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La residenza per artisti ucraini di Quadriennale Roma chiude con una mostra a Cagliari
Progetti e iniziative
di redazione
Arriva a conclusione il percorso di residenza “Et in Arcadia ego”, progetto promosso e urato dalla Quadriennale di Roma, che ha portato in Italia quattro artisti ucraini, Dariia Chechushkova, Danylo Galkin, Mykola Ridnyi, Sasha Roshen, accompagnati da altri due artisti-collaboratori, Anastasiia Dytso e Kyrylo Karalyus, per avviare un dialogo con la scena artistica italiana. Il primo capitolo del progetto si è svolto al Castello di Santa Severa, nel Lazio, con il coinvolgimento degli artisti italiani Edoardo Aruta e Caterina Morigi. Il 29 dicembre, invece, in occasione della fine della residenza svoltasi presso Sa Manifattura, a Cagliara, saranno visitabili gli studi degli artisti ucraini, ai quali si sono aggiunti Iride Sechi e Giulia Casula, con l’allestimento di una mostra di restituzione. Per strutturare in maniera coerente il percorso e la sua narrazione, sono state coinvolte anche due curatrici ucraine, Valeriia Pliekhotko e Sofia Yukhymova.
«La Quadriennale è orgogliosa di aver realizzato questo progetto insieme a importanti partner quali Fondazione di Sardegna e Regione Lazio su mandato del MiC-Ministero della Cultura, in adempimento alla propria missione della promozione della giovane arte», ha affermato Umberto Croppi, Presidente della Quadriennale di Roma. «Oltre a costituire un significativo messaggio di pace, lo scambio di conoscenza fra gli artisti ucraini e italiani rappresenta un contribuito alla consapevolezza dell’arte come fattore unificante».
Il progetto di residenza rientra infatti nell’ambito di un ampio progetto elaborato su invito del MiC, per offrire sostegno agli artisti ucraini, realizzato anche con il supporto di Regione Lazio e Fondazione di Sardegna all’interno della piattaforma progettuale AR/S – Arte Condivisa in Sardegna, in collaborazione con Sardegna Teatro, Sardegna Ricerche e Fondazione Sardegna Film Commission. «La Fondazione, all’interno della propria missione istituzionale, ha scelto di contribuire a questa importante iniziativa che, attraverso il linguaggio universale dell’arte, ha l’obiettivo di unire i popoli, di favorire la crescita delle libertà delle persone, rifiutando qualsiasi forma di violenza fisica e intellettuale», ha affermato il Presidente della Fondazione di Sardegna, Giacomo Spissu.
Fino al 6 gennaio 2023, dunque, sarà possibile visitare gli spazi di Sa Manifattura, allestiti con le opere di Dariia Chechushkova (Odessa, 1999 – vive e lavora a Odessa), artista concettuale che lavora principalmente con scultura, ricamo e pittura; Danylo Galkin (Dnipro, 1985 – vive e lavora a Uzhhorod) in collaborazione con Kirilo Karalyus (Drohobyc) , 1996 – vive Uzhorod) che lavora principalmente sui media dell’installazione e della scultura, con interessanti esiti anche nella grafica e nella pittura; Mykola Ridnyi (Kharkiv, 1985 – vive e lavora a Kiev), artista e curatore, particolarmente legato ai media del video e della scultura site specific; Sasha Roshen (Kharkiv, 1996 – vive e lavora a Kyiv), pittore e disegnatore and Anastasiia Dytso (Odessa 1998 – vive e lavora a Kiev) fotografa e artista concettuale. Accanto alle loro opere, sarà presentato il lavoro di Giulia Casula (Cagliari, 1977), artista visiva e esperta in didattica dell’arte che vive e lavora in Sardegna, e di Ambra Iride Sechi (Las Plassas, 1992), fotografa e artista visiva la cui ricerca si concentra su temi come la memoria, l’identità e le relazioni sociali. Le opere degli artisti italiani sono state concepite e realizzate nel periodo di residenza e dialogo con gli artisti ucraini.