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La Biennale dell’Acqua del Mediterraneo in preparazione a Napoli
Progetti e iniziative
di redazione
C’è una città emergente e brulicante di strade e progetti urbanistici, una metropoli che continua a salire nella sua quota di cemento. E poi c’è un sistema sotterraneo e silenzioso, profondamente ramificato e diramato su un’area amplissima, che diventa visibile solo in certe evidenze. C’è la febbrile città delle persone e, al di sotto, l’organismo complesso delle acque: sono due mappe che, in trasparenza, si sovrappongono e a studiarne le fittissime relazioni, non sempre limpide, è un nutrito e attivissimo gruppo internazionale di artisti, architetti, attivisti, autori, docenti, studenti e ricercatori, designer, pianificatori urbani e cittadini. A partire da Napoli ma con una visione globlae, per estendere il caso di studio ad altre città dalla topografia simile. Perché l’acqua è un tema centrale nelle agende di sostenibilità e, visto che al mondo non c’è nulla di così debole e forte allo stesso tempo, può efficacemente contribuire al miglioramento della vivibilità dei centri urbani.
Così, dal 23 giugno al 4 luglio, a Napoli si è svolta la Preennale dell’Acqua, un appuntamento preliminare per immaginare, creare e discutere una serie di proposte sviluppate dopo un lungo periodo di studi e sopralluoghi a fonti, falde e strutture, in preparazione della prima Biennale dell’Acqua del Mediterraneo, prevista nel 2026. La manifestazione sarà seguita da nuove edizioni nelle città partner di Atene, Alessandria, Valencia e altre del network. «La prospettiva di questa Biennale è quella di creare e instradare una nuova agenda dell’acqua per residenti e portatori di interessi nelle diverse città del Mediterraneo: come l’acqua, che fluisce e connette», spiegano gli organizzatori.
A fare il punto di quanto elaborato fino a ora, dunque, la Preennale. Epicentro della manifestazione è stato la sede del LAN – Laboratorio Architettura Nomade, situata presso l’ex Lanificio Borbonico, già Convento di Santa Caterina a Formiello, che è anche la stazione di arrivo dell’antico acquedotto della Bolla, che pompava acqua dal monte Vesuvio direttamente nella città negli scorsi due millenni.
Grazie a un accordo raggiunto dai suoi abitanti, l’ex Lanificio diventerà la prima stazione sperimentale per studiare e realizzare un sistema di raffreddamento che riutilizza le acque non canalizzate della Bolla. Lo studio è condotto dal LAN con l’Università Parthenope di Napoli e l’Unione Geotermica Italiana, con un ampio network di partner internazionali, dalla Municipalità di Halandri in Grecia, all’Arab Academy for Science Technology and Maritime Transport, in Egitto.
Il programma della Preennale è stato scandito da lezioni, tavole rotonde e conferenze aperte al pubblico, visite guidate ed esplorazioni alla scoperta di luoghi cruciali per l’acqua dal punto di vista sia storico che infrastrutturale, dall’ex complesso religioso di Santa Caterina a Formiello alla Casa dell’Acqua a Volla, fino alla fonte dell’Acqua Ferrata in via Chiatamone. E poi 25 sessioni di progetto tra due corsi: il Coolcity Design Lab, la cui prima edizione è stata organizzata nel 2021 da Alexander Valentino e Kyong Park e che è stato seguito da studenti provenienti da Iran, Corea, Germania, Italia, Myanmar, Turchia, Stati Uniti; e il Commoning Lab, un progetto del collettivo Common Views, composto dagli artisti Dan Farberoff e David Behar Perahia. Le sessioni sono culminate in una presentazione orale da parte dei partecipanti alla ricerca e in una mostra aperta al pubblico.
Il focus del progetto è il riutilizzo dell’antico acquedotto greco-romano e del network delle acque sotterranee non canalizzate per contrastare l’insorgenza delle isole urbane di calore provocate dal riscaldamento globale. «I curatori della Preennale hanno invitato studenti ed attivisti a disegnare utopie urbane sull’acqua immaginando nuovi paradigmi eco-culturali, per ribadire l’acqua come bene comune e molto di più». Il workshop progettuale ha lavorato su come portare in superficie l’acqua che scorre non canalizzata nelle antiche infrastrutture e creare nuovi spazi comuni e attività pubbliche. Per gli organizzatori, l’azione deve partire dal basso, per riportare in vita l’eredità dell’acqua pubblica della città, in vista di un’azione comune contro la scarsità – o meglio, la cattiva gestione e distribuzione – del bene più prezioso al mondo.