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Lamento sul Cristo Velato: la performance di Abel Ferrara a Napoli
Progetti e iniziative
La voce ruvida di Abel Ferrara scorre sui marmi preziosi di Cappella Sansevero, imprimendo, sulle superfici delle statue e degli ornamenti, un’ennesima stratificazione di senso, una velatura affidata però solo all’estensione dell’oralità, leggera, trasparente eppure porosa, come diafano ma incredibilmente concreto, presente, è il velo che copre il corpo morto del Cristo. La mirabile scultura di Giuseppe Sanmartino, realizzata nel 1753 e diventata una delle icone del centro di Napoli, è il fulcro di Laments, poesia scritta da Gabriele Tinti e letta dal celebre regista, in occasione dei 250 anni dalla morte di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, artista e inventore, alchimista e massone, committente e ideatore dell’intricato apparato decorativo e artistico della Cappella di famiglia, finalmente riaperta dopo il lockdown. Presentata alla stampa, la performance sarà quindi trasmessa online per il pubblico, il 18 maggio, in concomitanza della Giornata Internazionale dei Musei, alle ore 12, sul canale Facebook della Cappella Sansevero.
«Questa performance rappresenta un tributo al principe Raimondo di Sangro, che celebriamo attraverso il Cristo Velato, uno dei tasselli più importanti nel complesso progetto iconografico studiato dal principe stesso», ha dichiarato Fabrizio Masucci, direttore della Cappella. Le celebrazioni proseguiranno anche nei prossimi mesi, con un programma di diverse iniziative: in estate ci si sposterà anche a Torremaggiore, città natale del principe di Sangro, per un weekend di eventi organizzato in collaborazione dal Comune di Torremaggiore, dal Museo Cappella Sansevero e dalla casa editrice Alòs.
Lungo anche il percorso di Rovine, progetto portato avanti Gabriele Tinti da diversi anni, che raccoglie una serie di letture dal vivo recitate di fronte alle opere classiche e rinascimentali che le hanno ispirate, in musei e siti culturali quali il Metropolitan di New York, il J. Paul Getty Museum e il LACMA di Los Angeles, il British Museum di Londra, la Gliptoteca di Monaco, il Parco Archeologico del Colosseo, il Museo Nazionale Romano di Roma, i Musei Capitolini, il Museo dell’Ara Pacis, il Museo Archeologico di Napoli, con il coinvolgimento di attori come Marton Csokas, Alessandro Haber, Franco Nero e Kevin Spacey.
Per questa nuova tappa napoletana, a prestare la voce e il corpo è il regista Abel Ferrara, già “tramite” per le poesie ispirate al Galata Suicida del Museo Nazionale Romano e del Cristo alla Colonna di Donato Bramante, la Pinacoteca di Brera. Autore di pellicole di culto, come China Girl e King of New York e il recente Siberia (ce ne parlava lo stesso Ferrara in questa intervista), attualmente impegnato nel progetto di un film su Padre Pio, che sarà girato in Puglia, con Maurizio Braucci, in camicia bianca e pantaloni neri, modulando la voce e le movenze, rievocando anche i suoi ricordi atavici del meridione d’Italia – nato nel Bronx da genitori immigrati italiani originari di Sarno, in provincia di Salerno – Ferrara ha espresso una lettura ecfrastica, in cui il linguaggio è diventato forma. E poi oltre, entrando in contatto con la scultura, facendosene portavoce, sfumando i confini tra le materie e consistenze del marmo, delle onde sonore, della carta stampata, delle ferite del cristo coperte dal velo: «Fa che torneremo un giorno a tossire / i nostri salmi, ad aggrapparci al dolore. / Fa che non ci travolga l’ombra antica / il fiume di muffa, quest’aria di terra. / Fa che le lacrime guariscano i silenzi, / la nostra disperazione, questo momento».