Lâamore per la scienza risale ai tempi del liceo, quando, appena diciottenne, il giovane Marino si appassionò alle scoperte sullâatomo condotte dal premio nobel Niels Bohr; fu allora che decise di iscriversi alla facoltĂ di chimica, preparando il terreno per una folgorante carriera. Nel gennaio del 1948 diede vita allâAlfa Farmaceutici, azienda attiva nel settore produttivo, distributivo e della ricerca, tramutatasi col tempo in un colosso industriale di rilievo internazionale: oggi lâAlfa Wassermann SpA, societĂ vertice del gruppo con una presenza significativa sul mercato europeo e americano, è una holding a cui fanno capo diverse aziende consociate e collegate. E lâarte, tra i labirintici spazi dei tre headquarter di Bologna, Milano e Alanno, è il dettaglio che fa la differenza: â
Ho un rapporto molto forte con lâarte contemporanea, amo vivere con le opere che acquisto, sia a casa che negli uffici e negli stabilimenti del gruppo Alfa Wassermannâ, ci racconta Golinelli. â
Mi piace condividere coi miei collaboratori la bellezza dellâarte che ho scelto e che amo. Voglio che anche i dipendenti possano vivere in un contesto artistico. Questo fa parte della mia responsabilitĂ come imprenditore, non solo come collezionista, ed è anche lo specchio della mia visione della vita, il cui scopo principale dovrebbe essere lâintegrazione tra differenti aspetti della culturaâ. E quello della contaminazione, non câè che dire, è per lui un vero e proprio credo, una via maestra: â
Negli ultimi quindici anni mi sono appassionato al rapporto inscindibile tra le arti â pittura, scultura, design, musica, letteratura, danza â e la vita contemporanea. Arte e scienza, nello specifico, sono due settori legati da connessioni profonde, entrambi strumenti con cui cercare di comprendere il presenteâ.
Oggi Golinelli possiede circa trecentocinquanta opere, per una gamma amplissima di temi, linguaggi e autori. Ricorrenti, manco a dirlo, gli argomenti in qualche modo connessi al pensiero scientifico. Tra i nomi, vecchi e nuovi:
Anish Kapoor,
Tony Oursler,
Amy Myers,
Jacob Nepras,
Flavio Favelli,
Sissi,
Michael Bevilacqua,
Paolo Bottarelli,
Fabrizio Plessi,
Richard Long,
Thomas Hirschhorn,
Alighiero Boetti,
Jason McLean,
Shane Hope⌠Un accordo stipulato nel 2007 con la Phillips de Pury & Company prevede che ben duecentosessantasei opere della collezione siano vendute allâasta, a scaglioni: unâoperazione coraggiosa, il cui unico obbiettivo â ci spiega Golinelli â è quello di rinnovare il proprio patrimonio, acquistando nuovi pezzi. Nessun timore del distacco, nessuna paura di riscrivere daccapo pagine intere della propria avventura con lâarte: â
Le opere che ho avuto per anni sono ancora nei miei occhi. Me le sono godute, le ho vissute appieno e in qualche modo resteranno con me. A un certo punto ho sentito il bisogno di lasciare il posto ad altre opere, a nuovi incontriâŚâ.
Durante la sua lunga storia di imprenditore, di collezionista e di intellettuale, Marino Golinelli ha messo in fila una serie di partecipazioni istituzionali: membro del comitato della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, vicepresidente della Fondazione Museo della Scienza e della Tecnologia âLeonardo da Vinciâ di Milano, è stato tra gli ideatori della Fondazione âCesare Gnudiâ per il restauro delle sculture allâaperto e ha ricevuto nel 2001 la Laurea honoris causa in Conservazionedei Beni Culturali presso lâUniversitĂ degli Studi di Bologna. Nel 1988 aveva intanto istituito una Fondazione battezzata col suo stesso nome: â
Si tratta di una realtĂ a carattere filantropico di stampo anglosassone, privata e con un proprio patrimonio, nata con scopi ben precisi a sostegno di iniziative concrete per la diffusione della cultura scientifica. Importante lâimpegno per la ricerca nel campo della didattica, finalizzato a offrire strumenti e metodologie di didattica informale allâavanguardia a supporto della formazione dei giovaniâ.
LâART + SCIENCE CENTERGolinelli compirĂ questâanno ottantanove anni. E non ha alcuna intenzione di rallentare la sua corsa. La prossima sfida? Complessa, ardimentosa, forse la piĂš ambiziosa di tutte.Lo scorso ottobre è stato presentato il piano di fattibilitĂ per la realizzazione di un
Art+Science Centre: il primo esempio nazionale ed europeo di un sistema museale di ultima generazione in cui cultura umanistica, scienza e arte si fondono insieme. â
Non solo un Science Centre, e non solo un museoâ, precisa Golinelli. Un sogno coltivato da anni, ma definitosi via via in una forma originale: â
Inizialmente pensavo a un mero museo scientifico, ma oggi i tempi sono cambiati, è cambiata la domanda del pubblico. Non servono musei ma luoghi per lâintegrazione tra scienza e societĂ â. Lâaspetto profondamente innovativo del futuro Science Centre emiliano? Lâarte contemporanea,
ça va sans dire.
O meglio, il dialogo â serrato e costante â tra arte e scienza. Una struttura articolata, dunque, concepita per ospitare mostre interattive, laboratori, spazi di discussione, book-shop, programmi residenziali per artisti, performance e incursioni dâarte, installazioni da toccare ed esplorare, una palestra della scienza dedicata a fisica, matematica e chimica, mostre sui temi di arte e scienza e, ciliegina sulla torta, nientepopodimeno che il piĂš grande planetario dâItalia.
Quello del rapporto col pubblico è un tasto a cui lâimprenditore tiene particolarmente: â
Le arti, in tutte le loro possibili applicazioni, sono uno degli elementi fondamentali per il coinvolgimento dei visitatori. Il Centro si rivolge, da un lato, a docenti e studenti di ogni ordine e grado e a professionisti dei settori cultura e comunicazione; dallâaltro, cercherĂ di proporre alle famiglie e a un pubblico piĂš generico tutta una serie di offerte qualificanti per lâintrattenimento culturaleâ.
Edutainment, didattica, informazione scientifica e arte contemporanea di livello internazionale: una formula che giĂ seduce.
LâArt+Science Centre sorgerĂ su unâarea di circa sei/ottomila metri quadri al coperto, con ampi spazi allâaperto. Due le location, ubicate lungo lâasse viario della strada provinciale Porrettana: lâex Villa Volpe, a Casalecchio di Reno, e lâex insediamento industriale dellâAlfa Wassermann, a Sasso Marconi: per questâultimo polo è in programma il recupero dellâarea dismessa, unâoperazione di archeologia industriale che riqualificherĂ la zona con soluzioni tecnologicamente innovative. â
Lâaspetto ambientale riveste un ruolo chiave nellâintera operazione architettonica e culturaleâ, ci tiene a precisare Golinelli: previste dunque delle piste ciclabili per collegare i due poli â anchâesse destinate a ospitare interventi artistici â e una valorizzazione dellâattiguo parco fluviale.
Ma perchĂŠ proprio la Provincia di Bologna? â
Ă una scelta strategica, non solo per la sua centralitĂ geografica â a cento chilometri si trovano cittĂ importanti come Venezia, Firenze, Piacenza, Rimini, e poi câè la Tav -, ma anche per non sovrapporsi alle realtĂ museali e culturali di grandissima eccellenza giĂ presenti nella cittĂ di Bolognaâ.
Se lâunica struttura italiana accostabile al futuro Science Centre bolognese è La CittĂ della Scienza di Napoli â con cui peraltro la Fondazione Golinelli collabora da anni e che ha anche seguito lo studio di fattibilitĂ del Centro -, sul piano internazionale sono diverse le istituzioni che hanno funzionato da modelli ispiratori: dallâAt-Bristol in Inghilterra allâEureka di Vantaa, in Finlandia, da Technopolis a Mechelen, nelle Fiandre, al Cosmo Caixa di Barcellona. Rispetto alla cugina partenopea, la struttura emiliana presenta però sostanziali differenze e peculiaritĂ . Una su tutte, la forte vocazione artistica: non mancherĂ una vasta collezione dâarte contemporanea, che includerĂ opere realizzate su commissione come pure postazioni interattive concepite dagli artisti stessi. Una â
collezione in movimentoâ, come ama definirla Golinelli. La produzione, insomma, affiancherĂ conservazione, comunicazione e didattica, con un occhio particolarmente attento a innovazione e sperimentazione: ottimo modello per i musei italici, affetti da irriducibili deficit su molti di questi versanti.
Ma quanto costerĂ il grande museo-laboratorio? E chi coprirĂ le spese? â
Si prevede un investimento di circa trenta milioni di euroâ, ci informa lui. Puntualizzando subito che â
il Centro sarĂ in grado di coprire il 50/70% dei costi di gestione: è un dato di estrema importanza se confrontato con quello della maggior parte degli science centre europei, che in fatto di sostenibilitĂ si attestano attorno a un 20-30%â. Sostanziosa sarĂ la partecipazione della Fondazione Marino Golinelli, sia in termini di know-how, che in termini economici, cosĂŹ come si rivelerĂ necessaria â
la cooperazione con le Istituzioni locali, regionali, nazionali, e la collaborazione con riconosciute realtĂ territoriali attive da tempo nella diffusione della cultura scientifica e artistica, prima fra tutte lâUniversitĂ di Bolognaâ.
A unâapposita istituzione, costituita ad hoc e dotata di una veste giuridica adeguata, sarĂ infine affidata la governance di tutta la macchina.
Siamo ancora ai primi step e il percorso per la realizzazione del museo non sarĂ breve. Golinelli è sereno, entusiasta e assolutamente pragmatico: â
Ci vuole il tempo necessario, non è un progetto sempliceâ. Lo sguardo e il pensiero, mentre parla e pensa, sono proiettati in avanti. Il futuro si disegna sul volto di un uomo che nei suoi primi novantâanni ha messo a segno una valanga di successi. E che ne sta giĂ prefigurando molti altri: â
Il mio massimo sogno è quello di poter dimostrare, attraverso la realizzazione dellâArt+Science Centre, che lâArte e la Scienza, in quanto universali, rappresentano un unico linguaggio culturale per lâuomo contemporaneo. In entrambi i casi si può comunicare con persone di tutto il mondo senza bisogno di imparare una lingua nuovaâ. Un programma impegnativo, concepito ancora sotto il segno di Apollo: un piccolo Sole davanti alla scrivania, un altro viaggio allâorizzonte tra bellezza e
ratio. Ricordando, con Lord Shaftesbury, che â
for all beauty is truthâ.
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