A stuzzicare i
palati dell’artworld è il festival di creazione contemporanea Printemps de
septembre,
rassegna che quest’anno giunge alla ventesima edizione. A capitanare la kermesse, una coppia di
tutto rispetto: Eric Mangion, direttore della nizzarda Villa Arson, e Isabelle
Gaudefroy, che proviene dalla Fondation Cartier di Pargi.
Quest’anno il focus – sintetizzato da un titolo accattivante
quanto basta, Une forme pour toute action – sono
le “nuove arene” della performance. Un tema
che sarà indagato con mostre, Nomadic Nights (e qui si sente distintamente l’apporto di Gaudefroy),
eventi fuori e dentro le mura della città (con appendici importanti a Reims e
Cahors) e programmi educativi.
I nomi? Una schiera, da Spartacus Chetwynd e Martin Kersels al Musée les Abattoirs al reverendo Ethan
Acres allo Spazio Saint-Cyprien.
Per non parlare della fittissima programmazione delle performance “propriamente
dette”.
Per evitare la dispersione, concentriamoci sulla tre-giorni inaugurale.
Si inizia con Le Cahier de Notes di Dora
Garcia, registrazione maniacale attraverso la scrittura di tutto ciò
che avviene nella mente e nella sala in cui sosta il performer (che non è un
professionista, ma chiunque del pubblico decida di impersonare il ruolo, per il
tempo che riterrà opportuno). Evidentemente l’atto stesso in cui è impegnato
influisce sull’ambiente, e di conseguenza su se stessi, in un circolo
virtuoso/vizioso illustrato in primis
dalla fisica moderna. Sempre Dora Garcia propone Proxy/Coma, riflessione forse un poco datata ma pur sempre
inquietante su privacy, successo mediatico, voyeurismo e quant’altro faccia
parte della costellazione semantica che si crea nel momento stesso in cui si
accende una videocamera (per i fan della Garcia, un terzo evento, Le
Messager, si svolge sul sito doragarcia.net, mentre sabato 25 va in scena Quel putain de
merveilleux public).
Passando dal bbb al Musée les Abattoirs, Christophe
Duchatelet invita il pubblico a
contribuire al più lungo videoclip del mondo, installando un Dancebox
dove esprimersi per un minuto, in piena libertà (?); all’Espace Croix-Baragnon
Michael Portnoy interpreta il ruolo di “maestro
delle cerimonie” in Fran Spafa Feda: ancora il pubblico protagonista, a gruppi di quattro, per inventare
un gioco/linguaggio servendosi di un tavolo e degli oggetti che vi sono
deposti.
drawing eseguita da Hendrik Hegray, Shoboshobo, Sumi
Ink Club, Tetsunori Tawaraya
e Dennis Tyfus.
Si giunge così a sabato 25, e
mentre le principali mostre hanno inaugurato o stanno per inaugurare, le
performance continuano. All’Espace Croix-Baragnon è di scena Joris
Lacoste con Le cabinet d’hypnose:
previa prenotazione, un visitatore racconterà il suo vissuto onirico e i filmati
saranno trasmessi nei giorni successivi. In mattinata, sull’Esplanade du
Jardin Raymond VI, Maria Spangaro e Jean Baptiste Bruant orchestrano l’Action-ondulation di
venti persone, mentre fra vie e piazze di Tolosa si può incrociare Philippe, magari travestito da faraone, cercando di capire se
si tratta di Fayçal Baghriche oppure di un artista di strada (ma
in fondo qual è la differenza?). Per una pausa, niente di meglio di uno
spettacolo al Lieu-Commun, magari di magia, pensato dal professionista
dell’illusione Romain Lalire per il
collettivo Kit.
Di performance ve ne sono ovviamente anche nelle tante
gallerie che partecipano al festival. E allora, sempre sabato, si può passare
da Kandler per Virginie La Touze,
oppure attendere domenica 26 per recarsi all’école
des beaux-arts e scambiare i propri libri su qualsivoglia conflitto con equivalenti
cartacei a soggetto arte e letteratura, al fine di costruire la Bibliothèque
de guerre di Jean-Yves Jouannais. Alternative ce ne sono a bizzeffe: assistere all’incontro con Jean-Baptiste
Farkas presso Lieu-Commun e capire
cos’è l’Ikhéa (sic), prendere parte al primo evento del Voltex nell’ambito
del ciclo On n’enchaîne pas les volcans, sbirciare il palazzo che
ospita il locale Goethe-Institut mentre
si svolge l’azione di Jochen Dehn.
Se, giunti alle ore 18, la spossatezza non ha ancora colpito
a fondo il corpo del performer/visitatore, si può far ritorno al Musée les
Abattoirs. Non muoverti! è il titolo
che la Compagnie du Zerep ha dato alle sue “variazioni sulla
relazione artista/modella”. A quel punto,
edotti anche su questo punto, ci si potrà abbandonare al sonno. In vista della
seduta d’ipnosi dei giorni successivi.
L’edizione
2004 del festival tolosano
marco enrico giacomelli
dal 24 settembre
al 17 ottobre 2010
Printemps de
septembre 2010 – Une forme pour toute
action
direzione artistica: Eric Mangion & Isabelle Gaudefroy
Info: www.printempsdeseptembre.com
[exibart]
Re Lear è morto a Mosca, Re Chicchinella, Lo cunto de li cunti: tanti gli spettacoli che hanno spiccato per…
Dai film cult alle ultime uscite del 2024. Una selezione di titoli estremamente vari, accomunati soltanto da case d'asta, vendite,…
Dai costumi e scene per balletto di Yves Saint Laurent, all’evoluzione del colore rosso esplorato attraverso tessuti e documenti storici:…
Sulle note di All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey o di Last Christmas, ma anche dell’intramontabile…
Oggi l’enorme accessibilità dell’arte attraverso il digitale apre interrogativi inediti: guardare un quadro al PC può avere gli stessi effetti…
Cristiano Carotti torna a Venezia con una nuova mostra personale presso Crea Cantieri del Contemporaneo: un progetto installativo e site…