La cultura cresce a Levante

di - 17 Settembre 2017
Presentato lo scorso 13 settembre all’81° Fiera del Levante agli operatori culturali e alle associazioni di categoria, il Piano Strategico della Cultura della Regione Puglia occupa il dibattito culturale pugliese da oltre un anno. Sintetizzato dall’acronimo PIIIL (Prodotto, Identità, Innovazione, Impresa, Lavoro), esso ambisce a sistematizzare la gestione culturale e a rendere disponibile un modello di governance per una crescita economica e sociale del territorio attraverso la cultura. Un piano definito nelle sue linee programmatiche in un rapporto di oltre cento pagine, che, integrandosi con quello per il turismo, ambisce a rendere la gestione della cultura nella regione un progetto ampio e realmente condiviso. Abbiamo intervistato Paolo Ponzio (sopra a sinistra con Aldo Patruno e Giusy Caroppo) vicepresidente del Teatro Pubblico Pugliese nonché coordinatore del Piano, per farcelo raccontare nel dettaglio.
Che cos’è e come è nato il PIIIL?
«Il Piano Strategico per la Cultura della Regione Puglia è nato da una sollecitazione del Presidente della Regione, Michele Emiliano, seguito dall’Assessore alla Cultura e al Turismo, Loredana Capone, e dal Capo Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio, Aldo Patruno. Affiancato a quello per il turismo punta a conferire un’impronta sistemica alle azioni legate alle politiche culturali della Regione. Per la sua nascita abbiamo attuato un percorso partecipativo attraverso più incontri con operatori culturali, agenzie della cultura e fondazioni partecipate della regione. Un’azione partecipativa poi conclusa con un weekend della cultura svoltosi contemporaneamente in tre città pugliesi (Foggia, Bari e Lecce), a cui hanno partecipato oltre 1500 operatori di settore. La definizione del Piano è stata affidata dalla Regione al Teatro Pubblico Pugliese. Quest’ultimo ha poi deciso di affidare a me il coordinamento generale. Mi sono avvalso di quattro esperti, scelti in accordo con la Regione e incaricati con nomina diretta, a ciascuno dei quali è stata affidata un’area del PIIIL: Alessandro Leogrande (scrittore) per Identità, Guido Guerzoni (docente Bocconi) per Impresa e Innovazione, Michele Trimarchi (professore di Economia pubblica all’Università di Bologna) per Lavoro, Francesco Cascino (consulente di arte contemporanea) per Prodotto. Specialisti dei singoli ambiti coadiuvati da giovani professionisti suggeriti dai atenei pugliesi (Bari, Foggia e Lecce) e dal Politecnico di Bari».
Fiera del Levante, Bari

Su quali aspetti il Piano Strategico si pone in continuità con la passata gestione culturale della Regione Puglia e rispetto a quali si presenta come una rottura?
«Direi che è in continuità in tutto. Con il Piano Strategico abbiamo voluto dare continuità sistemica a quello che è stato fatto nel decennio trascorso. Con il PIIIL si è cercato di organizzare, in un sistema culturale ben definito, tutta quella vivacità registrata in passato. Nessuna rottura, quindi, piuttosto si sta facendo tesoro di quello che è stato fatto per andare oltre. Nello specifico si sta cercando di modellizzare alcuni processi, di rendere metodo alcune iniziative e di trasformare in struttura alcune attività. Si tratta di un’ottimizzazione che guarda a tutti i settori della cultura in maniera innovativa e soprattutto imprenditoriale. Puntiamo a fare in modo che la cultura diventi effettivamente una possibilità di sbocco professionale, lavorando anche sull’emersione del lavoro nero, su una fiscalità agevolata per le imprese, sui partenariati pubblico-pubblico e pubblico-privato, sulla programmazione pluriennale delle attività e sulla progettazione di  strumenti di monitoraggio e controllo delle attività. A tale proposito abbiamo creato il Puglia Global Index Impact, format attraverso cui “misurare” il prodotto e l’attività culturale, quest’ultima svolta e analizzata in termini economici, ma anche sociali, antropologici, culturali, politici, comunicativi, questo perché non bisogna mai dimenticare che nelle attività culturali l’impatto economico è importante, ma meno rispetto ad altri tipi di impatti come quello formativo ed educativo».
Quali strategie saranno messe in atto affinché il Piano si trasformi realmente in un progetto collettivo e partecipato?
«Si è pensato di individuare alcune azioni pilota. Alcune sono state già individuate attraverso bandi pluriennali per le attività culturali, lo spettacolo e il patrimonio culturale, e per questo denominate work in progress, altre saranno individuate nel breve periodo. Idea fondamentale è quella di lasciare a tutti la possibilità di implementare queste e altre azioni attraverso una piattaforma online. Puntiamo a tenere sempre aperto alla partecipazione continua dei cittadini il Piano Strategico».
Piazza Duomo, Lecce
La prima parola dell’acronimo PIIIL è “prodotto”. Ma, stando alle linee programmatiche del Piano, cosa si intende per “prodotto culturale” e quali requisiti deve avere per essere ritenuto tale?
«Il prodotto non è soltanto qualcosa di materiale, può essere anche immateriale, è un patrimonio che possediamo e che difficilmente definiamo “prodotto” per un’interpretazione ristretta del termine. Eppure si definisce “prodotto” ciò che ha la dignità di essere guardato e goduto da altri oltre che da chi lo ha realizzato, di essere portato all’esterno e di essere visto, percepito e fruito. Non è nostro compito stabilire ciò che può essere prodotto culturale e ciò che non lo è. La Regione non può essere censoria rispetto alla produzione culturale. Unico e definitivo giudizio su quest’ultima spetta all’utente che può, a seconda dei suoi gusti, manifestare interesse o meno. Alla Regione spetterà il compito di finanziare il progetto e non il prodotto. Se la progettualità finanziata poi riuscirà a produrre o meno un “prodotto” spetterà ai singoli soggetti proponenti. Tutto questo non è prevedibile. Guai se lo fosse! Non possiamo e non dobbiamo prevedere ciò che faranno gli artisti. Il progetto illustra l’idea, poi come questa idea si realizzerà, con quali mezzi e con quali tecniche, spetterà all’artista deciderlo. Un ente pubblico non può commissionare o censurare un’opera piuttosto che un’altra, ma può decidere cosa finanziare sulla base di apposite e trasparenti procedure di selezione».
La cultura in ambito nazionale ed internazionale è considerata un “bene meritorio”, cioè necessario allo sviluppo sociale e morale della collettività a prescindere dalla sua eventuale ricaduta economica. Come l’idea di prodotto culturale del PIIIL si sposa con questa mission della funzione pubblica?
«Siamo ben consci dell’importanza della cultura come possibilità di progresso sociale e morale ma sappiamo anche che la cultura non può del tutto autosostenersi. Dobbiamo cercare di sostenere la cultura non solo attraverso finanziamenti pubblici. Dobbiamo spingere verso una promozione della cultura e una formazione della sponsorizzazione culturale anche soggetti non pubblici, che possano trovare in questa attività un guadagno in termini di visibilità ma anche di marketing. Una cultura che dall’altra parte inizi a pensarsi in termini più imprenditoria di quanto non lo abbia fatto fino ad ora. Questo è un accompagnamento formativo che la Regione intende assumersi in favore dei tanti operatori culturali attivi sul nostro territorio».
Ostuni, Brindisi
Lei è il vicepresidente del Teatro Pubblico Pugliese. Quale sarà il ruolo del TPP nel Piano Strategico della Cultura?
«Qualche mese fa abbiamo chiesto e ottenuto da parte dei nostri soci, più di 60 comuni pugliesi e la stessa Regione, l’allargamento degli obiettivi e quindi anche della mission del TPP che ha cambiato leggermente il proprio nome che è diventato “Consorzio  Regionale per l’Arte e la Cultura – Teatro Pubblico Pugliese”. Abbiamo voluto questo ampliamento su impulso della Regione che pensa al TPP come all’ente che dovrà accompagnare l’evoluzione della politica culturale regionale andandosi ad occupare anche di temi non legati allo spettacolo dal vivo: l’arte, la lettura, le attività legate al patrimonio culturale, la cooperazione internazionale, aspetti di cui il TPP in passato si è occupato in modo estemporaneo e di cui ora invece dovrà occuparsi in maniera sistematica».
Carmelo Cipriani

Nato a Terlizzi nel 1980, è giornalista, critico d’arte e curatore indipendente. Dopo la laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l'Università degli Studi di Lecce, si perfeziona sull'Arte del Novecento all'Università degli Studi di Bari. Già cultore della materia in Museologia presso l’Università degli Studi della Calabria e docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Vibo Valentia, ha condotto studi specialistici e curato mostre per Soprintendenze, istituzioni e musei.  

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