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La Festa delle Luci illumina Bergamo, Capitale della Cultura
Progetti e iniziative
Promossa da A2A nell’ambito delle manifestazioni in calendario per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, e patrocinata dai Comuni di Brescia e Bergamo, Light is Life, la Festa delle Luci A2A illumina alcuni dei siti più suggestivi del centro storico di Bergamo.
Il festival, che ha preso il via a Brescia, prosegue nella città bergamasca fino al 26 febbraio, in un itinerario che da Piazza della Cittadella a Palazzo Moroni, tocca il Museo Donizettiano, il convento di San Francesco, il Chiostro del Carmine, Il Tempietto di Santa Croce, Piazza Vecchia con il suo Palazzo Nuovo, sede della Biblioteca Civica Angelo Mai e la Rocca.
Ci sono racconti che faticano a essere creduti, perché parlano di magia. Come quella curata da Angelo Bonello, light artist di fama mondiale e fondatore di Kitonb Creative Studio, e Pam Toonen, che vanta una preziosa collaborazione con LAC – Light Art Collection, parte della Amsterdam Light Festival Foundation che dal 2012 progetta e realizza festival delle luci in tutto il mondo.
Il racconto di luci di Bergamo inizia con un sogno, che Angelo Bonello porta in Piazza della Cittadella con l’installazione Ballerina accompagna dal sottofondo musicale di un carillon. Ispirato dalla figlia, dal suo desiderio e dalla tenacia, Bonello ha realizzato un’opera che vuole essere simbolo del sogno e dell’impegno necessario per realizzarlo. Le pose, tutte caratteristiche di coreografie note, formano nell’insieme un’intera pièce coreografica.
Qualche passo dopo le ballerine, le Talking Heads di Victor Vicsek cercano di simulare, ognuna con 4000 led, tutte le espressioni facciali dell’essere umano. L’idea, straordinaria e ammonente, è che possano esse comunicare attraverso la luce, senza bisogno di parole. L’opera è accompagna da una creazione musicale composta dalla Direttrice artistico-musicale del festival, Francesca Formisano, affinché possa vivere attraverso tutti i sensi, emozionando. Talking Heads arriva a Bergamo grazie a Light Art Collection e Amsterdam Light Festival Art che annualmente commissiona alcune opere per la propria collezione – esposta in tutto il mondo all’interno di International Light Festivals Organisation, il network che riunisce i più importanti festival di luce. Forse per un caso, che per deformazione un bergamasco non può non notare, le Talking Heads sono poste quasi ad accogliere o a salutare il pubblico, proprio come i Propilei, edifici neoclassici della città bassa, risalenti al 1837, attraverso cui – iconicamente – si entra e si esce dalla città.
Accedendo, accolti da Vicsek, alla Corsarola, nome con cui i bergamaschi familiarmente chiamano via Bartolomeo Colleoni, è possibile scoprire la bellezza estemporanea del Chiostro del Carmine, illumininato da Angelo Bonello con Tessellis, la danza degli animali. L’opera site-specific, è stata pensata da Bonello per trasmettere una sensazione forte, quella che il tempo si stia impossessando del luogo. Muovendo da un immaginifico incontro di un mosaico della Bergomum romana, Tessellis è un quadro contemporaneo in cui il mondo animale, in un crescendo di ritmo e di luci, si riappropria, pacificamente, del Chiostro. Se da un punto di vista tecnico l’opera – composta da 18 tessere di 280×260 cm – è un’animazione pionieristica che riproduce fedelmente nella realtà qualcosa che è stato disegnato digitalmente, dal punto di vista visivo si presenta come una festa, che va coinvolgendo sempre di più, fino a defluire nebulizzandosi.
Si prosegue raggiungendo il Museo Donizzettiano, sfondo privilegiato di un dialogo del tempo attraverso le opere Traffic di Ivan Navarro e The Time Machine di Federica Marangoni. È un tempo ovviamente magico, che proviene dal passato. Navarro usa dei vecchi semafori americani, Marangoni una clessidra antica. Entrambi ci convincono di qualcosa che oggi, in un mondo sempre più veloce, forse dimentichiamo. Il tempo, nelle cromie di luce e sulle note di un lascito Donizzettiano musicato da Formisano, non ha tempo. Il tempo ha una sua vita, ha un suo respiro, un suo ritmo, reso qui volutamente evidente da un asse geografico che lega il Cile a Venezia ed enfatizza l’importanza della contaminazione. Poco distante, nel Tempietto di Santa Croce, ancora Navarro ci regala l’opera Bed. Una nota introduttiva storica: la Chiesa di Santa Croce, fu costruita nella seconda metà dell’XI secolo a cavallo di un acquedotto romano. Richiamando le fattezze di un pozzo, l’opera Bed – che appartiene alla serie degli Infinite Mirrors – dà l’illusione di scendere fino alla fonte originale, creando di fatto un ponte tra passato e futuro ma anche un tracciato, personale, che dal tempo dei tempi raggiunge il nostro presente.
In Piazza Vecchia sulla facciata della Biblioteca Civica Angelo Mai un’opera di 3d mapping proietta un contenuto visuale elaborato dall’intelligenza artificiale a partire dal database digitale della biblioteca stessa. Le immagini flash raccontano una cultura che ha sempre più voglia di interagire con il mondo fisico, anche trasformando la percezione. La parte grafica invece parla la lingua sempre più comune del futuro, riunendo così tutte le generazioni che sono state, che sono e che verranno.
A pochi passi, i Chiostri ex Convento San Francesco ospitano Frame Perspective di Oliver Ratsi e Polaroad di Daniele Davino. Ratsi, nel Chiostro Maggiore, crea un’istallazione audiovisiva che indaga l’evoluzione di infiniti universi possibili e prosegue l’interrogazione sulla realtà attraverso la creazione di spazi esplorativi. Una forma rettangolare si ripete per tutto il perimetro del chiostro, attivando un gioco di luce rossa che, ripetendosi, crea nuove dimensioni e interrompe la continuità delle linee architetturali del luogo. L’effetto è quello di immergersi in un ambiente fluttuante, in cui il confine tra verità, percezione e prospettiva è costantemente rimesso in gioco. Davino invece illumina il Chiostro Minore con cinque fresnel storici: cinque fonti di luce che, azionate, diventano cinque magici cinematografi in miniatura. L’opera, nata dalla collaborazione con il Museo della Fotografia Sestini di Bergamo, attinge al fondo della fotografa Itala Bianzini concretizzandosi in un viaggio poetico tra i ritratti di bambini e persone comuni immortalati negli scatti della maestra elementare bergamasca con la passione per la fotografia. A noi il compito di imamginare le loro storie, continuarle e portarle nel mondo.
Light is Life prosegue con le opere di Federica Marangoni e degli Allievi dell’Accademia di Belle Arti di Bergamo alla Rocca, di Luca Brinchi e Daniele Spanò a Palazzo Moroni e di Kitonb Creative Studio alla Torre dei Venti.
È doveroso fare una premessa di carattere eco-sostenibile, a questo racconto magico. Light is Life è stato pensato come l’occasione per promuovere l’uso consapevole dell’energia e sensibilizzare sul tema della povertà energetica. Il festival è alimentato da fonti rinnovabili e le installazioni sono realizzate secondo criteri di efficienza energetica. Inoltre, una somma equivalente al volume di energia utilizzata per illuminare la manifestazione sarà donata al Banco dell’energia, l’ente filantropico promosso da A2A insieme alle Fondazioni AEM, ASM e LGH.
E per concludere, non posso che ringraziare chi, illuminandola, ha portato un po’ di Bergamo negli occhi emozionati di tutti.