La memoria delle cose: intervista ad Andrea Martinucci

di - 26 Settembre 2022

Nel diario di viaggio che Gianni Celati scrisse accompagnando il fotografo Luigi Ghirri, sul finale dei suoi appunti affermava “ogni fenomeno è in sé sereno. Chiama le cose perché restino con te fino all’ultimo”. Un limpido invito, quello di Celati, che intende porci in una condizione di apertura verso qualsiasi stato d’affezione con il mondo. Proprio con tale atteggiamento mentale, che affida l’attenzione a un tempo creatore e contemplativo, va affrontato il workshop intitolato La memoria delle cose ideato da Andrea Martinucci per IUNO STUDIO, la piattaforma per l’arte contemporanea nel Rione Prati di Roma fondata da Cecilia Canziani e Ilaria Gianni.

Il workshop, che si svolgerà nelle giornate di sabato 1 e domenica 2 ottobre, ha un carattere volutamente intergenerazionale giacché è aperto alle persone dai 20 ai 90 anni, proprio con la finalità di eludere qualsiasi prova di progetto e procedimento precostituito. Un tentativo, in altre parole, di concentrare l’attenzione sul singolo in rapporto alla collettività e agli oggetti, sulla scia della memoria su cui si lascia scorrere l’emersione integrata e contestualizzata del fluire inconscio. Quella che segue è una intervista con l’artista Andrea Martinucci la cui arte è caratterizzata da un escapismo verso scenari inconsci dal soffuso sentore irreale.

IUNO Roma, Residenza di Andrea Martinucci, 2022

Il laboratorio sembra nasca con l’intenzione di creare due narrazioni parallele dal carattere sperimentale, da una parte la memoria e dall’altra gli oggetti che intendono tutti convogliarsi in uno stato di sospensione interpretativa. Come intendi porti con il partecipante in questa narrazione duale?

«Il laboratorio si svilupperà durante la giornata del 1° ottobre e del 2 ottobre ed è pensato per persone dai 20 anni ai 90 anni, con qualsiasi tipo di preparazione e conoscenza nel mondo dell’arte. Questo momento all’interno della mia residenza da IUNO è stato pensato insieme alla curatrice Giulia Gaibisso per mediare e favorire lo scambio intergenerazionale e la trasmissione di esperienze e di memorie. Proprio per questo il ritmo delle due giornate non seguirà un vero e proprio processo duale, ma cercherà di rendere fluidi momenti che esploreranno il soggettivo (memoria) e l’oggettivo (l’uso quotidiano degli oggetti) per allontanarci insieme da tali paradigmi attraverso esercizi e pratiche collettive che ci porteranno a elaborare una narrazione fatta di scambio e fiducia reciproca».

IUNO Roma, Residenza di Andrea Martinucci, 2022. ©Andrea Martinucci

Considerando l’eterogeneità del pubblico a cui è rivolto il laboratorio, che copre una fascia di età dai 20 ani 90 anni, mi pare di capire che tu sia aperto a innumerevoli scenari. Cosa ti aspetti accadrà?

«Attraverso età diverse si andranno a strutturare narrazioni che si nutrono proprio di esperienze eterogenee. Gli oggetti sono elementi attorno a noi carichi di valori sentimentali, come una sorta di testimonianze tanto materiali quanto esistenziali: descrivere e ragionare sui valori loro attribuiti equivale quindi a trascenderne l’uso per recuperarne le componenti emozionali dei partecipanti. A partire dalla selezione di alcuni oggetti, ogni partecipante è invitato a raccontarsi – o inventarsi – toccando gli argomenti con un livello di profondità autonomo. Sicuramente in questi giorni daremo spazio alla dimensione del ricordo e dell’inconscio, costruendo una narrazione svincolata dai metodi di una presentazione canonica».

IUNO Roma, Residenza di Andrea Martinucci, 2022

Il titolo La memoria delle cose intende concentrarsi sull’aspetto oggettuale anziché creativo, ti domando quanto spazio sarà dato all’inventiva. Inoltre, credi che i risultati di questo laboratorio porteranno ulteriore sviluppo alla tua ricerca artistica?

«Gli oggetti che usualmente utilizzo sono degli elementi facilmente reperibili che vanno a comporre il mio quotidiano o che circondano gli ambienti che abito. Nel mio processo artistico, questi diventano una sorta di vettore per andare a trattare temi personali. Delle sorte di metafore per intraprendere i più disparati temi che intendo indagare. Per quanto riguarda la tua domanda credo che ogni esperienza possa contribuire a generare una maggiore consapevolezza del proprio Sè interiore. Mi auguro che anche chi parteciperà potrà esperire di quanto ti sto dicendo. Inoltre, durante l’8 di ottobre dalle 17.00 alle 21.00 (Giornata del Contemporaneo indetta da AMACI) IUNO ospiterà Open Script una mostra intesa come una restituzione al pubblico di quanto elaborato in questo mese di residenza. Per l’occasione, oltre a opere che ho approfondito in questi giorni, saranno mostrati anche gli elaborati di chi ha partecipato durante i due giorni di laboratori».

Andrea Martinucci, Mille e mille volti, 2022. Acrilici e grafite su tela di cotone. 168 x 90 x2 cm. ©Andrea Martinucci

Nella tua pratica artistica punti al raggiungimento dell’essenza delle cose con una particolare attenzione al flusso dell’inconscio. A fronte di tale similarità, gli oggetti, il tempo e il loro rapporto con l’inconscio sono gli elementi cardine del laboratorio. L’intero progetto solleva una domanda, quanto il tema della tua ricerca d’artista influenzerà l’andamento del workshop?

«Le pratiche che saranno usate sono le stesse che utilizzo per relazionarmi con mezzi disparati come quello della pittura, della scrittura e del video. Mi piace essere generoso con le persone attorno a me dando tutti gli strumenti che io possiedo affinché ognuna e ognuno possa tradurli in maniera autonoma attraverso la propria sensibilità e il proprio sguardo».

L’appuntamento con il workshop è per il 1° e il 2 di ottobre negli spazi di IUNO nel quartiere Prati di Roma. Per iscriversi basta inviare una mail a info@iunoiuno.it.

Chi è Andrea Martinucci

Andrea Martinucci (1991, Roma) è un artista visivo che vive e lavora tra Milano e Roma.
Il suo lavoro è stato esposto in istituzioni e spazi sperimentali come Institut Français-Palazzo delle Stelline (Milano, 2016); IIC Los Angeles (Los Angeles, 2022); Mattatoio (Roma, 2016); Palazzo Reale (Milano, 2019); Tang Contemporary Art (Hong Kong, 2020); FuturDome (Milano, 2017); Palazzo delle Esposizioni (Roma, 2012); VUNU Gallery (Kosice, 2020); ZETA Contemporary Art Center (Tirana, 2021); Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce (Genova, 2012); Museo d’Arte e Archeologia della Maremma (Grosseto, 2017); Fondazione Pastificio Cerere (Roma, 2012) e In De Ruimte Space (Gent, 2019).

Nel 2020 è stato tra i vincitori di Cantica21. Italian Contemporary Art Everywhere (MAECI-DGSP/MiC-DGCC), con Turbomondi (Melodia), una video installazione destinata alla collezione pubblica dell’Istituto Centrale per la Grafica, Roma. Ha preso parte a diversi progetti, tra i quali: Tonight we are young-New Italian Art, Triennale (Milano, 2022); Fenomeno Pasquarosa, La Fondazione-Fondazione Nicola Del Roscio (Roma, 2020); MANIFesta-Iniziative di II, MACRO-Museo d’Arte Contemporanea di Roma (Roma, 2021); Rereading the Archive, Fondazione ICA (Milano,  2022) e SPRINT, O’ Space (Milano, 2017).

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