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20
maggio 2014
La scultura? È viva e lotta insieme a noi
Progetti e iniziative
Dopo essersi occupata di teatro, pittura e performance, la Fondazione Nomas di Roma fa il punto sulla scultura. Che non è “lingua morta”, come diceva Arturo Martini, ma mondo ricco e articolato. Lo hanno dimostrato la prima e la seconda mostra che Nomas ha già realizzato e che vi raccontiamo. In attesa della terza e ultima tappa
«Oggi gli scultori non fanno che tentare qualche variazione su temi ai quali, uno per uno, gli antichi hanno già dato scacco matto». Con questa dichiarazione, il grande artista italiano Arturo Martini – noto soprattutto per la propria attività di scultore – designava la morte di un medium che a suo parere non avrebbe trovato a lungo un proprio posto all’interno del contesto artistico degli anni a venire.
Sulla scia di un percorso cominciato quattro anni fa – A Theatre Cycle (2013); A Painting Cycle (2012); A Film Cycle, (2011); A Performance Cycle, (2010) – con l’intento di indagare approfonditamente i diversi mezzi espressivi prescelti dagli artisti, la Nomas Foundation presenta un nuovo ciclo ricco di appuntamenti.
To continue. Notes towards a Sculpture Cycle è una proposta, è un invito a guardare la realtà con occhi nuovi, è la possibilità di indossare nuove lenti che possano riconsiderare un medium così amato e così dimenticato, come quello della scultura. È un’occasione per sfatare l’Arturo Martini che parlava di una «[…] scultura [che] resta quello che è: lingua morta che non ha volgare, né potrà mai essere parola spontanea fra gli uomini».
«Notes towards a Scupture Cycle nasce dall’idea di sviluppare un progetto che metta insieme opere della collezione Nomas assieme ad altre, che siano in grado di sviluppare una riflessione sul medium scultoreo e sulla sua evoluzione», raccontano le curatrici Cecilia Canziani e Ilaria Gianni. Suddiviso in tre momenti diversi, ognuno caratterizzato da itinerari, studio-visit e conferenze con studiosi al di fuori della sede e organizzati in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Notes towards a Scupture Cycle è un dialogo fra passato e presente (con uno sguardo verso il futuro) nel confronto fra la Nomas Foundation e il tessuto stesso della città di Roma. «Ci piace l’idea che l’artista sia chiamato a guardare la città attraverso i propri occhi, dunque che nella totalità della ricchezza romana ci racconti la propria storia attraverso una personale processo di selezione», continuano le curatrici. «In questo senso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna è un luogo d’eccellenza, perché conserva una collezione che ha segnato l’inizio della storia dell’arte contemporanea e che diventa il luogo d’incontro per ragionare sul nostro contemporaneo», sottolinea Cecilia Canziani.
Per il primo momento del nuovo ciclo di indagine, Materia, la mostra organizzata negli spazi di Nomas ha visto partecipi Giorgio Andreotta Calò, Rossella Biscotti, Chiara Camoni, William Cobbing, Michael Dean, Luisa Gardini, Helena Hladilová, Oliver Laric, Else Leirvik, Nicola Pecoraro, Diego Perrone, Timur Si-Qin, Jesse Wine. In occasione dell’inaugurazione del 26 febbraio è stato proposto un documentario realizzato nel 1959 da critico e storico dell’arte Alberto Martini per la RAI a proposito del grande scultore Medardo Rosso. Dopo l’incontro nello studio d’artista di Luisa Gherdini, in concomitanza con il finissage della mostra il 6 aprile Diego Perrone ha presentato il proprio percorso all’interno delle collezioni della GNAM, sviluppando un confronto fra alcuni dei suoi video più vecchi e la potenza scultorea del primo Novecento. «Riflettendo su Diego abbiamo subito pensato alla sua dimensione scultorea. Basti pensare alla sua opera I pensatori di buchi del 2002: è un insieme di vuoti che presuppone l’essenza stessa e compenetrante del pieno» raccontano Canziani e Gianni riguardo alla scelta dell’artista. Quest’ultimo, dal canto suo, ha scelto di raccontare quattro video all’interno del percorso di mostra D’après Rodin. Scultura italiana del primo Novecento, attualmente visibile alla GNAM.
«Figure come quella di Rodin o di Rosso hanno segnato un punto di svolta nella storia della scultura, un vero e proprio stacco rispetto al passato», spiega Perrone. «Un grande punto di riferimento per me è stato Adolfo Wildt, soprattutto per la grande qualità artigianale del suo lavoro», racconta l’artista. «Nelle sue figure inquietanti, che sono poi la sua cifra stilistica, c’è la ripetizione del gesto del levigare, che è ciò che mi interessa maggiormente». In un percorso fra la creature mostruosa de La mamma di Boccioni in ambulanza (2007) e i bassorilievi di Libero Andreotti; il Totò nudo (2005) che incontra la materia fuggevole di Boccioni e Rosso; la morte privata e lenta del video Vicino a Torino muore un cane vecchio (2003) e lo struggente eccesso d’amore di Angela e Alfonso (2002), Diego Perrone racconta la sua capacità di umanizzare gli effetti speciali tipici del cinema, ridisegnando la realtà secondo il proprio occhio e liberandosi, in qualche modo, della pesante eredità del passato.
La seconda fase del progetto, dal titolo Sguardo, si è inaugurata il 17 aprile, portando l’attenzione sui diversi modi di guardare alla scultura che, inevitabilmente, appartengono alla scultura stessa e alla sua capacità di evolversi ed adattarsi ai tempi. Da una parte un’analisi sul medium della fotografia, dall’altra quello del video. In mostra, tra gli altri: Hannah James, Erin Shirreff , Wolfgang Tillmans.
Gli studio-visit previsti per ora vedono protagonisti Luigi Ontani – che ha fatto dei propri autoritratti nei panni più diversi, quindi della fotografia ad un corpo che si fa a suo modo scultura, la propria identità artistica – e Anna Franceschini – artista legata al video, in particolare al corto, che organizzerà un personale itinerario alla scoperta della città di Roma. Come nel caso della Gardini e Perrone per la sezione Materia, le curatrici hanno scelto due artisti che appartengono a due generazioni diverse, che possano raccontare modelli differenti sviluppati da contaminazioni e momenti storici diversi.
Infine, la terza e ultima fase dal titolo Scala – dal 5 giugno al 25 luglio – vedrà gli artisti misurarsi la proporzione fra il proprio corpo, architettura e spazio circostante. Già previsti fra gli incontri organizzati lo studio-visit di Nunzio al Pastificio Cerere e l’incontro con Italo Zuffi.
La provocazione e la sfida lanciate da Martini, nel suo famoso scritto La scultura lingua morta del 1945, ai propri lettori e all’entourage del panorama artistico a lui contemporaneo sono state raccolte da Nomas. Cercando di dimostrare il contrario.