argomento, provocando un certo “disagio” al
governo iraniano.

Ho
cercato artiste che si esprimessero in modi diversi, per dare una visione
abbastanza completa del panorama artistico iraniano
”, continua la curatrice. “C’è chi si esprime in
modo provocatorio, come Shirin Fakhim con le sue ‘Tehran Prostitutes’ (che
ancora non sono mai state esposte in Iran), molto forti dal punto di vista
emotivo. Altre, invece, come Ghazel, Shadi Ghadirian e Firouzeh Khosrovani,
usano ironia e sarcasmo. L’idea era proprio di
equilibrare provocazione e humour, caratteristica – questa del bisogno di
scherzare sui problemi – propria dell’arte e della cultura iraniana
contemporanea. Eterogenea e sofisticata, poi, un’artista come Mandana
Moghaddam, che – con grande delicatezza – realizza opere estremamente
concettuali che denunciano l’anonimato della donna iraniana
”.

Proprio
Mandana Moghaddam, insieme a Bita Fayyazi Azad, è
stata la protagonista del Padiglione
iraniano alla 51. Biennale di Venezia, curato nel 2005 da Ali Reza Sami-Azar,
direttore del Teheran Museum of Contemporary Art. Padiglione ben diverso da
quello anacronistico visto all’ultima kermesse veneziana, rientrato nei ranghi
ristretti del controllo politico.

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collettiva iraniana a Torino

manuela
de leonardis


dal 17 aprile al 13 giugno 2010
XIV
Biennale Donna 2010 – Memorie velate. Arte contemporanea dall’Iran
a
cura di Silvia Cirelli
PAC – Palazzo Massari
Corso Porta Mare, 5 – 44100 Ferrara
Orario: da martedì a domenica ore 9.30-13 e 15-18
Ingresso: intero € 4; ridotto € 2
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0532244949; fax +39 0532203064; diamanti@comune.fe.it; www.artecultura.fe.it

[exibart]


Nata a Roma nel 1966, è storica e critica d’arte, giornalista e curatrice indipendente. Con Postcart ha pubblicato A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (2011), A tu per tu con i grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (2013); A tu per tu – Fotografi a confronto – Vol. IV (2017); Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (2013), progetto a sostegno di Bait al Karama Women Center, Nablus (Palestina). E’ autrice anche Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (ali&no, 2015) e Isernia. L’altra memoria – Dall’archivio privato della famiglia De Leonardis alla Biblioteca comunale “Michele Romano” (Volturnia, 2017).

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